Le modifiche attorno alla par condicio: il confine tra informazione e politica si assottiglia

Fino alle elezioni europee saranno seguite nuove regole sugli interventi di rappresentanti di istituzioni nei programmi televisivi dedicati.

Le modifiche attorno alla par condicio: il confine tra informazione e politica si assottiglia

Gli emendamenti sulla par condicio: i puntini sulle “i” in vista delle elezioni europee

Quando si vuol vincere a prescindere si fa di tutto per tagliare le gambe all’avversario prima ancora che la partita cominci. Così ha fatto oggi la maggioranza in Parlamento: con le elezioni europee alle porte, ha deciso di mettere le mani sulla tv attraverso la commissione bicamerale di vigilanza Rai. Alcune regole sulla par condicio sono state modificate con l’obiettivo di garantire una maggiore obiettività dell’informazione, e di presentare meglio coloro che tenteranno il successo alle elezioni europee e le loro iniziative.

La modifica proposta chiede ai programmi televisivi, che tratteranno delle elezioni europee, di “garantire la più ampia possibilità di espressione, facendo in ogni caso salvo il principio della notiziabilità giornalistica e la necessità di garantire ai cittadini una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative”, includendo anche opinioni e valutazioni politico-elettorali se rilevanti. Inoltre, è stata riformulata la modifica che propone di escludere dal conteggio sulla par condicio gli interventi di rappresentanti delle istituzioni: essi saranno ben accetti, ma “la loro presenza deve essere limitata esclusivamente alla esigenza di assicurare la completezza e l’imparzialità dell’informazione”.

Malgrado l’indignazione generale e le obiezioni dell’opposizione, la par condicio è stata emendata: non ci sarà alcun limite di tempo per interventi e apparizioni nelle trasmissioni televisive dedicate per i candidati (anche se membri del Governo) che hanno deciso di affacciarsi sull’Unione Europea. Nel testo dell’emendamento alla par condicio viene comunque evidenziato che sarà garantito tutto il tempo necessario per gli interventi davanti alle telecamere fintantoché i candidati presenteranno in maniera oggettiva la loro attività istituzionale e le loro iniziative.

Una par condicio così è fragile sin dalle sue fondamenta

Sembra pressoché da sciocchi pensare che un qualunque candidato a una poltrona sia oggettivo durante la sua campagna elettorale: un’iniziativa proposta sarà sempre condita di opinione personale, frasi a effetto, esempi e tanto altro per ben presentare una proposta. Qualunque cosa porti acqua al proprio mulino sarà ben usata, anche a costo di screditare un avversario.

La storia ci fa notare che non siamo davanti a qualcosa di nuovo. Dai sofisti nell’antica Grecia fino all’oratoria della Repubblica di Roma: tantissimi esperti del campo come oratori e avvocati hanno scritto decine di opere su come riscuotere successo davanti a una folla. L’arte della persuasione venne affilata inizialmente solo per vincere nei tribunali, ma i “prodotti” dell’arte della persuasione furono ben presto utilizzati anche in orazioni pubbliche o in discorsi ai soldati. Si faceva di tutto per ottenere l’applauso della folla.

La demagogia legittimata

Insomma, si sta cadendo ancora una volta nella demagogia, ma stavolta anche con la legittimazione! Ora si ha la pretesa che anche chi farebbe di tutto per avere un voto in più sia perfettamente oggettivo e possa persino orientare principi come la notiziabilità.

Per rincarare la dose, la vicepresidente di commissione Boschi voleva escludere i giornalisti e gli opinionisti dalle trasmissioni sull’argomento perché un tale professionista “che partecipa a un dibattito nell’ambito della par condicio rischia avere un effetto analogo a quello di un esponente politico. Spesso sostengono le stesse idee delle forze politiche e possono influenzare l’opinione pubblica e forse lo fanno anche di più degli esponenti politici”. La sua proposta è stata bocciata. 

Insomma, invece di ammettere di essere davanti a un nuovo problema che poggia le proprie basi sull’etica dell’individuo, sembra che si stia giocando a “ce l’hai tu” per non riconoscere che chiunque ha un’opinione su quel che accade ogni giorno, ma quel che cambia è l’influenza che un giudizio può avere a seconda di chi lo pronuncia. 

Forse si sta distogliendo l’attenzione sui punti critici di queste modifiche: non si va forse verso la manipolazione dell’opinione pubblica? Chi garantirà che chi parlerà negli studi televisivi sarà perfettamente oggettivo e non aggiungerà il proprio giudizio? Come può essere assicurata l’imparzialità dell’informazione? Purtroppo nessuna di queste domande può avere una risposta precisa perché le soluzioni risiedono nel buon senso e nella correttezza del singolo, ammesso che si abbiano queste due doti.

 

Andrea Ruzzeddu

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