Papa Francesco si è espresso duramente sulla pena di morte dichiarando che offende la dignità umana e pertanto è da considerarsi inammissibile e disumana.
L’intervento del Pontefice, avvenuto in occasione dell’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione per il 25 anniversario della firma della costituzione apostolica Fidei Depositum da parte di San Giovanni Paolo II, non ha lasciato spazio ad interpretazioni quando il Papa ha dichiarato che: “Si deve affermare con forza che la condanna alla pena di morte è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale”. Per poi aggiungere: “È in sé stessa contraria al Vangelo perché viene deciso volontariamente di sopprimere una vita umana che è sempre sacra agli occhi del Creatore e di cui Dio solo in ultima analisi è vero giudice e garante“.
A corroborare le proprie affermazioni il Papa ha portato ad esempio lo stesso Stato Pontificio, evidenziando come anche quest’ultimo abbia adottato, nel passato, tale, inumana, pratica “trascurando il primato della misericordia sulla giustizia”.
Nel suo discorso il Pontefice ha infatti sostenuto come “a causa della mancanza di maturità sociale che ci ha contraddistinto nei secoli scorsi, il ricorso alla pena di morte, nel passato, apparisse come la logica conseguenza dell’applicazione della giustizia a cui doversi attenere”.
Adesso però il contesto sociale è cambiato e la maturità sociale, intesa anche come maggior consapevolezza dei valori, con particolare riferimento a quello della vita, non deve permettere il ricorso ad una pratica che nel passato lasciava prevalere il concetto della legalità sulla mentalità cristiana. Per questo Papa Francesco ha sottolineato che: “rimanere oggi neutrali dinanzi alle nuove esigenze per la riaffermazione della dignità personale, ci renderebbe più colpevoli”.
Nel concludere il proprio intervento il pontefice ha infine sostenuto: “È necessario ribadire pertanto che, per quanto grave possa essere stato il reato commesso, la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”.
Tali parole evidenziano come il perdono del Signore non si misuri in base al tipo di reato commesso ed il Pontefice lo evidenzia ulteriormente sostenendo che: “neppure l’omicida perde la sua dignità personale (Lettera al Presidente della Commissione Internazionale contro la pena di morte, 20 marzo 2015), perché Dio è un Padre che sempre attende il ritorno del figlio il quale, sapendo di avere sbagliato, chiede perdono e inizia una nuova vita. A nessuno, quindi, può essere tolta non solo la vita, ma la stessa possibilità di un riscatto morale ed esistenziale che torni a favore della comunità”
Turi Ambrogio