Nella catechesi sul comandamento “Non uccidere” tenutasi mercoledì 10 ottobre 2018 in Piazza San Pietro Jorge Mario Bergoglio (in arte Papa Francesco) si espresso duramente sul tema dell’aborto. In particolare il Papa ha attaccato duramente l’aborto terapeutico, affermando che “ogni bambino malato è un dono”.
Esodo, 12-29: Dio uccise il primogenito di ogni famiglia egiziana la cui casa non fosse stata contrassegnata dal sangue di agnello.
Continua la campagna di Papa Francesco contro l’aborto: il capo della Chiesa Cattolica si esprime con fermezza su uno dei tempi più controversi della storia moderna italiana.
E’ un approccio contraddittorio: consente la soppressione della vita umana nel grembo materno. Come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme al suo sbocciare? Non si può, non è giusto fare fuori un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. E’ come affittare un sicario per risolvere un problema.
Il testo letto durante la catechesi è davvero ben costruito: la prosa è efficace e le frasi sono cariche di significato. Peccato solo per una cosa: siamo nel XXI secolo, non nell’alto medioevo.
Pensiamo ad esempio quando si scopre che una vita nascente è portatrice di disabilità, anche grave. I genitori in questi casi drammatici hanno bisogno di vera vicinanza, di vera solidarietà invece spesso ricevono frettolosi consigli di interrompere la gravidanza. Interrompere la gravidanza: un modo di dire per far fuori qualcuno.
Papa Francesco definisce le prescrizioni mediche “frettolosi consigli”, e si fa beffe del famoso detto “Non importa che sia maschio o femmina, l’importante è che nasca sano”.
Ciliegina sulla torta: continuando la catechesi il Papa paragona l’aborto ad altri mali del mondo come guerra e sfruttamento minorile.
Il male del mondo può si può riassumere in questo: il disprezzo di vita. La vita è aggredita da guerre, dallo sfruttamento, dalle speculazioni sul creato e dalla cultura dello scarto. Da tutti i sistemi che sottomettono l’esistenza umana a calcoli di opportunità, mentre uno scandaloso numero di persone vive in condizioni indegne. Questo è disprezzare la vita, è uccidere.
Genesi, capitoli 6 e 7: Malcontento della malvagità dell’uomo, Dio sterminò ogni creatura del pianeta risparmiando soltanto la famiglia di Noè. Uomini, donne e bambini innocenti morirono annegati in una impensabile agonia.
Marco Giglia
Non si capisce lo spirito del suo commento. Sorvoliamo sulla disinvoltura con cui si autonomina biblista affermato, il quale con due o tre citazioni prese qua e là dalla Sacra Scrittura è in grado di ridicolizzare e risolvere i problemi di esegesi del testo più studiato al mondo e dibattuti per quasi due milleni (o sette o più non so quanti se consideriamo anche gli ebrei). Evvabbè, dalla forza che mi viene del mio decimo caffè-dopppio-ristrettissimo (siamo all’1:49 circa), le dico che mi sono applicato e l’unica argomento che ho afferrato dalle sue “noticine” (se vuole, mi consideri anche un po’ ritardato) è che siamo nel XXI secolo. È un ben misero argomento che hanno usato tutti i peggiori dittatori moderni per chiudere la bocca ai dissidenti e poter sterminare milioni di persone. Qui il punto è semplice: chi considera che il concepito sia una persona, con i relativi diritti che competono ad una persona nel suo stato, non può non essere d’accordo con il Papa ed apprezzarne la schiettezza di parola; chi non crede che questo sia sostenibile, può imbastire qualsiasi polemica, ma dimostra solo di non avere una conoscenza scientifica del fatto, anche se ha studiato medicina.