La vicende che legano il clero alla pedofilia sono consolidate. Tanto che, lo stesso Papa Francesco, aveva fatto della lotta contro l’abuso su minori da parte di prelati e non solo, uno dei cardini della sua politica. Dichiarava il Papa:
Non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della Chiesa. Desidero unirmi ai miei fratelli nell’episcopato, perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime, mentre dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta
Ma alle parole non sono seguiti i fatti. Parole vuote, per molti cileni, quelle del Santo Padre.
I casi del Cile
Alcune di questi tristi episodi, che vedono bambini o giovani ragazzi, vittime di pedofilia, sono, infatti accaduti proprio in Cile. Tre i prelati cileni coinvolti nella vicenda che vede come principale imputato padre Karadima. Fernando Karadima in Cile è stato un uomo capace di influenzare le masse e crescere sotto la sua “ala protettiva” intere generazioni di giovani prelati. Per 20 anni è stato parroco del Sacro Cuore di El Basque e con il suo innegabile carisma ha influenzato la vita di molte persone. Si era guadagnato il soprannome di “il Santo”. Questo fino al momento dello scandalo dove si scopre che, dietro la brillante esistenza del vescovo, si nascondeva una realtà squallida, fatta di abusi di potere e violenze. I popolo si infervora e Karadima viene accusato di essere un violentatore seriale. Non un singolo episodio quindi, ma un’esistenza doppia che ha distrutto la vita di moltissime persone.
La prescrizione
Nonostante la furia popolare, di gente e media cileni, il processo a Fernando Karadima non si può fare perché erano stati superati i termini di prescrizione. A nulla sono valse le disperate testimonianze delle vittime che pur essendo ritenute dal tribunale veritiere non sono servite a nulla. Oggi l’uomo ha 86 anni. Non può più svolgere le sue funzioni pubblicamente. La Congregazione per la Dottrina della Fede, infatti, dopo i gravissimi fatti, gli ha imposto di fare “una vita di preghiera e ritirata”. Tutto qui.
Omertà
Come spesso accade in casi di pedofilia, specie se legati al clero, si è eretto un muro di omertà. Il vescovo cileno Juan Barros Madrid, l’arcivescovo di Santiago del Cile Ricardo Ezzati e Francisco Javier Errazuriz, sono stati tutti, tra il 2014 e il 2015, promossi. Nonostante fossero al corrente di quanto accadeva e abbiano insabbiato i fatti, rendendosi a tutti gli effetti comprotagonisti della storia di Fernando Karadima, hanno addirittura fatto carriera. Oltre agli abusi, nell’inchiesta sono state anche evidenziate delle specie di tangenti, date ad alcuni ragazzi per non farli parlare.
Il Popolo non ci sta
Ma gran parte del popolo cileno è stanco di non vedere corrispondenza tra parole e fatti ed ha dimostrato il suo dissenso fischiando Papa Francesco. E non si è trattato di un gruppo ristretto di persone ma di una vera e propria protesta. Una visita difficile, quindi, quella del Santo Padre, in un paese dove la fede cattolica è sempre rispettata. Alcuni vandali hanno anche preso d’assolato delle chiese e dato fuoco ad altre. Ma non è tutto. Ciò che ha fatto perdere la testa ai cattolici cileni è che nel 2015 il Papa ha nominato vescovo di Osorno un ex “allievo” di Karadima, monsignor Juan Barros Madrid. Il Monsignore è stato a fianco del prete pedofilo per oltre venticinque anni. Secondo il racconto delle vittime era al corrente delle condotte pedofile e violente di Karadima e le avrebbe coperte fino alla fine. Dimenticavo: Barros è lo stesso vescovo che officiò i funerali del dittatore e criminale Pinochet.
Marta Migliardi