Nata principalmente nei paesi cattolici perché il 19 marzo è San Giuseppe, simbolo della figura paterna in quanto padre di Gesù, si festeggia anche in altri paesi con diversi significati e date.
In tutto il mondo si festeggia il papà
Diverse le motivazioni della nascita di questa festa. Nei paesi anglosassoni il “Father’s day” risale ai primi del novecento e pare sia nato in America (e ti pareva!), in seguito all’iniziativa di una ragazza che volle festeggiare il padre il 19 giugno, così come si faceva con la mamma. Tralasciamo l’eterna disputa su come chiamarlo, se papà o toscanamente babbo, come fanno anche in Spagna e Portogallo; non è importante il nome ma il significato di essere padre oggi.
Il ruolo del padre è cambiato
Il padre moderno è distante anni luce dalla tipica icona del genitore rappresentato nei romanzi d’appendice come un personaggio burbero e distaccato, duro e responsabilizzante perché deve insegnare ai figli le asprezze della vita, lasciando l’aspetto affettivo e sentimentale alla madre.
Il segnale del cambiamento della figura paterna si trova in un celebre film degli anni ottanta, “Kramer contro Kramer”. Il protagonista è un padre in carriera lasciato dalla moglie che si fa carico del bambino di sei anni. Scoprendo gioie e dolori della paternità, si renderà conto di non poterne più fare a meno.
E’ questo, con le dovute eccezioni, il padre moderno. Presente, affettuoso, spesso in prima linea al posto della madre, perché lavorano entrambi e chi ha maggiore libertà dedica il proprio tempo ai figli. Un papà tutto sommato fragile: da questo punto di vista i padri moderni affrontano un cambiamento piuttosto repentino del loro ruolo, non forgiato negli anni come per la mamma, estenuati per la nuova posizione che devono affrontare.
“Più protettivi e disposti al sacrificio nei confronti dei propri pargoli, impiegano molto tempo ed energie per garantire alla propria famiglia la propria presenza e il benessere; ma il tutto può arrivare a stremarli. Colpa dello stress”
afferma la psicoterapeuta Paola Vinciguerra in occasione della festa del 19 marzo.
Un papà stressato può far danni
Una ricerca della Michigan State University dice che le conseguenze di un papà stressato si fanno sentire anche sullo sviluppo cognitivo e del linguaggio dei propri figli, soprattutto se molto piccoli. L’angoscia costante e lo stato di costrizione si ripercuotono negativamente sul loro comportamento, condizione che pesa non solo sul proprio benessere ma anche su quello altrui.
Quindi, papà del mondo unitevi? Nessuna rivoluzione, solo cercare di adeguarsi ai tempi, perché essere genitori, entrambi, è meraviglioso.
Ciò che suggerisce la dottoressa Vinciguerra è di non strafare ma saper distribuire il tempo secondo le priorità, ritagliandosi dei momenti di coppia senza sentirsi in colpa se i figli restano coi nonni o altre figure. Ma soprattutto, se il disagio diventa importante, non avere paura di parlarne.
Buona festa del papà.
Alessandro Desogus