Le autorità cinesi hanno annunciato che i panda giganti sono stati ufficialmente rimossi dalla lista della specie a rischio di estinzione. Secondo quanto affermato da Cui Shunong, dirigente del ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente della Repubblica Cinese, il numero di questi animali in natura è aumentato in maniera significativa negli ultimi anni, il che dimostra come le condizioni di vita della specie siano notevolmente migliorate, soprattutto grazie agli sforzi per la conservazione del suo habitat naturale. Rispetto al 2013, infatti, il numero di esemplari di panda gigante risulta cresciuto di 268 unità, arrivando a 1.864 (+17%).
Già nel 2016 l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) aveva rimosso la specie dall’elenco di quelle a rischio di estinzione, ma la decisone non era stata finalizzata dalle autorità cinesi per timore che abbassare la guardia troppo presto potesse significare mettere nuovamente in pericolo la specie e ridurre gli sforzi per la sua salvaguardia. Negli ultimi anni, tuttavia, il contesto cinese ha visto netti miglioramenti nel campo della protezione e della ripopolazione degli habitat naturali e degli ecosistemi più fragili, con la diffusione di riserve e parchi naturali ampi e controllati per la tutela delle specie più a rischio di estinzione, come le antilopi tibetane e il cervo milu, e anche di specie rare e minacciate, come elefanti asiatici, ibis crestati e tigri siberiane.
Il panda come simbolo delle lotte ambientaliste
Nel corso degli anni il panda gigante è divenuto l’animale simbolo per eccellenza delle lotte ambientaliste e animaliste dal momento che la costante invasione e distruzione suo habitat naturale da parte dell’uomo ha messo a rischio la sopravvivenza dell’intera specie. La riduzione delle foreste adatte ad ospitare il panda o, meglio, il disboscamento selvaggio operato dall’uomo a fini economici, ha provocato una drammatica scarsità di germogli di bambù di cui gli animali si nutrono fino a 38 kg al giorno, costringendoli a spostarsi continuamente in circa di cibo e ad esporsi a pericoli e bracconaggio. Un tempo il panda viveva in tutto il sud e l’est della Cina, oltre che nei vicini Myanmar e Vietnam settentrionale, ma l’espansione e lo sviluppo della popolazione umana lo hanno confinato nelle fitte foreste di bambù e di conifere dei rilievi montuosi della Cina Sud Occidentale, nelle provincia di Sichuan.
Se il panda gigante è divenuto un simbolo di sensibilizzazione per la salvaguardia degli ecosistemi lo si deve soprattutto al WWF (World Wildlife Fund), una tra le più importanti organizzazioni internazionali non governativa di protezione ambientale. Fondata nel 1961 da un pubblicitario, un professore, un avvocato, un pittore e un ornitologo il World Wildlife Fund, il cui scopo principale è quello di difendere la natura e, in particolare, le specie e gli ecosistemi a rischio, ha voluto scegliere il panda come simbolo dell’organizzazione, realizzando un logo semplice e potente, “nero su bianco come un progetto”, che potesse arrivare ovunque e diffondere il messaggio. Sono passati più di cinquant’anni dalla fondazione del WWF, ma la lotta contro la deriva ambientale, nonostante alcuni risultati importanti come la rimozione dei panda dalla lista delle specie a rischio di estinzione, appare oggi più che mai necessaria.
Non solo panda: la lista rossa dell’Iucn
Gli ultimi dati rilasciati dall’Unione internazionale per la conservazione della natura segnalano come il numero di specie animali a rischio di estinzione stia crescendo sempre più. Tra le specie minacciate valutate dall’UICN, una su tre risulta a rischio estinzione: il tasso è tanto elevato che alcune previsioni segnalano che entro il 2100 potremmo ritrovarci a perdere la metà delle specie animali del mondo. Tali dati emergono dalla così detta red list, il cui aggiornamento è tra le attività più influenti condotte dalla Species Survival Commission della IUCN. Attiva da 50 anni, la Lista Rossa IUCN è il più completo inventario del rischio di estinzione delle specie a livello globale, il cui criterio di valutazione è basato su un sistema di categorie e criteri quantitativi e scientificamente rigorosi applicabili a tutte le specie viventi a eccezione dei microorganismi, e rappresenta lo standard mondiale per la valutazione del rischio di estinzione.
Gli obiettivi dell’aggiornamento costante della Lista Rossa e della sua diffusione capillare sono: la creazione di una rete di esperti per la valutazione del rischio di estinzione delle specie di vertebrati; la valutazione del rischio di estinzione per tutte le specie di vertebrati terrestri e un gruppo di vertebrati marini; l’identificazione delle principali minacce antropiche ai vertebrati valutati e delle azioni di conservazione necessarie per contrastarle; l’identificazione delle specie e degli ambienti a maggior rischio; la creazione di una base di riferimento utile a valutare la tendenza dello stato di conservazione della biodiversità, confrontando negli anni a venire il rischio di estinzione delle specie con quello del 2013.
Nell’ultimo anno e mezzo l’interno mondo ha avuto modo di vivere sulla propria pelle quali possano essere le drammatiche conseguenze delle zoonosi, ovvero delle malattie infettive che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo. Il fattore di rischio maggiore, che sta alla base dell’incremento e della diffusione delle zoonosi, è l’aumentato contatto tra esseri umani e forme di vita selvatiche dovuto all’invasione massiccia da parte degli uomini degli habitat naturali di queste specie. Occupazione e sfruttamento forzato di determinati territori, dunque, non sono solamente la causa primaria dell’incremento delle specie a rischio di estinzione ma sono anche tra le cause principali dello scoppio della pandemia mondiale da covid-19. Sia in un caso che nell’altro, anche i cambiamenti climatici e l’inquinamento atmosferico giocano un ruolo centrale, dal momento che provocano grossi danni agli ecosistemi più fragili e, al contempo, indeboliscono le forme di vita rendendole più vulnerabili. Se non si metterà in moto al più presto una radicale inversione di tendenza, tanto le specie in via di estinzione quanto la diffusione di zoonosi sono destinate ad aumentare sempre più.