Domenica 22 novembre, a Roma, hanno inaugurato le panchine arcobaleno. Un gesto simbolico per dire basta a ogni forma di discriminazione basata sulla propria identità sessuale. Subito dopo sono arrivate le prime polemiche e le minacce di dipingere le panchine di nero, o con il tricolore. Le minacce sono diventate realtà, e le panchine arcobaleno vandalizzate: quel tricolore ci rappresenta davvero?
Com’è nata l’idea di queste panchine arcobaleno?
Domenica 22 novembre l’Amministrazione municipale Piazza Gimma si è tinta d’arcobaleno, contro le discriminazioni e i reati di omotransfobia. Per affermare che il diritto a vivere liberamente la propria identità sessuale è un valore universale.
Su iniziativa del Consiglio del II Municipio – che ha approvato una mozione presentata dai consiglieri Gianluca Bogino, Caterina Boca e Fabio Cortese – i Giovani Democratici hanno dipinto le sedute della piazzetta davanti al mercato con i colori dell’arcobaleno, “simbolo di armonia, amore e rispetto delle diversità tutte”. Alla manifestazione hanno partecipato numerosi cittadini, giovani e associazioni tra cui ARCIGay Roma.
Questi giovani hanno trasformato la piazza nel cuore di viale Libia (un viale che porta anche un nome scomodo a proposito di diritti, tra l’altro) in un presidio simbolico di libertà e diritti. Così, le 8 panchine della piazzetta davanti al mercato hanno assunto i sei colori dell’arcobaleno: rosso, arancione, giallo, verde, blu, violetto.
“Con questo piccolo gesto abbiamo voluto fare la nostra parte, lanciando una nuova idea di spazio pubblico che si rigenera e che vuole far sentire tutte quelle persone discriminate meno sole. Oggi Piazza Gimma è più accogliente, aperta e libera, e trasmette a cittadini e passati i valori sui quali pensiamo vada costruita la nostra comunità. Perché dobbiamo vivere senza paura di essere chi siamo. Dobbiamo lottare, per il diritto di essere chi siamo”,
hanno commentato i GD del Secondo Municipio.
Panchine arcobaleno vandalizzate: una carnevalata, no?
È però durata pochi giorni la nuova versione delle panchine arcobaleno. Il centro destra si è dimostrato da subito critico nei confronti della proposta, che ha definito “una carnevalata”. E una rappresaglia non si è fatta attendere molto… È accaduto nella notte tra 26 e il 27 novembre: panchine arcobaleno vandalizzate.
Adesso sono tricolore: siamo sicuri che questa bandiera ci rappresenti davvero?
Lorenzo Sciarretta, Presidente del Consiglio dei Giovani del II Municipio, commenta così:
“Un gesto violento e omofobo che vuole intimidire e mettere in discussione il diritto delle ragazze e dei ragazzi del nostro Municipio di vivere il proprio quartiere senza paura, indipendentemente da chi sono e da chi amano. Questi gesti vanno condannati e va promossa un’idea di comunità territoriale diversa, anche partendo da campagne di sensibilizzazione nelle scuole. Adesso, dopo quest’atto di violenza, dobbiamo far sentire che c’è una comunità che vede nelle differenze un’opportunità.”
Le proteste: non si tratta soltanto di Roma, ma dell’Italia intera
Domenica 6 dicembre in Piazza Gimma ci sarà un Presidio aperto a tutti, per i diritti di tutti.
“Nelle nostre piazze, le panchine accolgono di giorno e di notte persone diverse con storie e vite diverse senza domandare chi siano e cosa pensino. Anche alla luce di questo atto non solo vandalico ma d’odio. Dovremmo essere un po’ tutti come le panchine: accogliere, senza porre e porsi domande, liberi dai pregiudizi,”
conclude Sciarretta.
Infatti, non si tratta soltanto di Roma e non riguarda soltanto una piazza o delle semplici panchine. Ma l’Italia intera. Una nazione che si riconosce nel tricolore, quel verde, bianco e rosso con il quale gli “eroi” mascherati di questo spregevole gesto, hanno voluto cancellare i sei colori della bandiera della comunità LGBT+.
Quale potrebbe essere la risposta a queste azioni? Solo una: panchine arcobaleno ovunque. E completa collaborazione delle amministrazioni pubbliche, che dovrebbero rappresentare la cittadinanza tutta, senza differenze di colori, di credo religioso, di appartenenza politica, di orientamento sessuale o di identità di genere.
It always seems impossible until it’s done – N. Mandela
Giulia Chiapperini