Pan Yuliang tra le più celebri figure artistiche in Cina, ebbe una vita dolorosa segnata dai soprusi che seppe trasformare in arte potente per rinascere.
Questa storia ha un inizio triste. Comincia con una piccola Chen Xiuqing, nome di nascita dell’artista, che perde i genitori a soli otto anni e va vivere con gli zii. Per questa famiglia nella provincia di Jiangsu, sulla costa orientale della Cina, la bambina è fin da subito un enorme peso. Ben presto però, si trova una posizione in casa anche per lei, quella di serva. Una situazione solamente temporanea, perché cinque anni dopo, al compimento dei suoi 13 anni, la futura Pan Yuliang viene venduta dallo zio ad un bordello di Shangai. Un’attività certamente in crescita agli albori del Novecento, con l’apertura del porto della città ai traffici occidentali. Nonostante ciò, sono gli uomini cinesi della buona società, i principali frequentatori del bordello in cui la giovane sembra essere ormai intrappolata per sempre. Inaspettatamente, sarà proprio uno di loro che le aprirà una via verso la sua salvezza.
Una nuova vita
Pan Zanhua è un funzionario doganale di buona famiglia e sposato. Fin dal primo incontro con la giovane Cheng rimane ammaliato dalla sua bellezza, tanto da ritornare da lei numerose volte e innamorarsene. Nasce tra i due un amore bruciante e assoluto. L’ufficiale decide non solo di riscattare il prezzo della ragazza, ma anche di sposarla dopo aver lasciato la prima moglie. È una rinascita, segnata dalla rinuncia di quel nome che le aveva portato tanta sventura, scegliendo quello di Pan Zhang Yuliang in onore del suo amato e salvatore.
La dedizione all’arte
Finalmente può godersi una vita normale, che sceglie di dedicare allo studio del disegno a partire dal 1920, grazie all’incontro fortuito con Liu Haisu, pioniere dell’arte moderna cinese. Egli comprende la passione e il potenziale di Pan, che diventerà la sua prima allieva donna alla Scuola di Belle Arti di Shangai. Impara così le tecniche degli impressionisti occidentali, la tecnica en plen air, ma il suo essere donna le impone dei limiti. Secondo le regoli sociali del tempo, le è proibito ritrarre i nudi.
Pan non si lascia limitare dalle imposizioni sociali. Per esercitarsi nella rappresentazione anatomica disegna nei bagni pubblici. La scoperta del corpo umano diventa per lei un ossessione, nonché oggetto principale della sua produzione. È evidente fin da subito che i suoi nudi sono diversi dagli altri. Mostrano la sensibilità di chi attraverso il corpo è stata considerata oggetto, strumento senz’anima.
All’apice della sua produzione intraprende un viaggio in Europa, dove andrà a studiare prima a Parigi e poi a Roma, per tornare trionfante a Shangai come prima insegnate d’arte di sesso femminile. Tuttavia assieme al successo arriva anche lo scandalo. La sua mostra presenta troppi nudi e la critica comincia a mordere e scavare nel suo passato.
Il 1935 segna infatti un punto di rottura con il paese natio. Una sua opera viene strappata e sulla tela lacerata viene scritto “questa è la canzone di una puttana per un putaniere”. Inoltre il governo nazionalista al potere decide di chiudere la scuola d’arte, poiché troppo avanguardista . Insieme al declino professionale, avviene la rottura con il marito per il mancato concepimento di un erede.
Il ritorno in Europa
Pan decide di tornare a Parigi dove la difficoltà di vivere sola con la propria arte, la isola dal resto del mondo e la condanna a una vita di povertà. Nonostante il desiderio di fare ritorno in patria, morirà nel 1977 in Francia.
Una vita intensa arrivata fino a noi attraverso quattromila opere. Oggi Pan Yuliang è una delle artiste cinesi più celebri, tanto che le è stato dedicato il film cinese Hua Hun nel 1995, ed è protagonista del romanzo “La pittrice di Shangai” dell’autrice statunitense Jennifer Epstein.
Anna Barale