Oggi, 14 luglio, termina la festa di “SanFermin“, o, per meglio dire, la festa dei tori, che ha preso il via il 6 luglio nella cittadina di Pamplona, nel nordest della Spagna. Un evento che, con gli anni, ha assunto sempre maggior rilevanza, anche a livello mondiale. Tale impatto mediatico è dovuto alla “fiesta” che, 24 ore su 24, per nove intensi giorni, imperversa nella cittadina. Ma la nota realmente distintiva è l’“encierro”, ovvero la corsa durante la quale i tori si trasformano in protagonisti, quasi assoluti.
Infatti alle otto di ogni mattina, dopo il confino della notte precedente, i tori vengono lasciati liberi di correre, lungo un percorso di circa ottocento metri, per le vie della città e fino al punto d’arrivo, la nota Plaza de Toros. Ma ciò che dà realmente sale alla corsa, consacrando Pamplona agli onori della stampa mondiale, come accennato, è il fatto che i tori non sono i soli protagonisti. Infatti la loro “esibizione” si arricchisce della presenza degli stessi pamplonesi e di chiunque, armato di coraggio, venga, sia dal resto della Spagna che del mondo, pronto a vivere tale “ebrezza”. Tutto ciò dà vita ad uno spettacolo la cui descrizione lasciamo alla libera interpretazione delle emozioni di ognuno.
L’origine di tale evento, risale al periodo medioevale, in occasione delle fiere commerciali che mercanti ed allevatori organizzavano. Momento durante il quale c’era spazio anche per feste e corride. Anche la presenza dei tori ha una connotazione storica. Infatti i pastori, incaricati di portarli dalle praterie fino alla Plaza Mayor (antecedente l’attuale Plaza de Toros), una volta trascorsa la notte accampati alle porte della città, entravano all’alba accompagnati dalla gente che li aiutava a rinchiudere i tori nei recinti.
La notorietà della festa si deve anche al famoso scrittore statunitense Ernest Hemingway con il suo libro “Fiesta”.
Anche quest’anno non sono mancati gli animalisti di AnimaNaturalis, giunti in piazza con magliette reclamanti un “San Fermin senza sangue”. Hanno poi inscenato la protesta contro la tauromachia con i loro corpi seminudi macchiati da schizzi di vernice rossa e messaggi di sensibilizzazione. La lotta contro l’abolizione della corrida ed altre forme di maltrattamento animale, denuncia la loro portavoce in Spagna, Aida Gascón, è un tema il cui “dibattito sociale è superato in quanto la maggioranza sociale li rifiuta”. Aggiunge poi “come sia possibile che si continui a permetterli ed a sovvenzionarli con denaro pubblico”. Termina, infine, dichiarando che AnimaNaturalis “si rende conto che la corsa dei tori ha una lunga tradizione e che merita un dibattito più meditato”.
Tutto ciò premesso, c’è un altro aspetto della “fiesta”, che, in questi ultimi anni, ha cominciato ad emergere in maniera inquietante, degenerando in atti violenti.
L’anno scorso, infatti, molte furono le denunce per abusi sessuali, che il codice penale spagnolo definisce palpeggiamenti per distinguerli dalle aggressioni vere e proprie. Uno di questi però, particolarmente violento, si convertì in una vera e propria violenza sessuale da parte del “branco” ai danni di una diciottenne. Oggi la giustizia chiede 22 anni di carcere per ognuno degli aggressori. Altro episodio, ancora più grave, risale al 2008, quando una donna fu uccisa per essersi rifiutata di mantenere relazioni sessuali con il suo aggressore.
Per cui, quest’anno, San Fermin si connota per dare assoluta priorità al tema in questione. La sicurezza in generale e quella del genere femminile in particolare, dunque, al centro dei nove lunghi giorni di festa, dove l’adozione di misure organizzative ancor più ferree hanno visto lo spiegamento di ben 3.500 agenti della Polizia Nazionale.
I risultati? Varie denununce per abusi sessuali ed un’aggressione sessuale “con palpeggiamenti, intimidazione e violenza”. I presunti responsabili sono stati detenuti. La nota positiva è che la campagna di sensibilizzazione ha incoraggiato le donne a denunciare i reati subiti, rendendo più effettivo sia il messaggio che vuole “Pamplona libera da aggressioni sessiste” sia il lavoro delle forze dell’ordine.
I tori, senza voler fare le solite digressioni morali, quest’anno, ancora una volta, hanno svolto il loro ruolo mentre gli uomini sembrano essersi dimenticati del proprio. È triste che un evento nel mirino della stampa mondiale debba, ancora una volta, ricordarcelo.
La festa, delle cui connotazioni storiche abbiamo detto e della cui ormai annosa discussione circa il maltrattamento dei tori gli animalisti ci hanno ricordato, non può né deve conquistarsi gli onori della cronaca per i reati sessuali contro il genere femminile. Deve anzi continuare, come il lancio del “chupinazo” proclama sin dall’inizio, a mantenere vive le tradizioni storico-culturali di una regione della Spagna le cui note positive meritano di essere conosciute in tutto il mondo.
Turi Ambrogio