La transizione verso fonti di energie rinnovabili è uno degli aspetti principali da cui dipendono le chance di sopravvivenza del nostro pianeta. Il settore dell’eolico offshore rappresenta, in questo contesto, una delle fonti rinnovabili di riferimento. Se fino ad oggi restava tuttavia pressoché incerto il suo impatto sugli ecosistemi marini, un recente studio dell’Università olandese di Leiden ha dimostrato che le pale eoliche offshore costituiscono un ambiente ideale per gli organismi del fondale marino.
Gli organismi bentonici preferiscono i parchi eolici ai fondali marini del Mare del Nord
L’Agenzia per la protezione dell’ambiente olandese prevede che, entro il 2050, i parchi eolici offshore del Mare del Nord produrranno 1/4 dell’energia eolica dell’Olanda. Considerata l’importanza di questo settore per il futuro energetico del paese, sono state condotte sempre più ricerche sulle conseguenze di una sua espansione sulla biodiversità.
Il mese scorso, i ricercatori dell’Università di Leiden hanno pubblicato, sul giornale Environmental Science & Technology, lo studio “Energia eolica offshore e biodiversità marina nel Mare del Nord: valutazione dell’impatto del ciclo vitale per le comunità di organismi bentonici”. Si tratta della prima analisi dell’impatto a lungo termine degli impianti eolici sulla vita marina.
I risultati lasciano spazio all’ottimismo. Infatti, il benthos, cioè l’insieme degli organismi marini che vivono a stretto contatto con il fondale, risulta particolarmente prospero nei pressi delle pale eoliche. Chen Li, ecologista e capo ricercatrice dello studio, ha utilizzato per la ricerca dati di campioni provenienti da sei parchi eolici in Danimarca, Belgio, Germania e Olanda, raccolti per oltre undici anni. Questi le hanno permesso di constatare, come lei stessa ha affermato nel comunicato stampa pubblicato dall’Università, che la densità di animali per metro quadrato è maggiore presso le basi delle pale che sul fondale del Mare del Nord.
Perché le pale eoliche offshore favoriscono la biodiversità marina?
Secondo lo studio olandese, le fondamenta delle turbine eoliche rappresentano un habitat ideale per diversi organismi. Molluschi e specie bentoniche solitamente assenti in queste aree vengono attratte dal substrato duro fornito dalle pale eoliche. Infatti, al fine di evitare l’erosione, spesso vengono posti cumoli di rocce attorno alla loro base. Oltre che costituire un ottimo rifugio per gli organismi bentonici, queste nuove formazioni rocciose costituiscono un terreno particolarmente fertile per la crescita di piante marine.
Un altro elemento che contribuisce all’impatto positivo dei parchi eolici sulla biodiversità marina è il divieto di pesca vigente in queste aree. Ad oggi la pesca intensiva rappresenta una delle minacce principali per gli ambienti marini ed oceanici. La sua assenza permette di non impoverire certe popolazioni marine e, di conseguenza, di non alterare gli equilibri del fondale.
Impatto positivo sulla biodiversità marina non significa tuttavia “impatto zero”
Stando a quanto detto finora, l’energia eolica offshore sembrerebbe fornire un duplice vantaggio. In primis, l’eolico rappresenta una delle risorse rinnovabili più pulite: sfrutta una forza naturale inesauribile e, inoltre, in mare aperto il vento soffia più velocemente che sulla costa. In secondo luogo, ha un effetto positivo sull’ecosistema marino.
Tuttavia, non esiste un’esatta corrispondenza fra impatto sul clima e sulla biodiversità. Energia sostenibile non è sinonimo di “impatto zero” in quanto ogni attività umana ha, volente o nolente, delle conseguenze sull’ambiente. Lo studio dell’Università di Leiden lo mette bene in evidenza. Nonostante i preziosi vantaggi per il benthos, vi sono innegabili danni che le turbine eoliche possono arrecare per alcune specie della fauna marina. Allo stesso tempo, viene chiarito come sia possibile arginare, con misure opportune, i rischi che questa forma di energia costituisce per alcune creature marine.
Ridurre gli effetti negativi delle pale eoliche offshore è possibile
L’impatto delle turbine eoliche per alcune specie di uccelli e mammiferi non è positivo come per la vita sott’acqua. Alcuni uccelli marini si tengono infatti ben lontani dalle turbine, che rappresentano per loro un rischio. Ciò comporta per loro la perdita di importanti terreni di svernamento e alimentazione. Inoltre, gli impianti offshore del Mare del Nord risultano particolarmente dannosi per il pipistrello Nathusius. Ogni anno questa specie attraversa tali impianti durante la sua migrazione, venendo danneggiata dal calo nella pressione atmosferica causato dall’attività delle pale. Al fine di ridurre l’impatto su questi animali che volano in prossimità dei parchi eolici, basterebbe spegnere le turbine durante la migrazione di massa o creare nuovi corridori migratori.
Un’ulteriore problematica legata alla costruzione di pale eoliche è l’inquinamento acustico. Chen Li dichiara nel comunicato stampa che “l’installazione di turbine eoliche provoca molte vibrazioni e rumore” capaci di disorientare alcune specie di pesci e mammiferi. Foche e focene, ad esempio, dato il loro udito sensibile, vengono disturbate dal rumore a bassa intensità provocato dalle turbine in funzione. Anche in questo caso, esistono delle soluzioni per ridurre i rumori e i conseguenti danni. Un esempio è l’installazione di cortine di bolle intorno ai singoli pali.
Per quanto riguarda la perdita di habitat provocata dalla costruzione delle pale eoliche offshore, questa risulta minima se paragonata ai successivi effetti benefici sul benthos. Al fine di preservare la comunità marina creatasi in prossimità delle turbine eoliche, sarà successivamente preferibile sostituire, e non rimuovere completamente, le turbine eoliche una volta raggiunta la fine della loro vita utile, dopo circa 25-30 anni.
“Energia rinnovabile” può dunque significare “impatto ambientale positivo”
La ricerca olandese dimostra che misure intelligenti, che tengono in considerazione gli equilibri ecologici, sono capaci di arginare i possibili danni dell’eolico offshore. Non solo, è chiaro come l’impatto positivo di questa forma di energia sul cambiamento climatico sarebbe tale da compensare i lati negativi.
Probabilmente i risultati forniti dallo studio dell’Università di Leiden non saranno applicabili ovunque nella stessa misura. La fauna marina del Mediterraneo, ad esempio, è ben diversa da quella del Mare del Nord. Di conseguenza, l’installazione di pale eoliche offshore dovrebbe seguire diversi parametri negli ambienti del mare nostrum.
Tuttavia, l’attività dei ricercatori olandesi fornisce ugualmente un importante esempio. Dimostra infatti che è possibile perseguire la transizione energetica, ormai un imperativo, senza provocare ulteriori danni a lungo termine. Risulta ormai innegabile, infatti, che sulla longevità del modello energetico basato sui combustibili fossili dipende la longevità del nostro pianeta.