Il contet creator da 700mila follower Paky Sibillo e le affermazioni shock pronunciate durante una diretta Twitch. C’è sempre più bisogno di un’educazione preventiva sui modi e abitudini degli adolescenti e sull’utilizzo dei social network.
«La mia fidanzata deve portare obbligatoriamente il reggiseno, sennò le taglio la gola»
Qualche giorno fa abbiamo assistito a questo talk show in diretta su Twitch, dove alcuni dei maggiori volti di questa piattaforma, personaggi seguiti da una grandissima community – specialmente adolescenti – discutevano sulla possibilità di scelta di una ragazza di vestire e scoprirsi richiamando argomenti e toni che fanno ben intuire la presenza, più solida di quanto pensassimo tra i giovani, della cultura del possesso e dell’oggettificazione femminile. A parlare Paky Sibillo, ragazzo di 19 anni, le cui affermazioni shock hanno fatto molto discutere.
Partiamo prima di tutto da cos’è Twitch: si tratta di una piattaforma di streaming online fondata nel 2011, inizialmente dedicata alla trasmissione di contenuti legati ai videogiochi; diventata poi sempre più popolare tra la Generazione Z anche per l’ambito musicale, l’intrattenimento, la creatività ma soprattutto per le dirette in cui tik toker, influencer e personaggi del panorama online si riuniscono per parlare di varie tematiche. Grazie alle dirette sulla piattaforma e la presenza fortemente costante di alcuni streamer che lavorano con Twitch, viene a crearsi una community ampia attorno certi personaggi, i quali vengono idealizzati e resi delle icone.
Si tratta di giovani che parlano ai giovani, per questo è importante considerare che questi volti noti possono essere soggetti a controversie o a problematiche comportamentali.
Piattaforme online come tik tok, instagram o twitch, presentano ancora problematiche legate ad un utilizzo sbagliato di queste risorse. Queste sono diventate una parte essenziale della vita quotidiana per molti adolescenti, i quali costruiscono una vita fittizia attorno ad essi. Ciò che manca è un’educazione all’utilizzo di questi media, che impiegati nel modo sbagliato perdono le opportunità positive che invece potrebbero offrire.
I più giovani si educano sui social network, sia positivamente che negativamente, e tendono ad omologarsi ai propri coetanei, soprattutto quando si parla di questioni legate alla sessualità e alla considerazione della persona. Il mondo online definisce la costruzione di una realtà parallela, la quale comporta un effetto di disinibizione e un’attrattiva troppo forte per gli adolescenti, durante un periodo importante – quello dello sviluppo – in cui l’espressione di sé e la validazione esterna sono importanti per la crescita personale e sociale.
La perdita di contatto con i fatti reali porta alla creazione di un mondo virtuale che prende il posto di quello reale e che de-responsabilizza parole e fatti di ognuno. La conseguenza è la minimizzazione di gesti o parole, coperti dalla giustificazione dell’ironia. In realtà si alimenta un pensiero insito nelle menti di molte persone.
E pensare che si parla ancora della generazione Z come la pioniera dei diritti umani, civili e dell’eguaglianza. Si tratta sicuramente di una generazione divisa in due: da un lato attivisti e attiviste; dall’altro giovani poco empatici figli di una società patriarcale di cui continuano a seguire le orme stimolati dal privilegio maschile e di controllo. La cosa, forse più grave, è la mancanza di consapevolezza e la minimizzazione, non solo di affermazioni, ma anche di gesti da parte degli stessi.
Appena reduci dalle notizie di Caivano e Palermo, sentire Paky Sibillo e le sue affermazioni shock fa comprendere ancora di più la necessità di un’educazione empatica al fine di sviluppare un’intelligenza emotiva volta al benessere collettivo. Non è un percorso facile, ma è sicuramente inutile punire in mancanza di prevenzione, soprattutto durante l’epoca corrente costruita ad hoc sui social network, i quali prevaricano, sempre più spesso, la tangibilità di ciò che è reale e rende più semplice la divulgazione di idee, anche quelle sbagliate.
I primi di novembre, come annunciato dal Governo, dovrebbe debuttare nelle scuole una nuova materia, “educazione alle relazioni” in forma di un progetto pilota.
Gli eventi di quest’estate hanno segnato l’intera popolazione e hanno spinto l’esecutivo a rendere la scuola il luogo in cui ad essere stimolata è l’intelligenza emotiva e l’empatia al fine di contrastare avvenimenti di natura violenta. L’obiettivo è quello di partire dalla radice del problema fornendo i giusti strumenti educativi e favorire lo sviluppo di un pensiero critico personale.
Alessia Ambanelli