Da ormai qualche giorno si stanno verificando in tutto il Pakistan scontri e proteste. Il motivo è presto detto: Imran Khan, il popolarissimo ex primo ministro che è stato estromesso dall’incarico poco più di un anno fa, è stato arrestato in Pakistan dalle forze dell’ordine.
L’arresto in tribunale
9 maggio 2023. Imran Khan, ex primo ministro del Pakistan, si trova in tribunale per un’udienza riguardante svariati casi giudiziari che erano rimasti in sospeso da quando era stato estromesso dal suo incarico politico ad aprile 2022. Di lì a poco verrà arrestato dalle forze dell’ordine, proprio durante l’udienza, con un’ulteriore accusa di corruzione a suo carico. Il tutto si svolge a Islamabad, capitale del Paese.
Già dall’anno scorso Khan era al centro di grandi tensioni politiche all’interno del Pakistan, e nell’arco di pochissimo tempo si sono potuti vedere gli effetti di un arresto di tale importanza: in tutto il territorio infatti si stanno svolgendo ormai da giorni ampissime manifestazioni che contestano la decisione. Alcune di esse sono degenerate anche in scontri violenti contro le forze di polizia locale.
Le motivazioni ufficiali per cui hanno arrestato Imran Khan in Pakistan
Le accuse a carico di Imran Khan erano già più di una decina, ma le motivazioni per cui è stato arrestato l’ex premier del Pakistan, secondo il “National Accountability Bureau”, riguardano un caso di corruzione. Per la precisione, si tratta di un accordo tra l’allora governo del suo partito (il “Pakistan Tehreek-e-Insaf”, in acronimo PTI) e l’imprenditore immobiliare Malik Riaz: l’ex premier e sua moglie avrebbero ottenuto indebitamente terreni per la costruzione l’università Al-Quadir.
La risposta della polizia e delle istituzioni
Fin da subito sono partite le proteste in alcune delle principali città del Pakistan, tra cui Islamabad, Lahore, Karachi, Rawalpindi, Peshawar, nonostante la polizia avesse appositamente dichiarato che avrebbe applicato un ordine che vieta le riunioni di più di quattro persone. Nell’arco di circa 24 ore infatti, come riportato da un comunicato della polizia, sono stati arrestati quasi 1000 manifestanti. Inoltre, nel tentativo di contrastare i disordini e le proteste, il governo ha sospeso internet e i social media (per la precisione si parla delle piattaforme di Twitter, YouTube, Facebook, e WhatsApp) in tutte le principali città del territorio nazionale. Pare che in alcuni dei distretti delle città di Lahore, Rawalpindi e Islamabad, siano stati sospesi anche i servizi di telefonia mobile. Come ulteriore misure di sicurezza, è stata ordinata la chiusura a livello nazionale di tutte le scuole.
A Peshawar, città nella zona nordovest del Pakistan, alcuni manifestanti sono entrati nella sede dell’emittente radiofonica nazionale “Radio Pakistan” per poi appiccare le fiamme. Successivamente, hanno fatto irruzione in un negozio di armi per appropriarsi di armi da fuoco e munizioni. Mentre il governo locale ha chiesto al ministero dell’interno di impiegare l’esercito, il bilancio di questi scontri ammonta a 4 morti e 27 feriti.
Infine, nonostante i pubblici ministeri avessero richiesto 14 giorni di custodia cautelare, ciò non si è concretizzato in quanto i giudici della Corte Suprema del Pakistan, dopo aver rivisto le richieste di scarcerazione da parte della difesa, hanno definito l’arresto illegale, affermando tramite il giudice capo Umar Ata Bandial che “l’arresto non è valido e l’intero processo deve essere rivisto“. Si è quindi in attesa dell’effettiva scarcerazione di Khan e di tutti i suoi sostenitori politici che sono stati arrestati insieme ai manifestanti.
Le premesse
La popolarità in Pakistan di Imran Khan, prima che venisse arrestato, risale alla sua carriera sportiva, prima ancora che a quella politica. Giocatore di cricket, durante la sua formazione e i suoi studi giocò nel Worcestershire Cricket Club. Nel 1971 esordì nella nazionale di cricket del Pakistan: negli anni successivi, dopo la laurea ad Oxford e dopo essere tornato in Pakistan, continuò la propria carriera imponendosi come uno dei lanciatori più veloci del mondo. Nel 1992, ultimo anno prima del suo ritiro, guidò la nazionale pakistana verso la vittoria della coppa del mondo di cricket (ancora oggi l’unica coppa del mondo di cricket vinta dal Pakistan).
Nel 1996 fondò il Movimento per la Giustizia del Pakistan, ovvero il sopracitato PTI. Si tratta di un partito i cui valori fondanti sono legati al nazionalismo: il recupero dei valori islamici, l’adozione di un’economia liberale tramite deregolamentazione e la volontà di rendere il Pakistan uno Stato autonomo sullo scenario internazionale sono solo alcuni dei punti principali del loro programma politico.
Nel corso degli anni Khan riuscì ad accrescere la propria popolarità, fino a quando non ottenne la vittoria elettorale nel 2018 e diventò primo ministro. Nell’aprile del 2022, fu il primo capo del governo ad essere sollevato dal suo incarico con un voto di sfiducia del parlamento. Subito dopo la sua estromissione, Khan sfidò l’esercito pakistano e il governo che gli è succeduto accusandoli di star cospirando contro di lui. Aggiunse anche che la sua rimozione era stata voluta dagli Stati Uniti in quanto attuava una politica estera indipendente e aveva relazioni con Cina e Russia. In ogni caso, venne avviata un’intensa campagna politica con la richiesta di elezioni anticipate.
Ad infiammare gli animi furono le vittorie schiaccianti del PTI alle elezioni locali del Punjab e a Karachi, e l’attentato a Khan messo in atto durante una manifestazione politica, a causa del quale il presidente del PTI venne ferito alla gamba. Quest’ultimo fatto portò ulteriore polarizzazione, anche perché Khan nel corso dei mesi ha accusato più volte un alto ufficiale dell’intelligence, il maggior generale Faisal Naseer, di essere coinvolto nel tentativo di ucciderlo.
Il commento delle Nazioni Unite
Tutte le vicende riportate finora non sono passate inosservate dal resto del mondo. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha infatti invitato da un lato le forze dell’ordine pakistane a “mostrare moderazione“, dall’altro ha chiesto anche ai manifestanti di “astenersi da ogni violenza“. Come riporta un recente tweet di Türk:
Libertà di espressione, riunione pacifica e stato di diritto sono fondamentali per risolvere le controversie politiche, l’uso sproporzionato della forza non ha diritto di esserci
Mattia Tamberi