Ogni anno il Bloomberg Innovator Index stabilisce quale sia il paese più innovativo nel mondo. Questa volta la Germania ha tolto alla Corea del Sud il suo primato, detenuto per sei anni di fila.
La lista di Bloomberg non ha come scopo quello di premiare un paese così che, da vincitore, possa far valere i suoi diritti su quelli un altro paese. Piuttosto fa parte di una ricerca volta ad identificare una formula generale per l’innovazione. Inseriti gli indici della formula e stilata una lista dei paesi, si pensa che compagnie e governi possano più facilmente capire quali sono gli obiettivi da raggiungere per riprodurre l’innovazione sul proprio territorio.
Gli indici presi in esame nella tabella sono: l’intensità di ricerca e sviluppo; il valore aggiunto della manifattura; la produttività; l’intensità di industria tech; l’efficienza del settore educativo terziario; la concentrazione di ricercatori e infine l’attività di brevettazione. Per ogni categoria cercheremo di capire meglio come vengono calcolati gli indicatori, quali sono i paesi migliori e perché.
R&D intensity: la spesa in ricerca e sviluppo in % rispetto al PIL (GDP).
Questo indicatore dimostra quanto un paese investa nel lavoro che avviene in centri di ricerca di università e di aziende. Secondo report Europeo R&D and innovation del 2020, la percentuale di spesa è ferma al 2.06% del PIL, posizionando il nostro continente ben al di sotto di stati come il Giappone, la Sud Corea e gli Stati Uniti.
Il primo classificato è invece Israele per cui, già nel 2018, la spesa per ricerca e sviluppo contava il 4.9% del PIL. In Israele ci sono due grandi forze che trainano lo sviluppo. La prima è il progetto Yozma, del 1993, un fondo governativo di venture capital con un capitale di $100milioni per investimenti interni. Poi l’Ufficio di Scienza del ministero dell’industria che investe neutralmente e passivamente in tutti i settori tecnologici,lasciando la gestione degli investimenti a soggetti privati. Per lo più si tratta di finanziamenti a fondo perduto e restituiti sotto forma di royalties se progetto ha successo. Inoltre sono state create aziende indipendenti di proprietà di un’università o di un centro di ricerca che ne gestiscono la commercializzazione di tutta la proprietà intellettuale.
Manufacturing Value Added: il valore aggiunto dalla manifattura come % del PIL e per capita.
Dato che tutti i prodotti manifatturieri non apportano lo stesso livello di innovazione, questo indice si focalizza solo su dei settori in particolare, come la farmaceutica, le macchine e i computer.
Productivity: si misura in PIL e PNL per persona occupata dai 15 anni in su e 3 anni di miglioria.
In questa sezione non si trovano molti paesi europei in vetta; ad eccezione dell’Irlanda che nonostante la classifica bassa nelle categorie più innovative (legate all’industria tech, al business, e alla ricerca scientifica), si riconferma prima al mondo in questa categoria e in quella di valore aggiunto alla manifattura. In Irlanda il settore della manifattura è il più importante del paese. I principali settori che copre sono quello farmaceutico (Johnson & Johnson, Roche e Pfizer hanno sede produttiva in Irlanda) e quello dei prodotti alimentari. Un esempio importante anche per un paese come l’Italia, tradizionalmente legato all’artigianato, che invece ricade nella lista dei peggiori (vedi sotto) in queste due categorie.
High Tech Density: numero di compagnie tech, pubbliche e domestiche.
Rientrano nella categoria le aziende aerospaziali, di difesa, di biotecnologia, di hardware, software e servizi digitali, di semiconduttori e di energie rinnovabili. Questo è l’unico parametro che non viene calcolato in relazione alla grandezza dell’economia e della popolazione. È una misura puramente di quantità.
Primo in questa categoria sono gli Stati Uniti d’America che con la loro Silicon Valley possiedono le compagnie dalla reputazione più alta al mondo. La Germania è assolutamente in testa rispetto al resto d’Europa, soprattutto per le sue industrie manifatturiere high-tech, seguita da Francia ed Italia. La Francia invece eccelle nei servizi high tech ed infatti è seconda nell’indice di Bloomberg. La vera differenza la fa la concentrazione di aziende tech domestiche, in quanto definisce l’efficienza del paese nel far funzionare l’economia interna; se il resto d’Europa non supera le 5400 imprese per paese (in Italia, tra l’altro), la Germania supera le 7500.
Tertiary Efficiency: definito come l’efficienza nell’istruzione superiore a partire dalla totalità numero di studenti iscritti ai corsi universitari a prescindere dall’età, insieme alla % di studenti con un diploma universitario e la % di lavoratori con una laurea; Ma anche il numero annuo di laureati in materie scientifiche e ingegneristiche e la % del numero di laureati nell’educazione e nella forza lavoro.
L’educazione tedesca beneficia tantissimo dagli studenti internazionali che nel 2018 cantavano il 70% di iscritti in università di ingegneria, legge, e scienze sociali. La Germania offre moltissimi corsi in inglese, un’educazione a prezzo economico e diverse opportunità di lavoro dopo la laurea. Eppure è 26esima nella lista di Bloomberg. Prima invece è la China che ha il più grande sistema scolastico del mondo e il maggior numero di iscritti al mondo. Ben al di sotto, resta però, rispetto agli standard stabiliti dai paesi OECD, che invece vengono ampiamente superati da paesi come il Sud Corea e la Russia.
Researcher Concentration: ovvero il numero di professionisti, ricercatori universitari e Ph.D. focalizzati in ricerca e sviluppo, per milione di abitanti nel paese.
Vincitrice nella classifica di quest’anno è la Danimarca seguita da Israele e Svizzera. Secondo Bloomberg la Danimarca è leader nella farmaceutica mentre Israele nello sviluppo software. La ‘research concentration’ non si focalizza su una ristretta nicchia di discipline e per questo l’indice può crescere anche per un’industria molto diversa dalle sopra citate. Nel 2015, grazie ai video game, e soprattutto al successo di Angry Birds, la Finlandia si trovava al primo posto nella classifica mondiale.
Patent activity: brevetti nazionali registrati per milione di abitanti e per $100 miliardi del PIL.
I paesi che eccellono in questa categoria non solo registrano molti brevetti ma fanno sì che altri inventori possano continuare a costruire nuovi prodotti e servizi utilizzando le tecnologie più innovative.
In un altro indice annuale sui migliori brevetti di EPO statistics, risultano i marchi più famosi: Huawei, Lg, Siemens. Nel mondo, sono la Cina, gli Stati Uniti che si contendono il maggior numero di invenzioni, ma subito sotto, compare la Germania che in questa categoria, si assicura il terzo posto.
In generale l’Europa vede ha suoi paesi fra i migliori al mondo e ha visto la scalata di attori come la Germania, il paese più innovativo del mondo, la Danimarca e l’Irlanda che ha riconfermato la sua posizione. Il piano Horizon 2020 sta quindi dando i suoi frutti anche se le ultime stime dell’Eurostat ci hanno confermato che siamo ben al di sotto del 3% del PIL stimato per il 2020 ben 10 anni fa.
I peggiori tra i migliori
Per offrire una visione alternativa di questa classifica ho stilato una lista dei peggiori 10 paesi in ogni categoria così da avere più chiaro quali sono i punti su cui ogni paese può migliorare. La lista comprende solo i primi 22 paesi nell’ Innovation Index di Bloomberg.
R&D intensity:
- Ireland
- Italia
- Canada
- UK
- Slovenia
Manufactury Value Added:
- Australia
- Norvegia
- UK
- Francia
- Canada
High Tech Density:
- Slovenia
- Canada
- Australia
- Australia
- Norvegia
Tertiary efficiency:
- Belgio
- Stati Uniti
- Irlanda
- Olanda
- Canada
Researcher Concentration:
- China
- Australia
- Danimarca
- Italia
- Canada
Patent Activity:
- Irlanda
- Slovenia
- Danimarca
- Norvegia
- UK