Recenti dichiarazioni di un funzionario della Casa Blu – la residenza del Presidente della Repubblica della Corea del Sud – fanno supporre esista un canale di comunicazione diretta attivo fra le due Coree. La notizia – diffusa dal Korea JoongAng Daily – farebbe presagire un esito positivo circa il processo di pace che punta a risolvere il conflitto nella penisola coreana.
Nel luglio di quest’anno, Corea del Sud e Corea del Nord avevano riaperto i canali di comunicazione militari, dopo che a giugno 2020 Kim Jong-un aveva chiuso alla controparte del sud. Il dialogo fra i leader dei due paesi a tema pace fra Coree era ripreso anche tramite lo scambio di lettere. Parlando con i giornalisti dello JoonAng, il funzionario della Casa Blu ha però rivelato che, oltre ai tradizionali canali militari – e in aggiunta allo scambio di lettere – vi sarebbe in attivo un altro canale di comunicazione di alto livello.
Non in guerra, ma non in pace
Sebbene le due Coree non siano più in guerra dal 1953, in realtà non è mai stato firmato alcun trattato di pace che stabilisse la fine delle ostilità. Il fatto che, nonostante alti e bassi nelle relazioni fra i due paesi, vi sia un canale di comunicazione diretto fra Seoul e Pyongyang – oltre a quello gestito dai militari – lascia uno spiraglio per quanto riguarda la sostituzione dell’armistizio con un vero e proprio trattato di pace.
In occasione della visita di questi giorni del Presidente della Corea del Nord – Moon Jea-in – in Australia, le parti coinvolte nel conflitto hanno rinnovato la volontà di firmare a breve una dichiarazione di pace. Parlando a Canberra, Moon ha reso noto di essere d’accordo – in linea di principio – con i leader di Corea del Nord, Stati Uniti e Cina di dichiarare la fine delle ostilità fra le due Coree.
Tuttavia, nonostante le parole di speranza di Moon, la maggior parte degli esperti concordano nel sostenere che un trattato di pace non verrà firmato a breve. Quasi sicuramente non entro la prossima primavera, quando si concluderà il mandato di Moon Jea-in come presidente della Corea del Sud.
Un ostacolo di nome USA
Un ostacolo alla firma dei trattati è l’ostilità fra Corea del Nord e Stati Uniti. Pyongyang ha infatti indicato nella distensione dei rapporti con Washington la precondizione per l’adesione a una dichiarazione di pace con Seoul. Il riferimento è alla presenza di circa 28.500 soldati americani in Corea del Sud e alle esercitazioni militari che gli USA conducono annualmente con l’alleato nella penisola. Per Pyongyang i soldati e le esercitazioni significano che gli Stati Uniti potrebbero essere pronti in ogni momento a invadere il nord, deporre la leadership dei Kim e instaurare un governo loro alleato.
Il problema delle Olimpiadi invernali
Oltre alla presenza dei militari americani in Corea del Sud, anche il boicottaggio da parte degli Stati Uniti delle olimpiadi invernali che si apriranno a breve in Cina mette a rischio il progetto di Moon di concludere le trattative di pace con la Corea del Nord. A proposito, il funzionario della Casa Blu interpellato dal JoongAng ha più volte ribadito che non c’è alcun legame fra la fine delle ostilità nella penisola coreana e i giochi olimpici di Beijing.
Benché non venga formalmente ammesso, in realtà Seoul nutre speranze circa il fatto che le olimpiadi possano preparare il terreno per una svolta positiva nelle relazioni inter-coreane. Moon vorrebbe ricreare il clima positivo che si ebbe durante i giochi di Pyeongchang (Corea del Sud) nel 2018, quando gli atleti delle due Coree sfilarono sotto un’unica bandiera, simbolo di una Corea unita.
All’inizio di settembre il Comitato Olimpico Internazionale ha però deciso di bandire la Corea del Nord dai giochi invernali. Ciononostante, a Seoul c’è chi ancora confida che il COI possa cambiare idea e alla fine consentire agli atleti nordcoreani di partecipare alle olimpiadi. Oltre che per le relazioni fra le due Coree, per Seoul i giochi di Beijing potrebbero essere un’importante occasione per rafforzare la prosperità e la pace in Asia Orientale, nonché per migliorare le relazioni con il resto del mondo.
Pace fra Coree: un sogno irrealizzabile?
Di fronte all’annuncio del boicottaggio diplomatico delle olimpiadi da parte degli Stati Uniti, la Corea del Sud si trova ora nella posizione – decisamente scomoda – di dover decidere se stare con l’alleato americano o con la Cina. Siccome la scadenza del mandato di Moon si avvicina, gli esperti sono del parere che alla fine la Corea del Sud manderà i propri rappresentanti a Beijing. Seoul ha infatti bisogno dell’appoggio di Pechino per poter realizzare la pace fra le due Coree. Se proprio, la Corea del Sud potrebbe decidere di ridurre i componenti della sua delegazione, nel tentativo di prendere una posizione di compromesso fra Cina e Stati Uniti.
La notizia circa l’esistenza di un canale di comunicazione diretto fra il governo di Seoul e quello di Pyongyang tiene aperto il sipario della pace nella penisola coreana. Con alti e bassi è un sipario che però è aperto dal 1953: l’impressione è che, a meno che vi sia un passo significativo da parte delle potenze coinvolte, per la firma di un trattato di pace potrebbe volerci ancora molto.
Benedetta Oberti