Oggi, Giornata Internazionale di Sensibilizzazione al Disarmo e alla non Proliferazione, vogliamo riflettere sulla pace come anelito connaturato all’essere umano, sulla propaganda bellica e sulla civiltà come elemento unificatore da porre a salvaguardia del diritto.
Educazione alla pace
La storia della pace è un libro da scrivere, il muro di un potere ancestrale da abbattere. La storia non è storia di vincitori, ma di tiranni, dittatori, guerrafondai. Una storia folle in cui la singola vita sembra non avere valore. Un susseguirsi di odio e battaglie, invasioni, colonizzazioni, espropriazioni. È la storia del potere che soggioga i suoi sottoposti. Non è storia di culture, di popoli, di esseri umani: è storia di mostri.
Impariamo il male, impariamo che la guerra sia inevitabile, un fatto naturale. Non esiste educazione alla pace. Non esiste didattica storica, filosofica, letteraria o geografica della pace. Eppure, quello alla pace è un anelito connaturato all’essere umano, un sentimento unificante e condiviso. È un fiore che minaccia la macchina economica dell’industria bellica, una delle più floride, i cui investitori sono spesso a noi sconosciuti: banche, produttori di beni di consumo, beni alimentari e per la persona. Un fiore contro i cannoni, i kalashnikov, i caccia. Un fiore che nasce spontaneo, ma che, coltivato, potrebbe davvero minare alle radici l’attuale sistema di corsa agli armamenti e, quindi, l’economia liberista, la dialettica di vincitori e vinti, il potere.
Il disarmo
Il disarmo non è un’utopia. Lo riteniamo tale solo per il diffuso cinismo che sviluppiamo in seguito ad un’educazione scellerata e colpevole e perché viviamo in un contesto antropologico e sociale che lo alimenta. Non esiste lotta collettiva per la pace e il disarmo, tale iniziativa è tutta nelle mani di singoli e associazioni. Ci ricordiamo dei pacifisti quando scoppia una guerra. Dove sono i pacifisti? Ci chiediamo. E poi, quando invocano vie pacifiche e diplomatiche alla risoluzione del conflitto, li tacciamo di astrazione e scarso pragmatismo. Chi sono i pacifisti? Davvero esistono i professionisti del pacifismo come un tempo esistevano i professionisti dell’antimafia? Ebbene sì, sono Francesco Vignarca, La rete italiana pace e disarmo, Peacelink… Non commettiamo lo stesso errore che riguardò Falcone e Borsellino, non lasciamoli soli. Estromessi dal circuito mediatico lo sono per una ragione fondamentale: perché scomodi all’economia del potere.
Propaganda bellica
Dalla Guerra del Golfo in poi, con il diffondersi del web e dei nuovi mezzi di comunicazione, la guerra ha dovuto trovare giustificazioni diverse: umanitarie. Ha dovuto essere supportata da strategie d’informazione volte a legittimarla. Così, ad esempio, in Afghanistan.
L’attuale guerra in Ucraina è alimentata da un regime nel quale il controllo dell’informazione è non solo totalitario, ma basato sull’intimidazione e il terrorismo interno. L’attuale divisione dell’opinione pubblica in quello che a molti pare uno scontro di civiltà non è altro che un modo del potere di misurarsi con se stesso. Da un lato una democrazia che anela l’Occidente e il suo modello politico-economico basato sullo sfruttamento della forza lavoro, la delocalizzazione e un’informazione volta a giustificare la corsa agli armamenti, dall’altra un regime invasore in cui l’accentramento del potere è compiuto in aperta sfida a qualsiasi principio democratico.
L’Occidente
L’Occidente evoluto e liberale, in cui il diritto spesso si trasforma nella giustificazione del libero mercato e dell’iniziativa individuale a danno della dignità di cittadini e lavoratori è un luogo in cui vige ancora la pena di morte, in cui atti di razzismo e femminicidio sono all’ordine del giorno, in cui si muore sul lavoro (in Italia nell’ordine di tre vittime al giorno). La nostra società è fondata sul colonialismo e sullo sfruttamento delle risorse dell’intero pianeta a vantaggio di una minoranza prima ancora che sulle carte costituzionali. L’Occidente evoluto e liberale è un luogo in cui la maggioranza degli individui vive risucchiato dal meccanismo alienante del consumo e del lavoro, in un sonno della ragione che non implica la lotta civile e culturale per l’applicazione di quei diritti di cui certi Stati si dicono baluardo. In nome di quei diritti, anzi, gli Stati occidentali intraprendono guerre finalizzate unicamente al controllo politico ed economico delle risorse e delle popolazioni coinvolte. Quei diritti in virtù dei quali si combatte spesso non sono assicurati neanche ai propri cittadini. L’Occidente evoluto e liberale non è che una modalità diversa che il potere ha di esercitare se stesso. Nessun complottismo, no, solo un intricatissimo meccanismo di interessi privati, sul piano economico e geopolitico. Quel che duole, è che, in più di mezzo secolo del cosiddetto benessere occidentale, non si sia costruita una società più equa e giusta se non ad opera di organizzazioni ed enti non governativi o associazioni di liberi cittadini; che non si sia lottato per un benessere collettivo incurante delle differenze di classe, di sesso, di appartenenza politica o statale. Troppo facile prendersela con un regime invasore, meno lottare in casa propria per l’applicazione dei diritti universali.
Civiltà
Non esiste scontro di civiltà. La civiltà è unica e non lotta contro se stessa. Essa lotta, sempre, a prescindere dai modelli organizzativi politici, culturali e sociali, contro il potere per l’applicazione del diritto alla vita, alla dignità, all’uguaglianza, alla libertà. Esistono scontri tra culture, sebbene l’antropologia insegni che l’inclusione e la mescolanza siano fonti di ricchezza individuale e collettiva.
La pace si costruisce come un ponte, vero, ma attualmente è anche un muro da abbattere: quello che ci separa da noi stessi, dai nostri ideali, i nostri sentimenti più puri, che sono trasversali, uniscono e non dividono.
Conosco tutti i luoghi dove abita la colomba
e il più naturale è la testa dell’uomo.
L’amore della giustizia e della libertà
ha prodotto un frutto meraviglioso.
Un frutto che non marcisce
perché ha il sapore della felicità.
Che la terra produca, che la terra fiorisca
che la carne e il sangue viventi
non siano mai sacrificati.
Che il volto umano conosca
l’utilità della bellezza
sotto l’ala della riflessione.
Pane per tutti, per tutti delle rose.
L’abbiamo giurato tutti.
Marciamo a passi da giganti.
E la strada non è poi tanto lunga.
Fuggiremo il riposo, fuggiremo il sonno,
coglieremo alla svelta l’alba e la primavera
e prepareremo i giorni e le stagioni
a seconda dei nostri sogni.
La bianca illuminazione
di credere tutto il bene possibile.
L’uomo in preda alla pace s’incorona di speranza.
L’uomo in preda alla pace ha sempre un sorriso
dopo tutte le battaglie, per chi glielo chiede.
Fertile fuoco dei grani delle mani e delle parole
un fuoco di gioia s’accende e ogni cuore si
riscalda.
La vittoria si appoggia sulla fraternità.
Crescere è senza limiti.
Ciascuno sarà vincitore.
La saggezza è appesa al soffitto
e il suo sguardo cade dalla fronte come una
lampada di cristallo
la luce scende lentamente sulla terra
dalla fronte del più vecchio passa al sorriso
dei fanciulli liberati dal timore delle catene.
Pensare che per tanto tempo l’uomo ha fatto
paura all’uomo
e fa paura agli uccelli che porta nella sua testa.
Dopo aver levato il suo viso al sole
l’uomo ha bisogno di vivere
bisogno di far vivere e s’unisce d’amore
s’unisce all’avvenire.
La mia felicità è la nostra felicità
il mio sole è il nostro sole
noi ci dividiamo la vita
lo spazio e il tempo sono di tutti.
L’amore è al lavoro, egli è infaticabile.
Eravamo nel millenovecentodiciassette
e conserviamo il senso
della nostra liberazione.
Noi abbiamo inventato gli altri
come gli altri ci hanno inventato.
Avevamo bisogno gli uni degli altri.
Come un uccello che vola ha fiducia nelle sue ali
noi sappiamo dove conduce la nostra mano tesa:
verso nostro fratello.
Colmeremo l’innocenza
della forza che tanto a lungo
ci è mancata
non saremo mai più soli.
Le nostre canzoni chiamano la pace
e le nostre risposte sono atti per la pace.
Non è il naufragio, è il nostro desiderio
che è fatale, e la pace inevitabile.
L’architettura della pace ..
riposa sul mondo intero.
Apri le tue ali, bel volto;
imponi al mondo di essere saggio
poiché diventiamo reali,
diventiamo reali insieme per lo sforzo
per la nostra volontà di disperdere le ombre
nel corso folgorante di una nuova luce.
La forza diventerà sempre più leggera
respireremo meglio, canteremo a voce più alta.
Paul Eluard,
Il volto della pace