Oziosa, inutile, meravigliosa Ucronia.

Ucronia. E se la seconda guerra mondiale l’avessero vinta i nazisti e i giapponesi? Se gli Stati Uniti avessero perso la battaglia di Midway e la guerra corsara in Atlantico l’avessero vinta gli U-Boot della Kriegsmarine anziché gli Alleati, cosa sarebbe accaduto? Gli Stati Uniti sarebbero stati invasi, spartiti poi tra Hitler e l’Imperatore Hirohito? Oppure, secondo scenario: e se Roosevelt avesse perso le elezioni del 1940, e al suo posto si fosse seduto alla Casa Bianca Charles Lindbergh, aviatore leggendario e simpatizzante dei Nazisti? Tranquilli, non vi siete persi nulla mentre in Europa ci si stracciava le vesti per la Brexit, né i libri di storia su cui avete studiato sono da mandare al macero.

Gli Stati Uniti divisi tra Germania e Giappone in "La svastica sul sole" (www.radioeco.it)
Gli Stati Uniti divisi tra Germania e Giappone in “La svastica sul sole” (www.radioeco.it)

Niente di quanto descritto sopra è realmente accaduto, però noi possiamo comunque leggerne dei resoconti molto precisi e attendibili. Controsenso? Si, ma non nella letteratura contemporanea. Infatti, tutto questo ha un nome ben preciso, ovvero Ucronia. Ucronia, o comunemente chiamata “Fantastoria”, consiste nel sovrapporre e sostituire ad avvenimenti reali altri avvenimenti, immaginari ma tremendamente realistici. In fondo, c’era il cinquanta per cento di possibilità che la storia  andasse com’è andata, mentre il restante cinquanta per cento rimane ancora un’incognita.

Per gli storici, il chiedersi “come sarebbe andata se” è una domanda tanto oziosa quanto inutile: oziosa perché manca la materia prima su cui lavorare (i documenti), inutile perché poi è andata nel modo in cui è andata, quindi che senso avrebbe porsi una tale domanda? Per fortuna che ci sono gli scrittori, verrebbe da dire, a colmare la lacuna. C’è Philip K. Dick, in  “La Svastica sul Sole” (“The man in the high castle”)  che ci descrive gli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra mondiale, divisi in Stati Giapponesi del Pacifico e Grande Reich Nazista, separati da una Zona Neutrale comprendente le Montagne Rocciose, con i giapponesi che si scoprono accaniti collezionisti della paccottiglia e dei memorabilia americani della Guerra di Secessione. Oppure abbiamo il terrore generalizzato e diffuso della comunità ebraica statunitense che segue l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Charles Lindbergh, con il patto di neutralità con il Reich e il trasferimento più o meno volontario in stati più ostili agli ebrei, come il Kentucky, raccontato da Philip Roth in “Il Complotto contro l’America”.

E se invece la Germania, nel 1933, fosse stata invasa dalle truppe sovietiche giunte in soccorso del partito comunista tedesco? Che fine avrebbe fatto Hitler? Probabilmente sarebbe fuggito a Londra, forse a fare l’investigatore privato nei bassifondi della città. Magari sarebbe entrato in contatto con Sir Oswald Mosley,  fondatore dell’Unione Britannica dei Fascisti e chissà, forse l’OSS l’avrebbe ingaggiato sul serio per riportare il Nazismo in Germania, da sempre oltreoceano preferibile al Comunismo. Tutto questo è “Wolf”, di Lavie Tidhar. Ovviamente niente di quanto scritto sopra è accaduto realmente, ma il potere della letteratura è in grado di creare mondi palesemente opposti a quello in cui viviamo e di dargli forma e corpo solidi. La forza di una ucronia è questa: mostrarci come sarebbero andate le cose, se solo qualcosa fosse andato storto rispetto al lineare svolgimento dei fatti.

“Quando nasce un Targaryen, gli dei lanciano una moneta”. Anche mentre accadono le cose, probabilmente.

Lorenzo Spizzirri

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