Oxfam: Gaza registra il tasso di mortalità giornaliera più alto del XXI secolo

Oxfam afferma che a Gaza il tasso di mortalità giornaliera è il più elevato del XXI secolo.

Secondo le stime dell’agenzia umanitaria Oxfam, il tasso di mortalità giornaliera a Gaza è il più alto rispetto a qualsiasi altro conflitto del XXI secolo, con una media di 250 palestinesi uccisi ogni 24 ore dall’esercito israeliano. A tale drammaticità si aggiunge anche la tragica realtà segnata da molte vite che devono fare i conti con la fame, il freddo e le malattie

La direttrice di Oxfam per il Medio Oriente, Sally Abi Khalil, ha dichiarato:

“La portata e le atrocità che Israele sta commettendo a Gaza sono davvero scioccanti. Per 100 giorni la popolazione di Gaza ha sopportato una vita d’inferno. Nessun luogo è sicuro e l’intera popolazione è a rischio carestia. È inimmaginabile che la comunità internazionale stia osservando lo svolgersi del tasso di conflitto più mortale del XXI secolo, mentre continua a bloccare le richieste di cessate il fuoco”.

La denuncia di Oxfam

La denuncia di Oxfam è stata presentata attraverso un comunicato emesso mente si stava svolgendo all’Aja la prima udienza in merito alle procedure di emergenza richieste dal Sudafrica per arrestare l’offensiva israeliana sui territori di Gaza.

Nel comunicato si legge:




“L’esercito israeliano sta uccidendo palestinesi ad un ritmo medio di 250 persone al giorno, cifra che supera di gran lunga il bilancio giornaliero delle vittime di qualsiasi altro grande conflitto degli ultimi anni”.

Tali stime vengono riportate e calcolate in base al confronto con i dati già noti che riguardano il numero medio di morti giornalieri in altri conflitti armati recenti. Oxfam fa riferimento, ad esempio, a Paesi come la Siria (96,5 morti in 24 ore), il Sudan (51,6), l’Ucraina (43,9), lo Yemen (15,8), l’Afghanistan (23,8) e l’Iraq (50,8).

Oxfam lancia l’allarme anche per le precarie condizioni umanitarie

Oxfam sottolinea come i bombardamenti continui stanno costringendo le persone a spostarsi verso luoghi e zone più piccole e attualmente considerate più “sicure”.

Più della metà della popolazione, ovvero circa un milione di persone, sono state obbligate a rifugiarsi a Rafah, al confine con l’Egitto.

I rappresentanti di Oxfam a Rafah notificano l’esistenza di un sovraffollamento che è segnato dalla mancanza di cibo, acqua e medicinali essenziali.

Inoltre, le restrizioni israeliane che vietano l’ingresso di aiuti, peggiorano notevolmente tale situazione. Attualmente solo il 10% degli aiuti alimentari previsti settimanalmente raggiunge i territori sopracitati e ciò è dovuto sia dalla chiusura dei confini, sia dall’impostazione di un assedio che vieta l’accesso illimitato a tali territori.

Le condizioni climatiche aggravano la situazione

Oxfam analizza anche la costante minaccia alla sopravvivenza rappresentata dalla fame e dalle malattie che si sta aggravando anche con l’arrivo del freddo.

Infatti, l’agenzia umanitaria sottolinea che:

 “L’arrivo del freddo e dell’umidità rende la situazione ancora più critica, con carenza di coperte, mancanza di combustibile per i dispositivi di riscaldamento e mancanza di acqua calda”.

Anche il Palestine Agricultural Relief Committees (PARC), organizzazione partner di Oxfam, espone un quadro della situazione e afferma che è “peggiore di qualsiasi cosa si possa immaginare”. Le condizioni umanitarie precarie sono particolarmente preoccupanti per i bambini, le donne incinte e le persone con patologie preesistenti.

Le dichiarazioni di Sally Abi Khalil

Le parole di Sally Abi Khalil rappresentano un grido di allarme e, allo stesso tempo, una richiesta d’aiuto per un intervento immediato da parte della Comunità Internazionale:

“Mentre le atrocità di massa continuano, continuano a perdere vite umane e i rifornimenti essenziali non possono entrare. Il blocco totale della Striscia di Gaza da parte di Israele sta limitando gli aiuti salvavita, inclusi cibo, forniture mediche, acqua e strutture igienico-sanitarie”.

E aggiunge:

“L’unico modo per fermare lo spargimento di sangue ed evitare che molte altre vite umane vengano perse è un cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi e l’ingresso di aiuti cruciali”.

Infine, la direttrice di Oxfam per il Medio Oriente ci tiene a sottolineare l’impegno di Oxfam nel sostenere tutti gli sforzi volti a indagare e affrontare tutte le atrocità di massa e le violazioni dei diritti umani, indipendentemente dall’autore di tali comportamenti disumani.

Andrea Montini

 

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