Overdose da oppioidi: origini e sviluppo di un’epidemia

Overdose da oppioidi

Il commercio miliardario di oppioidi e antidolorifici è responsabile di centinaia di migliaia di morti negli Stati Uniti. Il business illegale è arrivato anche in Europa, e in Italia. Da dove? E con quali conseguenze?

I dati sulle overdose da oppioidi rappresentano oggi una vera e propria epidemia che, dal 1999 al 2021, ha causato 645mila morti negli USA.
Nel 2023, per la prima volta nella storia statunitense, le overdose fatali sono state oltre 112mila, con i giovani e le persone di colore tra i più colpiti.

Le radici della cosiddetta “epidemia di overdose da oppioidi” si trovano negli anni ’80, con il marketing aggressivo e le prescrizioni incontrollate di oppioidi e antidolorifici, come l’ossicodone.
Ai quali, negli anni successivi, si sono affiancate sostanze illegali tra cui l’eroina e il fentanyl, oggi importante tema di dibattito oltreoceano.

Ma, come mostra l’inchiesta “World of Pain” (partnership di diverse testate tra cui: Irpimedia, The Examination, Paper Trail Media, Finance Uncovered, Der Spiegel, The Washington Post e altri) il consumo di tali sostanze sta emergendo anche nel mercato europeo. Da una parte, come farmaco sempre più utilizzato in ambito terapeutico. Dall’altra, come prodotto del mercato nero.

Overdose da oppioidi: la nascita di un business

Gli oppioidi — così chiamati perché danno gli stessi effetti sedativi dell’oppio — sono un gruppo di farmaci antidolorifici, principalmente utilizzati per il trattamento del dolore cronico moderato/intenso (es: pazienti oncologici, malati terminali, individui sottoposti a interventi chirurgici invasivi).
Alcuni di questi farmaci, come la morfina, sono estratti dalle piante di papavero.
Altri sono prodotti in laboratorio, come il fentanyl. Inoltre, sono oppioidi anche la codeina, l’idrocodone e l’ossicodone.

Assunti a dosi controllate, gli oppioidi agiscono da analgesici, legandosi alle cellule cerebrali e bloccando la ricezione del dolore fisico. Possono portare sonnolenza e sensazione di benessere, e per questo il rischio che si crei una dipendenza è molto alto.
Infine, se assunti in dosi elevate, o in concomitanza con antidepressivi e/o benzodiazepine, possono causare il rallentamento della respirazione e della frequenza cardiaca, con conseguenze potenzialmente fatali.

Tra i farmaci che, secondo la la Food and Drug Administration, a partire dal 2000 sono “al centro del problema“, c’è l’OxyContin, lanciato sul mercato nel 1997 dall’azienda farmaceutica Purdue Pharma, di proprietà della famiglia Sackler. Oggi, uno degli antidolorifici più diffusi al mondo.
La sua sponsorizzazione, che vendeva il farmaco come una valida alternativa per la terapia del dolore, esortava i medici a prescriverlo in modo incontrollato, anche per dolori non cronici.
Dopo qualche anno, l’OxyContin divenne una sostanza ad uso ricreativo, e causa di numerose overdose.

Tuttavia, secondo quanto dichiarato dal Dr. H. Westley Clark (Direttore del SAMHSA Center for Substance Abuse Treatment) durante un’audizione del 2002 presso il Congresso degli USA, il farmaco è “solo la parte più recente di un problema di diversione e abuso di oppioidi da prescrizione, che è in aumento dalla metà degli anni ’80″. L’incidenza dell’abuso di oppioidi da prescrizione e il numero di nuovi consumatori “sono in costante aumento da ben prima dell’introduzione dell’OxyContin”.

Nel 2007, alcuni dirigenti della Purdue Pharma si sono dichiarati colpevoli di aver ingannato autorità di regolamentazione, medici e pazienti sul rischio di dipendenza e abuso del farmaco.
Nel 2019, a seguito delle oltre 3000 richieste di risarcimento danni, la Purdue Pharma ha dichiarato bancarotta.
Ma il business degli oppioidi non si è fermato.

Mundipharma e il commercio nell’Italia “oppiofobica”

Sebbene la Purdue Pharma sia fallita, la famiglia Sacker è oggi beneficiaria finale di Mundipharma, una rete di oltre 100 aziende consociate indipendenti registrate in decine di Paesi, tra cui Italia, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia.
Queste si occupano di sviluppo, distribuzione e vendita di farmaci, tra cui il sopracitato OxyContin.

Sbarcata in Italia nel 2003, tuttavia, Mundipharma ha incontrato diverse difficoltà nella distribuzione degli oppioidi nel nostro Paese. Il quale, tra il 2006 e il 2014, diversi giornali hanno definito eccessivamente “oppiofobico“. Tanto che, in una ricerca del 2010, realizzata in collaborazione con il Centro Studi Mundipharma, l’uso di farmaci oppioidi da parte della maggioranza dei medici italiani veniva giudicato «scarso e inappropriato», perché relegato «al solo dolore da cancro».
Secondo un anonimo dirigente medico, l’obiettivo era quello di fare un “lavaggio del cervello” a beneficio di Mundipharma e dei suoi prodotti.



C’era una casa farmaceutica i cui dirigenti hanno poi patteggiato che ci ha fatto un lavaggio del cervello, attraverso articoli sui giornali, sul fatto che l’Italia è oppiofobica, per incentivare a consumare oppioidi. Il messaggio era che sei un cattivo medico perché non usi gli oppioidi
Io sono stato tagliato fuori per tre o quattro anni anche perché non portavo avanti una campagna oppioide.
Dicevo che l’oppioide si usa solo in certe circostanze, non sempre come prima scelta. Per questo sono stato fuori tanto tempo dai congressi come relatore

Ma c’è un motivo valido per il quale i medici italiani scelgono di non affidarsi a tali farmaci come prima scelta.
Come spiega Gabriele Finco, ordinario di Anestesia all’Università di Cagliari e presidente dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (Aisd), il Sistema Sanitario italiano è strutturalmente molto diverso da quello statunitense.

Sono due sistemi sanitari diversi. Quello americano non ti segue.
Noi invece abbiamo una continuità assistenziale per tutte le persone. Se io ho bisogno di una visita, ci posso andare ogni volta che ho bisogno.
Noi, prima degli oppioidi, garantiamo tutta una serie di altri provvedimenti, come farmaci analgesici non oppioidi e prestazioni fisioterapiche che sono fondamentali nel trattamento del dolore cronico

La rigidità dei medici italiani avrebbe portato, secondo l’inchiesta Pasimafi del 2017, a un sistema di pagamenti da parte delle case farmaceutiche nei confronti di medici e accademici per promuovere l’utilizzo di farmaci oppioidi.

L’indagine si è chiusa nel 2023 con un patteggiamento, che ha però fortemente segnato la coscienza dei medici e le attività di promozione delle aziende farmaceutiche

Le pressioni delle case farmaceutiche sono sempre eclatanti quando c’è un farmaco nuovo.
Cercano di soppiantare il vecchio farmaco e le terapie che va a sostituire, perché le case farmaceutiche partono convinte della bontà del loro farmaco e lo spingono, lo propongono. Fa parte del gioco. Tocca poi ai medici di riuscire ad avere spirito critico

Overdose da oppioidi e mercato nero: gli USA in crisi

L’Italia è uno dei Paesi europei con il minor tasso di prescrizioni di farmaci oppioidi.
Tuttavia, con gli anni, l'”oppiofobia” dei primi anni 2000 si è molto ridimensionata, come spiega Claudio Leonardi, presidente della Società Italiana Patologie da Dipendenza (Sipad).

Sempre più specialisti e terapisti del dolore vengono sottoposti a corsi di formazione fatti da noi tossicologi esperti di dipendenza. Spieghiamo perché non bisogna avere timore di usare questi farmaci, ma anche quali sono le precauzioni che devono essere prese

Allo stesso tempo, però, aumenta anche la presenza di questi farmaci sul mercato nero.
Secondo i dati della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dcsa) del Ministero dell’Interno, nel 2023 sono state sequestrate 11.908 compresse di ossicodone. In forte aumento rispetto alle 728 del 2018.
In ogni caso, si tratta di una frazione minima rispetto ad altre droghe. Tanto che la percentuale di persone entrate in percorso di riabilitazione per dipendenza da oppioidi è solo dello 0,02%.
Inoltre, per quanto riguarda il mercato della droga in Italia, nella maggior parte dei casi, le persone che utilizzano questi farmaci a scopo ricreativo lo fanno per sostituire l’eroina, oggi in drastico calo.

La stessa cosa non si può dire degli USA, dove le overdose da farmaci oppioidi sono considerate una vera e propria epidemia.
Tanto che, come dichiarato da Nikki Haley, ex governatore della Carolina del Sud, “abbiamo avuto più americani morti di fentanyl che le guerre in Iraq, Afghanistan e Vietnam, messe insieme“.

Secondo gli analisti, negli Stati Uniti, il fentanyl è responsabile della maggior parte dei decessi per droga. A questo si affiancano il tranquillante per cavalli xilazina, che provoca ferite persistenti nella carne degli utenti, e i nitazeni, due volte più potenti del fentanyl.
La loro diffusione, inoltre, si è ampliata grazie alla produzione illegale di pillole appositamente contraffatte per assomigliare a farmaci per la depressione e l’ADHD.

Di fronte a risposte politiche che non hanno dato gli effetti sperati, gran parte delle famiglie e delle organizzazioni sociali hanno scelto la strada della “riduzione del danno“.
Ossia, un approccio sanitario progettato per mantenere in vita le persone mentre fanno uso di droghe, fino a quando non sono in grado di entrare in una sorta di recupero. Questa strategia include la distribuzione di naloxone (usato per bloccare gli effetti degli oppioidi), aghi e tubi puliti in modo che le persone non condividano le attrezzature e diffondano malattie, cure mediche di base e consulenza.
In alcuni casi, gli operatori monitorano anche le persone che fanno uso attivo di droghe per aiutare a prevenire overdose fatali.

Questo approccio, tuttavia, prevede anche strategie controverse e, talvolta, illegali.
Difatti, i dibattiti su come aiutare le persone con dipendenza a sopravvivere e riprendersi sono intensi, e sono ancora più divisivi in un anno elettorale importante come il 2024.

Secondo gli esperti di salute pubblica, il futuro non prevede miglioramenti.

È probabile che le soluzioni reali alla crisi delle overdose siano complesse, costose e dispendiose in termini di tempo, soprattutto se l’offerta di droga di strada continua ad evolversi con sostanze chimiche più pericolose.

Le strategie più promettenti riguarderanno probabilmente cose come la riforma dell’assistenza sanitaria, l’espansione dell’accesso agli alloggi e i programmi di salute mentale.

Ma quest’anno, con un elettorato sempre più polarizzato, sarà quasi impossibile incrementare questi sforzi.

Giulia Calvani

 

 

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