Ottimisti o pessimisti che importanza ha se non abbiamo fiducia in noi stessi?
Perché questa brutta faccenda sta mettendo a dura prova tutti noi e spesso ci troviamo a vagliare superficiali ipotesi tipo: “Moriremo tutti… Non è nulla di grave… Finirà presto… Non finirà mai “… E tanti altri ossessivi dubbi che ci perseguitano.
Ma essere ottimisti o pessimisti non cambia lo stato dei fatti. E non sono le nostre ipotesi a concederci la possibilità di un futuro, bensì la fiducia in ciò che è innato nell’essere umano. E’ qualcosa che fa parte del nostro DNA: è l’adattamento.
Quello che può salvarci è quindi la capacità psicologica e biologica dell’organismo umano di adattamento. O più nello specifico, l’omeostasi che mantiene l’equilibrio tra ciò che è dentro e ciò che è fuori
L’omeostasi infatti rappresenta un grandissimo potere da fruttare proprio in drastiche situazioni come quella che stiamo vivendo. Nel dettaglio, questa capacità innata dà la passibilità a qualunque organismo vivente, tra cui anche l’essere umano, di autoregolarsi mantenendo il giusto equilibrio con l’ambiente esterno. Per fare ciò ogni aumento deve essere compensato da una perdita di pari entità. Questo è il motivo per cui riusciamo ad adattarci gradualmente a qualsiasi cambiamento a noi estraneo, sappiamo abbracciare il nuovo e abbandonare ciò che non è più necessario al nostro sostentamento.
E’ certo che, essendo il COVID-19 un organismo vivente, anch’esso sfrutterà la regola dell’omeostasi
In tal caso la battaglia si fa ardua. L’ottimista già l’ha vinta, il pessimista invece ha scommesso COVID vs Uomo: 1 a 0.
Questo però è al di sopra di ogni nostra previsione, perché qui l’arma non è l’intelletto, ma la forza dei singoli organismi. Pertanto, anziché scommettere su vincenti o perdenti, dovremmo imparare a potenziare il nostro senso d’adattamento. E’ quindi necessario accettare il presente e non ribellarsi, bensì agire con esso. Evitare stati di sconforto o al contrario pericolose leggerezze . Insomma, vivere questo presente e farcelo alleato lasciandoci alle spalle i vecchi schemi non più attuabili. Solo in questo modo potremmo vincere, perché l’omeostasi non sfrutta gli eccessi, essa tende sempre all’equilibrio.
Pertanto perdere tempo ad accusarsi di essere ottimisti o pessimisti riguardo l’esito della Pandemia, al momento, è alquanto superfluo
La vera cura, invece, sta nella fiducia in noi stessi e le nostre innate capacità, che in questo caso non sono solo intellettive, ma anche – e soprattutto – biologiche. Infatti l’adattamento è un processo sia fisico che sociale e tramite esso siamo in grado di modificare i nostri schemi di comportamento e anche di trasformare in opportunità ciò che il nuovo ambiente ci propone.
Non servono congetture di nessun genere, abbiamo invece bisogno di fiducia e responsabilità sociale
Impariamo ad amare la nostra specie e sapremo amare anche un po’ più noi stessi. E’ vero che l’uomo di danni ne ha fatti (e ne fa) molti, ma ciò non toglie che potremmo impugnare le redini del nostro futuro cercando di costruire valori più solidi e sinceri. Già che conflitti e ostilità si sono (in parte) attenuati è un segnale di speranza che un pochino di bene, se tutti lo vogliamo davvero, siamo in grado di farlo. Qualcosa sta cambiando in noi, prima lo percepiamo e meglio è.
E pensare che, concluso tutto, l’essere umano dimenticherà e tornerà alla vita di prima, è oggettivamente un ragionamento errato
Poiché l’adattamento è anche un processo di integrazione all’ambiente e a tutti i cambiamenti che esso può apportare. Prima di ogni cosa c’è l’apprendimento del nuovo, dopodiché subentra l’acquisizione.
Quindi questa pandemia segnerà nel nostro inconscio tracce indelebili che, inevitabilmente, ci porteranno a percepire il mondo circostante in modo del tutto differente da come lo vedevamo prima.
Già oggi, anche se non ce ne rendiamo conto, siamo cambiati
Pensiamo allo scrupolo igienico ormai abituale nella nostra quotidianità, o l’importanza del cibo a tal punto da evitarne lo spreco, o il ritrovato tempo o anche la riscoperta della noia. Stiamo ascoltando di più il nostro corpo: un raffreddore, un mal di testa o un po’ di tosse che, limitando i farmaci, impariamo a monitorare.
Sì, siamo già cambiati e queste sono tracce che resteranno stampate nel nostro inconscio anche quando tutto finirà.
Sicuramente in questo scenario di cambiamento ci saranno ancora ottimisti o pessimisti. Anche se con un punto di vista del tutto nuovo e magari più propositivo verso il rispetto della natura
Prepariamoci dunque a sfoderare il nostro potere arcaico di trasformazione e miglioramento, in simbiosi con la terra che ci ospita. Dovremmo impegnarci perciò ad essere costruttivi, stavolta però – si spera – nella giusta maniera.
Perché di sfide ce ne sono e ce ne saranno ancora, ma se siamo i primi a non credere in noi stessi, allora sono tutte già perse.
Sabrina Casani