Chi era Mosley?
Un inglese. Un fascista, fino alla sua morte. Così si potrebbe concludere questo pezzo, ma è giusto riportare un minimo la storia di questo personaggio. Previo un servizio nella cavalleria allo scoppio della Prima Guerra mondiale e la partecipazione alla battaglia di Loos, nel 1918 venne eletto deputato alla Camera dei Comuni tra le fila del Partito Conservatore. Nel 1924 Oswald Mosley cambiò idea aderendo al Partito Laburista nel quale rimase sino al 1930. All’inizio degli anni ’30 cominciò a considerare il corporativismo dell’Italia fascista divenendo seguace di Benito Mussolini. Nel 1932 fondò il British Union of Fascists. Il governo Tory impedì di partecipare alle elezioni politiche del 1935 ad Oswald Mosley e ai suoi seguaci.
L’anno successivo i fascisti inglesi marciarono su Londra ma vennero contrastati da migliaia di antifascisti. A causa di ciò, Mosley rimase per molti anni ai margini della politica britannica. Lo stesso anno, nel 1936, si sposò in cerimonia privata in Germania a casa di Goebbels, un matrimonio al quale partecipò anche Adolf Hitler. Nel 1940 fu arrestato dalle forze dell’ordine inglesi e fu rilasciato nel 1943 per questioni legate alla sua salute. Nel dopoguerra Oswald Mosley fondò il movimento Europe a Nation che attirò le attenzioni di tutti i grandi partiti di estrema destra.
Una cattedra universitaria offerta a Oswald Mosley
Nel 1951 si trasferì in Irlanda (forse perché non ben accetto in Inghilterra) e traslocò successivamente a Parigi dove trascorse gli ultimi anni di vita. Nel 1968 scrisse la sua autobiografia My Life un modo per descrivere tutti i suoi fallimenti. Perché fu un’esistenza fallimentare, nella quale nessuno (o pochi) in Inghilterra diedero adito ai suoi ideali fascisti.
Nel 1977 incredibilmente fu candidato alla carica di magnifico rettore dell’Università di Glasgow ottenendo 100 voti. È paradossale che un fascista sia stato candidato al rettorato di un’università e che abbia raccolto 100 voti. Un fascista dimenticato dall’opinione pubblica ma che non ha mai rifiutato l’appellativo persino nel dopoguerra. Ma come è possibile che l’Inghilterra che dapprima lo aveva ripudiato, dopo la guerra ha iniziato a dimenticare?
Gli inglesi e la morale nei confronti degli italiani
Molto spesso gli inglesi ostentano un certo orgoglio nel criticare noi italiani in merito al periodo fascista, un periodo di cui certo non andiamo fieri e che vorremmo, talvolta, non aver vissuto. D’altro canto, essi possono vantare il fatto di non aver aderito al pensiero nazifascista portato in Inghilterra da Oswald Mosley e che andava formandosi in Europa in quegli anni. Ricordiamo, ad esempio, il grande Wiston Churchill che a proposito del fascismo italiano e della guerra disse: “Bizzarro popolo gli italiani: un giorno 45 milioni di fascisti; il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure, questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti”.
Giusto, gli stessi poi che hanno scarcerato Oswald Mosley e conferito lui l’opportunità di candidarsi al rettorato dell’università di Glasgow, fondare un nuovo partito e scrivere un libro autobiografico in cui raccontava la sua vita, la vita di un fascista dimenticato.
Lorenzo Tassi