Qualsiasi attività fisica farai, torna però ben presto dal corpo allo spirito.
(Seneca – Lettere morali a Lucilio)
L’ossessione per il corpo e per l’aspetto estetico è un fenomeno che, con sfumature diverse, ha attraversato i secoli mantenendosi vivo nell’elenco delle preoccupazioni umane dall’antichità fino all’epoca moderna.
La società attuale ha raggiunto, però, uno stadio che pone le basi per la disgregazione di quelle che sono le prerogative intrinseche e primordiali del corpo, attraverso un radicale spostamento di attenzione che scivola dal carattere di funzionalità al carattere puramente estetico. In questo modo, il corpo, smette di essere strumento funzionale alla vita e comincia a rivestire un ruolo di centralità fine a sé stessa, conducendo gli individui ad assumere un atteggiamento di incessante ricerca della condizione estetica ideale.
Si tratta di una propensione alimentata da forze multidirezionali. Tra queste, i social network e il marketing della bellezza, con la proposta di un’immagine dai canoni sempre meno raggiungibili, esercitano un ruolo oltremodo significativo. La costante esposizione a messaggi che enfatizzano la centralità della bellezza esteriore ha influito notevolmente sulla salute mentale di un’ampia componente della popolazione mondiale dei paesi industrializzati, sviluppando bassa autostima, alterata percezione di sé e senso di inadeguatezza, traducendosi spesso in disturbi psicologici e alimentari.
Infatti, secondo la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SISDCA), si stima che questi disturbi, in Italia, colpiscano ogni anno circa 85.000 persone. Ci si trova di fronte, dunque, a una problematica multifattoriale, che per essere affrontata necessita una scomposizione in tutte le sue specifiche componenti.
In questa sede, si propone una riflessione attraverso l’approccio stoico del filosofo latino Lucio Anneo Seneca. La sua è una riflessione critica che, per quanto distante nel tempo, è in grado, nella sua universalità, di coinvolgere ogni epoca umana.
Seneca ha saputo scrutare chirurgicamente il tessuto dell’esistenza umana percorrendo i sentieri della virtù e della saggezza. Nelle sue opere, in modo particolare nelle “Lettere morali a Lucilio”, suggerisce l’importanza di un equilibrio tra corpo e mente, incoraggiando un’attenzione alla salute fisica che vada oltre quello che é l’aspetto esteriore.
Allenamento: il corpo in funzione dell’agire o agire in funzione del corpo?
Un aspetto di particolare rilievo nel fenomeno dell’ossessione per il corpo è la dedizione alla palestra e all’allenamento fisico per fini meramente estetici. Sono molti gli individui che trascorrono il proprio tempo in palestra, non tanto per migliorare la salute o il benessere generale, ma per scolpire il proprio corpo secondo i canoni estetici imposti dalla società. Questa tendenza, sebbene possa portare a un aspetto fisico attraente, e quindi a un primo senso di appagamento, spesso sacrifica il benessere psicologico e spirituale, in quanto si tratta di un conseguimento effimero e fugace. Il corpo, infatti, è qualcosa di soggetto alle leggi del tempo: è in continua mutazione, destinato a consumarsi e modificarsi in modo inarrestabile.
“Una cieca avidità”, scriveva Seneca, “ci precipita verso beni che nuoceranno, che in ogni caso non ci sazieranno mai”. Tale condizione, infatti, tende a un instancabile tentativo di perfezionamento, che una volta raggiunto, il tempo avrà già operato affinché venga destituito; inserendo così gli individui all’interno ci un ciclo di fame continua che allontana gli animi da una condizione di serenità.
Infatti, nella quattordicesima lettera delle “Lettere morali a Lucilio”, Seneca asseriva che “si troverà asservito a molte cose chi si piega a servire il corpo, chi è troppo in ansia per esso, chi tutto considera in relazione al corpo. Dobbiamo comportarci non come se dovessimo vivere in funzione del corpo, ma nell’idea che non possiamo vivere senza il corpo: l’eccessivo amore per questa parte di noi stessi ci riempie di timori e di inquietudini, ci carica di preoccupazioni, ci espone a subire affronti”.
Cenni storici: ossessione per il corpo e allenamento
La concezione di centralità del corpo estetico e l’attitudine all’allenamento fine a sé stesso, in modo particolare nel bodybuilding, si pongono profondamente a contrasto con le motivazioni storiche della nascita delle palestre e dell’allenamento; con il suo senso e valore intrinseco. Nel corso della storia, l’allenamento fisico è nato come mezzo per migliorare la salute e la funzionalità del corpo, un’arte antica tramandata attraverso il succedersi di società umane come una via per mantenere il corpo forte, abile e vitale, e, insieme, una mente temprata per affrontare le sfide della vita quotidiana.
In epoca greca e romana, l’allenamento fisico incarnava un elemento cruciale per l’interezza dello sviluppo di una persona. Entrambe le culture concepivano l’educazione fisica e la cura del corpo, non come operazione volta unicamente a un abbellimento esteriore ma un mezzo che mirava a formare corpi agili e forti e a coltivare virtù morali e intellettuali, stimolando coraggio e autodisciplina.
Benessere reale o apparente?
All’interno della società moderna, nel fervore della ricerca della perfezione fisica, si perde spesso di vista il vero scopo dell’allenamento fisico: utilizzare il corpo come strumento atto al vivere e non, erroneamente, il contrario.
Possiamo dire che l’allenamento fondi le sue radici nella promozione del benessere e del corretto funzionamento del corpo a fronte della vita. Tuttavia, oggi, l’attenzione si è spostata verso una funzionalità diversa, nonché quella di un impegno fisico e alimentare volto allo sviluppo di un corpo che rispecchi i canoni estetici alimentati dal marketing del fitness, accogliendo la tendenza all’ossessione per il corpo. Uno stile di vita che, se centralizzato e portato all’eccesso, non sempre si traduce in un corpo in salute, sia dal punto di vista spirituale e della mente, che di quello prettamente fisico.
Lo spirito
Secondo la visione senecana l’accento esclusivo sull’aspetto estetico del corpo può condurre l’individuo alla vuotezza interiore e a un senso di insoddisfazione causato dalla costante ricerca di una gratificazione estrinseca e fugace. Oltre che a una perdita di tempo che sarebbe opportuno invece dedicare alla coltivazione delle virtù dello spirito e dell’allenamento alla riflessione. Per il filosofo stoico, infatti, la felicità e la nobiltà d’animo derivano dall’equilibrio e dalla salute interiore, che solo una vita ben ponderata tra corpo e spirito, l’introspezione e la riflessione possono alimentare.
“È una grossa sciocchezza, o mio Lucilio, e non si addice per nulla a un uomo colto, spendere tempo nell’allenare le braccia, allargare l’attaccatura del collo, e irrobustire i fianchi. Certo la dieta gladiatoria avrà dato ottimi risultati e le tue masse muscolari saranno aumentate, però non potrai mai eguagliare né la forza né il peso di un pingue bue. Aggiungi poi che con un bagaglio corporeo di maggior mole l’animo rimane come soffocato ed è meno agile. Perciò contieni quanto più puoi la componente fisica della tua personalità e dà spazio allo spirito”: in questo passaggio della quindicesima lettera, Seneca pone un accento sulle conseguenze negative dell’eccesso di cura del corpo fine a sé stessa ponendo invece in rilievo l’importanza capitale dello spirito.
Nella medesima lettera aggiunge che “molti aspetti negativi si accompagnano a quanti si dedicano a un eccessivo esercizio fisico”: si riferisce al consumo di energia vitale che viene derubata alle attività intellettuali in quanto richiedenti di “una certa vivacità mentale”. Facendo cenno anche “all’abbondanza di cibi che ottunde la sottigliezza dell’ingegno”.
Il corpo
Prendendo in considerazione la pratica del bodybuilding, nonché l’attitudine a costruire una massa muscolare a fini estetici attraverso un allenamento di forza resistente di breve durata, vi sono diversi studi e ricerche che ne mettono in discussione l’efficacia come attività funzionale e salutare a lungo termine.
Conclusioni
Se conserveremo con cura e senza timore le nostre doti fisiche e le inclinazioni naturali, tenendo però presente che sono effimere e fugaci; se non ci sottometteremo alla loro schiavitù e se le cose estranee non ci possederanno; se quanto gradito al corpo e quanto viene dall’esterno per noi saranno nella stessa posizione in cui si trovano nell’esercito le truppe ausiliarie e gli armati alla leggera (queste parti servano, non comandino), solo allora saranno utili alla nostra mente.
(Seneca – La vita felice)
L’insegnamento di Seneca può considerarsi una guida preziosa per la società moderna, non teso a tralasciare l’attenzione verso l’allenamento e la cura del proprio aspetto, ma per accostarvisi in modo bilanciato così da favorire un benessere fisico e psicologico.
Sarebbe opportuno, invece di concentrarsi ossessivamente sulla bellezza esteriore, dedicare maggiore tempo e risorse alla coltivazione della mente e dello spirito; e a concepire l’allenamento come in funzione della prestazione atletica e della costituzione del carattere. Che non deve essere inteso come monito a ignorare la cura del corpo, ma piuttosto a ricercare un equilibrio che permetta di valorizzare l’essenza interiore dell’individuo, imparando a considerare il corpo come uno strumento per vivere, e non il punto focale verso cui si dirige il proprio agire.
In conclusione, le sue riflessioni riguardo l’eccessiva preoccupazione per il corpo si mostrano di una rilevanza universale e astorica: giungono all’epoca contemporanea offrendo un antidoto alla cultura dell’immagine, invitando a cercare un’autentica e intaccata bellezza nell’interiorità, nell’equilibrio delle passioni e del carattere, e nelle virtù. In una società sempre più caratterizzata da una focalizzazione sull’apparenza, le parole di Seneca portano alla memoria la profonda e innata importanza di coltivare ciò che è eterno e pregno di significato.
Alessandra Familari