Sono da poco state annunciate le nomination per le ventitré categorie dei novantaquattresimi Academy Awards ancora una volta ospitati dal Dolby Theater, in California.
Tra i film che si sono distinti maggiormente tra le nomine abbiamo “Dune”, “Belfast”, “West Side Story” e “Drive my car”, film giapponese che ha ricevuto ben quattro candidature. Tuttavia, fra i vari concorrenti troviamo anche l’italianissimo Paolo Sorrentino che, con “È stata la mano di Dio” , si contenderà con la pellicola nipponica il titolo di Miglior film internazionale.
Il vero protagonista è stato però “Il potere del cane” di Jane Campion, che ha sbaragliato la concorrenza con le sue dodici nomination, spaziando dal Miglior film, alla Miglior colonna sonora e Miglior regia.
Chi è Jane Campion?
Jane Campion nasce a Wellington nel 1954, figlia d’arte dell’attrice teatrale Edith Campione e del regista teatrale Richard Campion.
Il suo nome circola fin da subito nel campo cinematografico grazie ad uno dei suoi primi corti “Peel” , premiato come Miglior corto al Festival di Cannes del 1986.
Da quel momento inizia la sua carriera e il suo grande palmares che vanta di un’altra Palma d’oro per il film “Lezioni di piano” (1993) al Festival di Cannes, due Leoni d’Argento e un Premio Pasinetti alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per “Un angelo alla mia tavola” (1990), “Il potere del cane” (2021) e “Ritratto di signora” (1996), due Golden Globe come Miglior regista e Miglior film drammatico per “Il potere del cane” (2022) e un premio Oscar per la categoria di Miglior sceneggiatura originale per “Lezioni di piano” (1994).
Jane diventa così una delle registe più amate e affermate del panorama cinematografico, rientrando nella stretta cerchia delle cinque registe donne che hanno ottenuto una nomina per la Miglior regia agli Academy Awards e detenendo il record di essere la prima ad averne ricevute due.
Di cosa parla “Il Potere del cane” ?
Diretto dalla pluripremiata regista neozelandese Jane Campion, “ll potere del cane” ci riporta indietro nel tempo di quasi un secolo nel Montana del 1925.
Protagoniste della storia sono le drammatiche vicissitudini che intercorrono tra i due fratelli Phil e George Burbank, specialmente a seguito del matrimonio di George con la vedova Rose, che scatenerà una vera e propria guerra in famiglia.
Campion sceglie, forse appositamente, una storia ambientata in un contesto aspro e rude proprio del genere western, che mette in risalto tematiche come la discriminazione di classe e di genere.
Possono queste tematiche essere considerate ancora “calde” ai giorni nostri?
Nonostante i sempre più crescenti riconoscimenti e premi vinti dal mondo cinematografico femminile, al botteghino la percentuale dei film più di successo diretti da registe è calata del 4% negli ultimi due anni, passando dal 16% al 12%.
Jane Campion con Il potere del cane propone al pubblico spunti di riflessione su temi discriminatori ancora contemporanei e applicabili a tutti i settori, a partire dal divario di genere all’interno dell’industria cinematografica.
La sua presenza agli Academy Awards gioca quindi un ruolo fondamentale per la rappresentanza e la valorizzazione del mondo femminile, in un’industria che di femminile ha sempre avuto ben poco.