Un’intervista che non ti aspetti, quella realizzata dal giornalista del The Guardian. Martin Chulov è riuscito a parlare con Alia Ghanem, la madre di Osama bin Laden.
Chulov, esperto di terrorismo e delle problematiche legate al Medio-Oriente, lo scorso giugno ha incontrato la donna nella sua lussuosa residenza in Arabia Saudita. La madre di colui che per molti anni è stato obiettivo numero 1 dell’antiterrorismo mondiale, si è fatta intervistare nella casa di Gedda. La città portuale che si affaccia sul mar Rosso è residenza della famiglia da generazioni. I Bin Laden rimangono una delle famiglie più ricche del paese e la loro casa, come riporta il The Guardian, è lo specchio della loro ricchezza e opulenza. Nella stanza, insieme a Ghanem, ci sono i suoi due figli (i sopravvissuti) Ahmad e Hassan, e il secondo marito, Mohammed al-Attas, che ha cresciuto anche Osama dall’età di tre anni. Una guardia del governo saudita è presente nella stanza. Ma non cercherà di influenzare in nessun modo la conversazione.
Le parole della madre di Osama
La donna rivolge i suoi ricordi verso il figlio Osama e, come tutte le mamme, parla di lui come di un bravo figlio e un bravo bambino. Racconta che cominciò a cambiare quando andò a studiare economia all’Università King Abdulaziz University di Gedda. Qui, racconta Ghanem, Osama venne radicalizzato.
Ha incontrato persone che gli hanno fatto il lavaggio del cervello, una specie di setta
Ahmed il fratellastro, fa notare come la madre si rifiuti ancora oggi di ammettere le gravi responsabilità di Osama circa gli attentati dell’11 settembre e gli altri atti terroristici a lui attribuiti e preferisce colpevolizzare chi, a sua detta, è responsabile del radicale cambiamento di quel suo figlio che “la amava tanto”. Tra tutti gli incontri sbagliati del figlio, il peggiore fu quello con Abdullah Azzam, che divenne, in seguito il consigliere spirituale di Osama Bin Ladem. Hanno molti soldi per la loro causa, dichiara la donna, ed è anche questo che facilita i processi di radicalizzazione. Fino agli anni 80, comunque, il figlio era molto stimato. Andò, in quei tempi, in Afghanistan per combattere l’occupazione russa.
Tutti quelli che lo conoscevano parlavano bene di lui, e anche noi e il governo saudita, inizialmente, eravamo orgogliosi. Poi arrivò Osama, il mujahim.
Hassan, l’altro fratello, dopo un lungo silenzio, probabilmente utilizzato per ponderare le parole ha dichiarato di aver imparato molto dal suo fratello maggiore, ma non può nutrire la tesa stima di lui come uomo.
Ha raggiunto le vette del mondo, nel palcoscenico globale, e non è servito a niente
Gli occhi di una madre
La donna racconta ancora di come Osama fosse bravo negli studi e che non sospettò mai che suo figlio potesse diventare un jihadista. Quando è stata evidente la strada presa dal figlio, tutta la famiglia è rimasta estremamente turbata e addolorata.
L’ultima volta lo videro in Afghanistan, nel 1999. Lui sembrava molto felice di vederli. Due anni dopo gli attentati alle torri gemelle di New York avrebbero definitivamente fatto di Osama Bin Laden l’icona del male. Ma quel giorno, nel 1999, Osama era contento di vedere la famiglia e per l’occasione uccise un animale e invitò tutti a restare.
Quando Ghanem lascia la stanza, riprendono la parola i fratelli. Come per scusarsi, ripetono che la visione della madre non è obiettiva, che ancora nega a se stessa molte cose, anche dopo 17 anni. Amava molto suo figlio.
Noi, invece, sapevamo dopo le prime 48 ore che era stato lui (si riferisce all’11 settembre) e dal più giovane al più anziano, ci siamo tutti molto vergognati e sapevamo che come famiglia avremmo dovuto affrontare terribili conseguenze. Chi era all’estero è rientrato in Arabia Saudita. Siamo stati a lungo interrogati e controllati. Solo adesso, dopo quasi due decenni possiamo muoverci con relativa libertà all’interno e all’esterno del regno saudita
Finzione o realtà?
La famiglia non si addentra nei tragici fatti legati al terrorismo di Osama Bin Laden. Le considerazioni fatte sono nulla più e nulla meno di quelle di una madre e dei fratelli che cercano di spiegare il perché la donna neghi l’evidenza. In realtà non è la sola a negare l’evidenza. Che Osama Bin Laden fosse un criminale è assodato. Ma in molti credono che dietro la sua ascesa ci fossero altri poteri e motivi economici che coinvolgevano direttamente anche gli States. Migliaia i video oramai reperibili dove si evidenziano le anomalie di quel maledetto 11 settembre. E se così fosse, ci saranno tanti altri Osama bin Laden.
Marta Migliardi