Nella sua plurimillenaria storia, il teatro musicale ha assunto varie forme che, a cavallo tra XIX e XX secolo, hanno portato alla nascita e affermazione del musical come vero e proprio genere teatrale.
La musical comedy o, più semplicemente, il musical è un genere teatrale di origine anglosassone che si avvale di molteplici tecniche espressive. Trattandosi di una forma di “teatro musicale”, lo sviluppo narrativo e drammaturgico della vicenda è basato su una perfetta coesione tra canzoni, recitativi e coreografie. In un musical, infatti, gli interpreti (spesso definiti performer o “cantattori”) devono misurarsi in ben tre discipline: canto, recitazione e danza. Tre discipline che, nel gergo teatrale, sono definite “la tripla minaccia”.
Dal jazz, alla lirica, al rock, il repertorio musicale della musical comedy è vasto e variegato e corredato di orchestrazioni in grado di esaltarne l’eterogeneità. Scenografie, coreografie, costumi e luci, sommati alle performance spesso eccellenti degli interpreti, contribuiscono infine alla spettacolarità di un prodotto che, lontano dalle bassezze di un certo tipo di varietà, mira alla massima qualità pur rivendicando la propria vocazione popolare.
Prodotto autoctono newyorkese, il musical è forse il maggiore e più originale contributo statunitense alla storia mondiale del teatro. Benché indiretto discendente dell’operetta europea – con cui condivide l’alternanza strutturale tra cantato e parlato – il musical è infatti un genere fortemente modellato sul gusto americano. Rispetto all’operetta, inoltre, nel musical, i recitativi godono generalmente di più ampio spazio, i brani cantati sono tendenzialmente meno complessi, e vi è una maggiore attenzione alla trama. Le vicende narrate inoltre spesso offrono allo spettatore uno spaccato della realtà sociale in cui sono state concepite.
Nonostante si siano sviluppati in modo parallelo, tuttavia, musical e operetta, così come ogni altra forma di teatro musicale, affondano radici comuni nell’Atene dell’età classica.
Dalla tragedia greca alla nascita dell’opera
La prima e più antica forma di teatro musicale si sviluppa nel V secolo a.C., nell’Atene di Pericle, con la nascita della tragedia. Come è noto, le tragedie greche sono infatti accompagnate dal canto e dalle coreografie del coro, che svolge generalmente un ruolo di commento al dramma. Un genere totalmente diverso, ma sempre arricchito da un sottofondo musicale, si afferma invece nella Roma augustea: la pantomima, un tipo di spettacolo in cui l’azione è affidata alla mimica dell’attore.
Giungiamo quindi al Basso Medioevo, quando le strade d’Europa diventano teatro itinerate per i menestrelli, musicisti dediti all’intrattenimento della gente comune attraverso canti e ballate popolari. Durante i propri spettacoli, i menestrelli danno vita a danze ancora oggi praticate. In questo stesso periodo, inoltre, nascono i drammi a tema religioso accompagnati da canti liturgici.
È tuttavia con l’avvento del Rinascimento che i vari palcoscenici d’Europa si specializzano fino a formare nuovi generi teatral-musicali autoctoni. Il teatro inglese sta vivendo uno dei momenti di maggior splendore della propria storia quando alla corte dei Tudor si sviluppa la masque, una rappresentazione teatrale consistente in un corteo di maschere che si esibiscono in elaborati numeri d’intrattenimento. Le sezioni musicali dei suddetti spettacoli si evolvono poi nell’English opera, un genere che ha, tuttavia, vita breve.
Parallelamente, verso la fine del XVI secolo, da un tentativo di revival della tragedia greca, nasce in Italia l’opera per come la intendiamo oggi. Opera che si svilupperà in molteplici sottogeneri fino ad affermarsi sottoforma di opera lirica (o melodramma) – genere di teatro musicale estremamente complesso ed elitario che è stato presto esportato con grande successo anche nel resto d’Europa e del mondo.
I nuovi generi popolari
È tuttavia nei secoli successivi al Rinascimento che si registra, spesso proprio in risposta all’affermazione dell’opera lirica, la maggior proliferazione di nuovi generi teatrali di intrattenimento leggero, destinati – diversamente dall’opera – a un pubblico popolare. In Europa si sviluppano infatti forme di teatro musicale quali la commedia musicale, il teatro-varietà (o rivista), il burlesque, e la già citata operetta europea. Quest’ultima, nata nell’Ottocento in Francia, deriva a sua volta dalle commedie teatrali settecentesche del drammaturgo inglese John Gay, il quale era solito inserire nelle proprie opere in prosa canzoni tradizionali e composizioni colte riadattate per un pubblico più ampio.
Nel XIX secolo il Nuovo Mondo si apre al teatro. Nei teatri statunitensi, intorno al 1850, si afferma un genere nuovo: il minstrel show, un tipo di spettacolo composto da canzoni e scene comiche interpretate da attori bianchi truccati da neri. L’enorme successo di questo genere, tuttavia, si esaurisce nel corso di un ventennio e i teatri a esso dedicati vengono presto riattrezzati per ospitare gli spettacoli di varietà di importazione europea. Gli Stati Uniti accolgono infatti l’opera lirica e i nuovi generi popolari, reinterpretandoli secondo il proprio gusto e dando quindi vita a forme rivisitate di burlesque (qui caratterizzato da acrobati, comici e ballerine in abiti succinti), vaudeville (puro varietà) e operetta (ora commedia brillante ambientata in grandi città statunitensi). Giunta a New York alla fine del XIX secolo, l’operetta rappresenta per l’emergente ceto medio l’alternativa ai volgari varietà, ma anche alla troppo aristocratica opera lirica.
Gli albori del musical a Broadway
Il 12 settembre 1866, a New York, presso il Niblo’s Garden Theatre – teatro che sorge lungo la famosa Broadway – va in scena il primo musical della storia: The Black Crook. Nato dall’unione di una compagnia di canto e ballo europea e di una di prosa statunitense per ovviare a difficoltà economiche e organizzative, The Black Crook è l’antesignano e l’emblema del genere. Come The Black Crook, infatti, i primi musical hanno origine dai ceti popolari in quanto forme teatral-musicali destinate all’intrattenimento di un pubblico vasto e non necessariamente colto. Paragonato spesso per tematiche e intenti al feuilleton (o romanzo d’appendice), il musical delle origini si distingue per accessibilità e coinvolgimento emotivo del pubblico, garantiti da motivi orecchiabili e vicende accattivanti. Pecca, tuttavia, di scarsa ricerca estetica e formale e mancanza di originalità.
All’indomani della guerra di secessione e dell’Immigration Act, il tessuto sociale statunitense è quanto mai variegato e composto da gruppi di immigrati appartenenti a etnie differenti. Il musical si presenta come una forma di teatro rivolta all’intera società di massa statunitense, a prescindere dalla provenienza. Per struttura e stile, infatti, il musical risulta più scorrevole e fruibile della prosa tradizionale, nonché più comprensibile anche per la fetta di popolazione che non parla correntemente l’Inglese. Inoltre, le vicende e i soggetti portati in scena nei primi musical rappresentano l’incarnazione degli ideali del “sogno americano”, che proprio in quegli anni veniva realizzato da self-made-men quali l’imprenditore Rockefeller e, poco più tardi, Henry Ford.
Da Broadway in poi
Sebbene The Black Crook sia comunemente riconosciuto come il primo musical, dobbiamo aspettare fino al 1879 perché il termine “musical” venga effettivamente utilizzato per definire il genere. Dobbiamo poi attendere fino agli anni precedenti la prima guerra mondiale per arrivare a una sorta di codificazione di questo tipo di spettacolo. Ma, una volta raggiunta la formula vincente, il musical inizia a diffondersi, da Broadway al resto degli Stati Uniti, al Vecchio Continente, e oltre…
Nei più di centocinquant’anni trascorsi dalla sua nascita, il musical si è ulteriormente evoluto. Da forma esclusivamente teatrale, con l’introduzione del sonoro al cinema, si è trasformato anche in genere cinematografico e ha acquisito popolarità sempre maggiore. Esportato nei vari paesi, è stato accolto, rifiutato, o riadattato, e quindi spesso reimportato negli Stati Uniti, in un circolo virtuoso di influenze reciproche.
Cristina Resmini