Un rapporto a senso unico quello tra origini e globalizzazione.
Almeno così sembra, secondo la logica del progresso. A volte però, complici la nostalgia e, soprattutto, il bisogno di affermare la propria identità, il rapporto tra origini e globalizzazione si capovolge.
Trent’anni fa il futurologo John Naisbitt ha scritto:
Più diventiamo globali, più agiamo con una logica tribale.
Deve essere stata proprio questa logica che ha portato i giovani cinesi alla riscoperta dell’Hanfu, l’abito tradizionale della dinastia Han. Si è trattato di un processo graduale e mai sopito, che ha però visto una vera e propria esplosione del trend con l’avvento dei social media, in particolare TikTok e WeChat. Come dicevamo, quindi, la riscoperta dell’Hanfu costituisce un vero e proprio capovolgimento del rapporto tra origini e tradizione.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando bisogna fare un salto al venticinquesimo secolo a.C. circa.
Linee morbide e maniche ampie e lunghe: l’Hanfu fa la propria comparsa durante gli imperi di Yang Di e Huang Di, padri di tutti gli Han. L’abito ebbe lunga vita, circa 4000 anni, sopravvivendo durante tutta la dinastia Ming, che lo vide affermarsi come abito da lavoro per eccellenza.
Fu l’invasione Manciù a decretare la fine dell’Hanfu, o almeno così sembrava. L’abito fu infatti bandito per eliminare qualunque traccia della dinastia Han. Da allora, questo stile tradizionale è stato completamente abbandonato, o… quasi.
È accaduto infatti, soprattutto nell’attuale ventennio, che l’Hanfu abbia ricominciato a fare qualche sporadica, timida apparizione, prima della recente esplosione che ha portato i giovani cinesi alla riscoperta di quello che è stato battezzato, appunto, stile Hanfu.
Nel 2003 un operaio della centrale elettrica si presentò al lavoro indossando l’Hanfu. Nel 2008 fu la volta dei sostenitori degli atleti delle Olimpiadi di Pechino, che ne fecero una propria rielaborazione. Ma è nel 2013 che c’è stato un segno tangibile del ribaltamento del rapporto tra origini e globalizzazione, con la comparsa dei primi veri e propri store dedicati allo stile Hanfu.
Hanfu non è però solo moda.
Con l’esplosione di video virali, follower e simili, i giovani hanno iniziato ad appassionarsi a questo stile tradizionale, per poi coinvolgere anche genitori e membri più anziani della famiglia. Il trend si è sviluppato fino a diventare una sorta di movimento, portatore di una serie di idee e di voglia di ritrovare la propria identità. Ciò che alimenta maggiormente la nuova tendenza è proprio la riscoperta di valori comuni, precedentemente ignorati delle nuove generazioni.
Questo sentimento di condivisione ha portato alla nascita di veri e propri eventi e dibattiti in stile Hanfu.
Uno di questi è il festival annuale di Xitang, nei pressi di Shanghai. In questa occasione i fan dello stile Hanfu reinterpretano l’abito secondo il proprio gusto, dopo averlo acquistato negli store o sui siti specializzati, o addirittura dopo averlo creato personalmente.
Cosa c’è da aspettarsi quindi?
Ci capiterà di assistere, in futuro, allo stabilirsi, in Cina, di un nuovo equilibrio tra passato e presente? I giovani cinesi riusciranno a far diventare l’Hanfu virale al punto da esportarlo anche in Occidente? E il nuovo trend riuscirà ad essere così forte al punto da portare anche i nostri giovani a rispolverare la tradizione? Ce lo dirà solo la futura riscoperta del passato.
Mariarosaria Clemente