Origine e storia della pirateria

Nell’immaginario collettivo, la storia della pirateria comincia in epoca barocca. Normalmente la si relaziona a luoghi esotici come i Caraibi o isole lontane. Eppure questo fenomeno tanto affascinante trova il suo inizio in epoca ben più antica. Per quanto meno famosi rispetto a quelli seicenteschi, i pirati del mondo classico hanno battuto i mari e assaltato navi tanto quanto quelli dei racconti avventurosi che ci narravano da bambini. Vediamo dunque come nasce questo affascinante “mito” e quanto è vero delle storie di pirati che ancora oggi continuano ad incantare giovani e adulti:

 

Origine della pirateria

La pirateria inizia con la navigazione stessa. Secondo le fonti letterarie, il fenomeno era ben diffuso nell’antica Grecia. Anche solo rileggendo Omero e i racconti di battaglia, possiamo renderci conto di quanto fossero numerosi gli assalti ai centri abitati effettuati con l’utilizzo di navi da guerra. Alla conquista delle città, seguivano spesso saccheggi che rimpolpavano le tasche dei marinai assalitori. La guerra del Peloponneso, fra ateniesi e spartani, fu popolata da moltissimi episodi di pirateria così come tante altre battaglie della Grecia classica e dell’epoca ellenistica. Negli stessi secoli anche Fenici ed Etruschi, secondo i racconti degli storici, praticavano questa attività.

 

Dall’antica Roma al settecento

La storia della pirateria continua in epoca romana. Con la crescita delle rotte marittime e l’espansione dell’Impero romano, il Mar Mediterraneo continuò a popolarsi di “filibustieri” che attaccavano i porti e conquistavano città. Ce ne parlano gli storici e gli scrittori romani come Cassio Dione o Cicerone. Nel Medioevo gli atti di pirateria continuarono ad essere praticati ad Oriente dai Saraceni e nel mondo Vichingo. Ancora sono conservate le navi in legno massiccio con le quali i popoli del Nord Europa conquistavano i territori sulla costa. Con il tempo il fenomeno si “istituzionalizza”. Non era raro che durante le guerre, i governi si servissero di pirati per attaccare le navi nemiche. Famosa la figura del corsaro Francis Drake che aiutò Elisabetta I contro la Invincibile Armata spagnola.

Dopo la conquista dell’America, la pirateria si spostò oltreoceano assumendo sempre di più l’ aspetto che gli scrittori ottocenteschi diedero al fenomeno. I bucanieri dei Caraibi assaltavano le navi inglesi, francesi e spagnole nascondendo le navi pirata nei porti delle piccole isole sabbiose.



La fine della pirateria e l’inizio del mito

A fine ‘800 il fenomeno venne quasi completamente debellato. Ma non i racconti dei pirati che hanno contribuito a rendere “mitica” una pratica bellica o di violenza. Secondo le testimonianze rinvenute sui libri dell’epoca, la vita sulle navi corsari non era affatto facile. Tralasciando le leggende di gambe di legno, pappagalli parlanti e tesori nascosti, la routine piratesca era molto simile a quella degli altri marinai. L’equipaggio si impegnava a mantenere pulita la nave e rispettava delle regole ben precise. Ciò nonostante è innegabile che, per quanto dura, i pirati vivevano una vita d’avventura. Fra i pirati più celebri realmente esistiti ricordiamo Henry Avery, Edward Teach “Barbanera”,   John Rackam “Calico Jack” e persino una donna: Anne Bonny.

 

La storia della pirateria è ben diversa da quella raccontata nei libri di Stevenson o nei film di avventura. Non dimentichiamo che si trattava di episodi di violenza e delinquenza. Non a caso, in epoca moderna il termine stesso ha assunto un significato ben più duro (si pensi alla pirateria informatica o al traffico di stupefacenti). Abbandonando il fascino che riecheggia dalle storie di tesori nascosti su isole lontane, resta un fenomeno di criminalità. Seppur il lato oscuro di certi momenti storici ci possa affascinare, sin dalla sua origine la pirateria è stata caratterizzata da atti tutt’altro che nobili. Ma questo non può impedirci di continuare a godere dei racconti avvincenti su esplorazioni straordinarie.

Maria Luisa Ancona

 

 

 

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