Origin di Ava DuVernay, un potente messaggio sulle caste e il razzismo

Origin di Ava DuVernay ci invita a un viaggio emozionante e commovente attraverso il passato e il presente, esplorando le radici del razzismo e del sistema delle caste.

Ava DuVernay

Ava DuVernay, una delle registe più influenti di Hollywood, presenta il suo terzo film, “Origin,” in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, e già sta suscitando un profondo impatto emotivo tra il pubblico. Il film trae ispirazione dal libro “Caste: The Origins of Our Discontents” di Isabel Wilkerson, esplorando le radici del male del razzismo e del sistema delle caste che lo alimenta.

La trama si sviluppa intorno alla gestazione di questo progetto ambizioso, mentre raccoglie dati da tre continenti diversi: America, Europa e Asia. Al centro della storia c’è Isabel, una scrittrice nera e vincitrice del Premio Pulitzer in giornalismo, interpretata in modo straordinario da Aunjanue Ellis-Taylor. La scintilla per questo viaggio nelle profonde intersezioni tra diverse forme di oppressione e violenza, come lo schiavismo negli Stati Uniti e l’Olocausto europeo, nasce da un triste episodio di cronaca del 2012: la morte di Trayvon Martin, un ragazzo nero di 17 anni ucciso da un vigilante in Florida.

Isabel, inizialmente riluttante a scrivere un articolo su questo evento, si trova costretta a farlo dopo aver perso il marito e la madre, con una sorella malata di cancro. La trama del film si sviluppa attraverso l’assemblaggio di elementi molteplici: esperti da intervistare, citazioni di Primo Levi, spiegazioni sui pilastri del sistema delle caste e la narrazione di fatti storici e orrori dei campi di concentramento.

Il film di DuVernay si immerge in un passato e un presente dolorosi e trasmette un senso di uniformità televisiva, sia nel trattare le sofferenze passate che in quelle attuali. Tuttavia, l’effetto è potente. “Origin” ci guida attraverso tre continenti, eventi storici drammatici e la vita di Isabel, confezionando un film di grande portata.

Ava DuVernay, regista, sceneggiatrice e produttrice, parlando in conferenza stampa, ha sottolineato l’ambizione e la complessità di questo progetto e il duro lavoro necessario per portarlo alla luce. Il film è stato girato in soli 37 giorni, utilizzando il formato 16 millimetri.

Ma ciò che più appaga DuVernay è vedere che un film che affronta una storia così profonda e significativa, in particolare una storia di persone nere, abbia ottenuto visibilità e riconoscimento. Questo è un passo importante verso una maggiore rappresentatività nel mondo del cinema.

Il film inizia con la morte di Trayvon Martin, un omaggio al fatto che il libro che ha ispirato il film prende le mosse da quel tragico evento. Questa presenza continua di Trayvon Martin permea l’intero film, fino alla sua conclusione significativa.

Una frase che ricorre spesso nel film è:

“Non possiamo superare il trauma senza affrontarlo.”

Questo concetto ha caratterizzato anche il set del film, in cui oltre 300 persone coinvolte nel progetto hanno dovuto affrontare discussioni continue su paure e fragilità mentre ricostruivano scene dell’Olocausto, della schiavitù e dell’oppressione dei Dalit indiani.

Ava DuVernay collega l’arte e la giustizia, sottolineando come la creatività possa contribuire al cambiamento e all’immaginazione di un futuro migliore. “Origin” non è solo un film di grande impatto emotivo, ma anche un messaggio di speranza e di lotta per la giustizia.

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