In Brasile la parola Pelè entra nel dizionario con il significato di “unico, eccezionale”; così una nazione intera rende omaggio alla sua più grande icona, rendendola per sempre immortale.
Edson Arantes do Nascimento, per tutti Pelè
Annoverato indiscutibilmente tra i migliori calciatori della storia, per alcuni perfino il migliore di sempre, Pelè è stato una vera icona sia per il gioco del calcio che per il Brasile stesso. Eletto Calciatore del Secolo (XX) per la FIFA, il Comitato Olimpico Internazionale e per l’IFFHS, votato Pallone d’oro FIFA del secolo (XX) e Pallone d’oro FIFA onorario, ha vinto 3 campionati mondiali di calcio (record) e la FIFA gli riconosce il maggior numero di reti realizzate, ben 1281 tra partite ufficiali e amichevoli; ha vinto inoltre numerosissimi titoli con il Santos, la squadra a cui ha legato la sua carriera. Gianni Brera, uno dei più grandi giornalisti del secolo scorso, lo descrisse così:
Pelé vede il gioco suo e dei compagni: lascia duettare in affondo chi assume l’iniziativa dell’attacco e, scattando a fior d’erba, arriva a concludere. Mettete tutti gli assi che volete in negativo, poneteli uno sull’altro: esce una faccia nera, un par di cosce ipertrofiche e un tronco nel quale stanno due polmoni e un cuore perfetti.
Figlio dell’ex calciatore Dondinho cresce come molti dei suoi connazionali tra la miseria delle favelas brasiliane, facendo il lustrascarpe e giocando a calcio con un pallone di fortuna, fabbricato con degli stracci o indumenti vecchi. Proprio giocando in queste condizioni il giovane Pelè inizia a sviluppare il suo immenso talento, con gli amici gioca scalzo sulla strada, dribblando macchine e persone di passaggio; si gioca tutto il giorno, facendo pausa solo per lavorare, mangiare e andare a dormire: il calcio è l’unica distrazione dalla povertà della famiglia, ma anche un piacere vero di cui il piccolo Edson è innamorato.
A 15 anni viene notato da un agente entrando così nelle giovanili del Santos, squadra per cui giocherà per quasi tutta la sua carriera (a parte gli ultimi 3 anni durante i quali militerà nei New York Cosmos): sono numerose le squadre che da tutto il mondo vogliono accaparrarselo, dal Real Madrid al Manchester United. L’Inter di Angelo Moratti riuscì nel 1958 a fargli stipulare un contratto, ma Pelè era talmente amato e idolatrato dai tifosi brasiliani che non se ne fece più nulla. Dall’esordio con il Santos al suo addio per i Cosmos nel 1974 il brasiliano scrive la storia del calcio: segna valanghe di gol, vince campionati, Coppe Libertadores, Coppe Intercontinentali, facendo ritenere da molti la sua squadra come la migliore al mondo. Con la nazionale poi arriva la vera e propria consacrazione. Debutta ad appena 17 anni, nel 1957 segnando l’unica rete verdeoro nella partita contro l’Argentina persa per 2-1. Nel 1958 partecipa al suo primo mondiale segnando 6 gol in 4 partite giocate; in finale contro la Svezia segna uno dei gol più belli nella storia dei mondiali, superando il suo marcatore con un pallonetto e tirando al volo, e vince la Coppa del Mondo (prima volta per il Brasile). Vincerà ancora nel 1962, anche se non giocando la finale per infortunio, e nel 1970 affrontando l’Italia di Facchetti, reduce dalla Partita del Secolo. Pelè segnerà un fantastico gol di testa sovrastando il suo marcatore, Tarcisio Burgnich, che si espresse così dopo l’incontro:
Prima della partita mi ripetevo che era di carne ed ossa come chiunque, ma sbagliavo
Basterebbe il palmares per descrivere quanto sia stato grande Pelè ma fece grandi cose anche fuori dal campo. Oltre ad essere stato Ministro dello Sport, lottando contro la corruzione che infestava lo sport nel paese, fu nominato “ambasciatore delle Nazioni Unite per l’ecologia e l’ambiente”; spese moltissime energie per combattere la tossicodipendenza giovanile, le discriminazioni razziali e sessuali. Malato da tempo, muore il 29 dicembre 2022 per una insufficienza multiorgano nell’ospedale di San Paolo. Vengono dichiarati 3 giorni di lutto nazionale e gli si attribuiscono i funerali di Stato.
Pelè entra nel dizionario
Pelè per il Brasile è stato tanto, alcune volte anche tutto. Non solo è stato simbolo del sogno di un bambino che dalle favelas è giunto a vincere tutto, ma ha simboleggiato la voglia di riscatto di un popolo, esprimendola totalmente nella finale mondiale contro i giganti svedesi. Come si fa quindi ad esprimere i sentimenti che tutto il popolo brasiliano prova per lui? Qualche giorno fa è scattata la lampadina: Pelè entra nel dizionario. Il nome del più grande calciatore verdeoro di sempre sarà ora parte delle 167 000 parole che compongono la lingua portoghese: in Brasile sarà usato colloquialmente per identificare qualcosa di “eccezionale, unico”, di Pelè appunto. Riportato senza lettera maiuscola, “pelè” sta a significare: “Qualcosa o qualcuno fuori dall’ordinario, qualcosa o qualcuno che per la sua qualità, valore o superiorità non può essere equiparato a niente o a nessun altro, come Pelé, soprannome di Edson Arantes do Nascimento (1940-2022), considerato il più grande sportivo di tutti i tempi”. Il dizionario fornisce anche alcuni esempi di utilizzo, come “lui è il pelè del basket” o “lei è il pelè della medicina. Insomma essere definiti un “pelè ” è qualcosa di raro, significa per i brasiliani essere all’apice del proprio campo, vuol dire essere il non plus ultra. In questo modo Pelè sarà per sempre presente nella vita dei brasiliani, ricordando giorno dopo giorno quello che è stato e che rappresenta tutt’ora per una nazione e per il mondo intero.