Quanti di noi, compilando la giustificazione con la fatidica dicitura motivi di salute, hanno mentito parlando al professore di un’influenza o di un’emicrania, quando invece la reale motivazione era uno stato mentale alterato?
Gli USA hanno scelto di non sottrarsi a questa problematica sociale e istituzionale. Nelle scuole dell’Oregon sarà possibile assentarsi dalle lezioni per una crisi d’ansia o un episodio depressivo, ad esempio, esattamente come lo si farebbe per un raffreddore o una caviglia slogata, senza bisogno di nascondere nulla: questo grazie a una nuova legge, promulgata alcuni giorni fa e simile a quelle già esistenti in Florida e nello Utah, che permetterà ai giovani di assentarsi fino a 5 giorni ogni 3 mesi, fruendo di un permesso apposito.
Il traguardo è stato raggiunto soprattutto grazie all’impegno delle associazioni studentesche che hanno sposato la causa. La giovanissima attivista Hailey Hardcastle ha dichiarato che si tratta di una rivendicazione che nasce dall’esperienza autobiografica:
“Mi sono dedicata a questa causa per motivi personali, prima di tutto perché così tanti dei miei amici del liceo hanno avuto problemi di depressione, e ci sono state delle volte che li vedevo a scuola e pensavo che forse avrebbero fatto meglio a prendersi un giorno di pausa,” ha dichiarato la studentessa in un’intervista a «Today».
Scuola e salute mentale
Il provvedimento è un altro piccolo tassello nella lotta contro la stigmatizzazione dei disturbi mentali. Attualmente, in Oregon, il suicidio è la prima causa di morte per i giovani tra i 10 e i 34 anni. Numerosi paesi del mondo, come l’India e la Corea del Sud, hanno visto un rapido e drammatico aumento del tasso di suicidi all’interno della popolazione studentesca: secondo l’interpetrazione sociologica più condivisa, la causa risiede principalmente nella crescente competitività che accomuna le società in via di occidentalizzazione e che si riflette nelle istituzioni scolastiche e nei rapporti che si instaurano all’interno di esse. L’OMS, inoltre stima inoltre che entro la fine del 2020 la prima causa di morte a livello mondiale per i giovani saranno i disturbi mentali con le loro possibili implicazioni (suicidio e comportamenti a rischio).
A spingere i movimenti studenteschi statunitensi verso il tema della salute mentale è, naturalmente, anche la drammatica incidenza del fenomeno delle sparatorie scolastiche. Nonostante l’Italia non sia stata tradizionalmente interessata da fenomeni di devianza tanto estremi all’interno delle mura scolastiche, il problema riguarda anche il nostro paese da vicino: secondo i dati ISTAT, il 10% dei giovani italiani tra i 12 e i 25 anni dichiara di avere uno stato di salute mentale non ottimale. Alla luce di questi dati, l’istruzione italiana non potrebbe forse beneficiare di un provvedimento simile?
Agata Virgilio