L’esercito israeliano ha intensificato le sue operazioni su Gaza City, lanciando il 10 luglio migliaia di volantini per invitare i residenti a evacuare. L’evacuazione di Gaza City è stata così ordinata da parte dell’esercito di occupazione, che ha definito l’area come “pericolosa zona di combattimenti” e quindi non un’area sicura. Gli abitanti sono stati avvertiti che la zona più pericolosa è il nord della Striscia e che le strade e località più sicure sono quelle di Deir al-Balah e Al-Zawaida. Nel 279esimo giorno di genocidio, i morti palestinesi nella Striscia di Gaza salgono a 38.295, con 88.241 feriti.
Evacuazione e rastrellamenti: la guerra coloniale non si ferma
L’ordine di evacuazione di Gaza City è stato pubblicato dalle forze di occupazione israeliane ai cittadini palestinesi tramite migliaia di volantini che definivano la città “pericolosa”. Non è la prima volta che i cittadini palestinesi vengono cacciati dalla capitale: un’altra, la prima, evacuazione di Gaza City era avvenuta a gennaio, quando Israele aveva avviato il piano di invasione via terra dei territori palestinesi. Nella giornata di ieri gli arei hanno lanciato volantini che indicavano percorsi di fuga verso sud, mentre le truppe israeliane, supportate da carri armati e aerei, avviavano pesanti scontri con i miliziani di Hamas e della Jihad Islamica.
L’esercito di occupazione israeliana ha affermato di aver ucciso miliziani e trovato armi all’interno della sede dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), evacuata da tempo a Gaza. Rastrellamenti, uccisioni, violenze e sfollamenti forzati sono avvenuti anche nella zona sud della città: nel quartiere di Al-Sabra, i droni israeliani hanno condotto un’operazione di fuoco contro le case dei civili.
Attacchi e vittime civili: la banalità del male
In altre aree della Striscia, vari attacchi hanno colpito quattro scuole utilizzate come rifugi dagli sfollati, suscitando indignazione internazionale per le numerose vittime civili. Il capo dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ha dichiarato che gli ultimi combattimenti hanno causato 350.000 sfollati, aggiungendo che “non c’è assolutamente nessun luogo sicuro a Gaza”. Molti residenti hanno scelto di non seguire l’ordine di evacuazione di Gaza City, convinti che non esista un luogo veramente sicuro dalle bombe israeliane.
Una recente inchiesta portata avanti e pubblicata dalle testate israeliane di +972 Magazine e Local Call ha fatto sapere il chiaro atteggiamento dei soldati israeliani di sparare “a piacimento” sui civili palestinesi, a seconda delle proprie sensazioni, desideri, alle volte anche per noia. Chiunque può correre il rischio di essere ucciso, senza distinzione di sesso o età, e la prassi della guerra genocida è quella di lasciare i cadaveri in decomposizione, senza neanche sotterrarli.
Accuse e negoziazioni
L’ordine di evacuazione di Gaza City è stato dato poche ore fa perché è in atto un nuovo progetto di offensiva nella stessa città, che sembra avere un’escalation nelle prossime ore. Le IDF affermano di avere il pieno controllo della città e di aver iniziato l’assedio del quartiere di Tal al-Hawa, con almeno 30 vittime secondo Al Jazeera.
Il ministero dell’Interno di Gaza, dal canto suo, ha esortato i cittadini a rimanere nella città e ripararsi nelle infrastrutture vicine, senza allontanarsi troppo. Nonostante ciò, l’URNWA ha fatto sapere che le zone a sud di Gaza sono già colme di sfollati palestinesi e che i servizi sono prossimi al collasso. Neanche i servizi di ambulanze e soccorsi immediati, anche a causa della mancanza di adatti dispositivi, riescono più a salvare vite, a causa dei continui rastrellamenti e attacchi armati.
Hamas ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di intensificare i combattimenti per sabotare i negoziati sul cessate il fuoco. Ha affermato che il progetto per il cessate il fuoco è “stato aggirato” e che è arrivato il momento che Israele “accetti un cessate il fuoco completo e permanente” così da poter attuare lo scambio di ostaggi e concludere la guerra genocida. Fonti dal Washington Post indicherebbero che Hamas e Israele hanno concordato parte dell’intesa sulla guerra a Gaza e che “stanno discutendo i dettagli su come applicarla”.
I rappresentanti delle Nazioni Unite hanno espresso la loro più grande preoccupazione nelle ultime ore, sopratutto dopo l’ordine di evacuazione di Gaza City. I civili a Gaza City e in tutta la Palestina occupata non sono protetti; inoltre, nonostante le IDF abbiano dichiarato di dirigersi verso il sud della Striscia, non c’è una zona che possa dirsi sicura: attacchi e raid sono potenzialmente ovunque.
Mentre il genocidio continua, si discute per un governo ad interim a Gaza
Dall’inizio dell’escalation del 7 ottobre, le vittime palestinesi sono salite a 38.295, con 88.241 feriti. Dopo l’ordine di evacuazione a Gaza City, la solita giustificazione per portare avanti il genocidio è quella che mira a individuare e attaccare gruppi di miliziani di Hamas, intensificando i bombardamenti e i combattimenti odierni e futuri. Gli sforzi internazionali per una tregua continuano, ma la situazione rimane estremamente tesa e incerta. I civili che ancora sono rimasti a Gaza City, secondo i dati delle Nazioni Unite, sarebbero circa 300.000.
Intanto, il quotidiano statunitense Washington Post ha dichiarato che Israele ed Hamas hanno, in queste ore, un colloquio per un “governo ad interim” a Gaza. Questa è la grande proposta al centro del tavolo di confronto in questi giorni in Qatar. Intanto però gli attacchi in Palestina continuano come se nulla fosse e la vera “pace” – per cui tutta la comunità internazionale tanto si batte – non si potrà mai effettivamente realizzare sotto quest’assedio.
Lucrezia Agliani