Vi siete mai chiesti come fanno gli ispettori che vigilano sul rispetto degli impegni presi nei trattati di non proliferazione nucleare a controllare che le testate vengano smantellate? Va da se che sto dando per scontato che a tutti sia chiaro che smantellare un ordigno nucleare non vuol dire togliere quattro viti smontarlo e aprirlo, perché il contenuto è altamente radioattivo.
Comunque la risposta alla domanda è che non lo fanno, non vengono verificati gli ordigni nucleari da smantellare, sapete le grandi potenze (parlando di armi nucleari essenzialmente USA e Russia) cosa dimostrano alle controparti? Di aver eliminato i mezzi per portarle sull’obiettivo, missili e bombardieri, ad esempio gli USA hanno mostrato alla Russia i B52 con le ali tagliate stazionanti nel deserto dell’Arizona. Dal punto di vista dell’impiego in guerra in un conflitto tra le due potenze questo metodo funziona, non ci sarebbe mai tempo di dispiegare testate stoccate in magazzino, ma queste testate rimangono un pericolo per la popolazione a rischio di essere rubate da organizzazioni terroristiche per esempio o di essere vendute.
Areg Danagoulian uno scienziato nucleare del MIT (la notizia la trovate proprio nel sito del prestigioso ateneo) racconta che quando è diventato padre ha sentito l’esigenza di applicare le sue conoscenze professionali per rendere il mondo un posto più sicuro.
Si è dunque applicato (insieme allo studente laureato Ezra Engel che è l’autore corrispondente) alla realizzazione di un sistema di verifica.
Il metodo manco a dirlo è abbastanza complesso nel suo funzionamento, quello che importa in un articolo di semplice divulgazione di novità dal mondo della scienza è accennare che il sistema usa un fascio di neutroni che attraversando la testata riporta alcune informazioni su di essa.
Altrettanto importante è che nel processo è presente anche un filtro isotopico che cripta le informazioni, infatti le nazioni che dovrebbero permettere di controllare le proprie testate di certo non vogliono divulgare i propri segreti di tecnologia militare, il sistema ideato al MIT dovrebbe rassicurarli che solo le informazioni atte a stabilire se l’ordigno sia davvero ciò che sembra saranno divulgate.
Se vi state chiedendo: ma il sistema è stato provato su ordigni reali? al MIT hanno testate nucleari? La risposta è no, ma le leggi fisiche sono affidabili, il sistema è basato sul fatto che il plutonio delle testate impiega degli isotopi particolari e che la disposizione interna deve essere molto precisa, il test è stato effettuato su molibdeno e tungsteno due metalli molto simili al plutonio.
Ma a che serve la verifica? Un paese smantella le proprie armi nucleari in proprio, di solito si portano gli ispettori in un posto, mettiamo un hangar, gli si lascia esaminare una testata e si mostrano le altre destinate alla distruzione, ma se il suddetto paese mostrasse agli ispettori una testata reale da esaminare e le altre fossero falsi solo all’apparenza identici?
Una volta che il sistema ideato al MIT sarà ridotto a un prodotto trasportabile (il test è stato effettuato con una sezione del loro acceleratore lineare ma contano di poterlo ridurre a un tubo di 5 metri che potrebbe essere mobile) gli ispettori potrebbero controllare la segnatura distintiva dell’ordigno che hanno esaminato e passare il raggio su tutti gli altri e controllare che abbiano la stessa segnatura.
Il fatto che la criptazione sia effettuata in maniera fisica e non in un computer che potrebbe essere hackerato e che il metodo sia ingegnerizzato in modo che non è possibile risalire ai dati con opera di reverse engineering dovrebbe, a detta dei ricercatori, garantire il giusto equilibrio tra sicurezza del metodo di verifica e sicurezza dei segreti militari da non divulgare.
La ricerca sul metodo di verifica per gli ordigni nucleari da smantellare è stata pubblicata su Nature communications.
Roberto Todini