L’orca Lolita potrebbe ottenere la libertà grazie ai Nativi Americani

fonte immagine: https://www.seaworldofhurt.com/features/lolita/

La storia dell’orca Lolita è entrata nel cuore di molti e da decenni varie associazioni animaliste, tra cui Peta (People for Ethical Treatment of Animals), si battono per farla tornare in mare. Dopo 47 anni passati in cattività, Lolita potrebbe essere liberata grazie ai Nativi Americani, nello specifico la tribù Lummi.



La storia di Lolita

La storia è di quelle che commuovono gli amanti degli animali. Infatti, Lolita è stata catturata in tenera età e successivamente, nel 1970, è stata venduta al Miami Seaquarium. Attualmente l’orca è impiegata nel parco acquatico di Miami come intrattenitrice. Le condizioni in cui è detenuta Lolita hanno suscitato l’indignazione delle associazioni animaliste.

fonte immagine: https://www.peta.org/features/lolita-miami-seaquarium-know/

La già citata organizzazione Peta denuncia in particolare le dimensioni della vasca in cui vive l’animale: si tratterebbe infatti della più piccola vasca per orche del Nord America. Inoltre, Lolita ha problemi di convivenza con alcuni delfini che condividono l’habitat con lei e le hanno già procurato numerosi graffi sulla pelle.

La battaglia per riportare in mare questo splendido cetaceo (lungo 6 metri e pesante circa 3 tonnellate) si protrae da tempo. Nel 2015, Peta aveva intentato una causa per chiedere la sua liberazione, contestualmente al riconoscimento delle orche marine come specie in via d’estinzione. Nonostante questo riconoscimento da parte del Servizio Nazionale per la pesca marittima degli Stati Uniti, Peta ha perso la causa. Secondo una Corte d’appello Federale:

” Le condizioni della sua prigionia non rappresentano una minaccia grave per Lolita”.

L’intervento della tribù Lummi

La battaglia per la libertà di Lolita però non è finita: potrebbe rivelarsi risolutivo l‘intervento dei Nativi Americani. Infatti il consiglio della tribù Lummi ha deliberato a favore della presa in custodia di questo animale. La proposta è quella di far vivere il cetaceo in un santuario marino protetto sotto la supervisione della tribù. Questa rivendicazione è legittimata dal trattato di Point Elliott del 1855 che riconosce ai Lummi il diritto legale di proteggere le proprie coste, incluse le acque ed il pesce. L’area costiera di competenza di questa tribù coincide con il mare di Salish ad ovest di Washington dove Lolita era sta catturata.

La speranza è che la risoluzione di questo caso porti ad una riduzione degli animali in cattività. Certo, un animale cresciuto per anni lontano dal proprio habitat naturale non può adattarsi di colpo ad una vita autonoma, tuttavia è importante che l’assistenza dell’uomo, ove necessaria, sia rispettosa e non invasiva.

Gessica Liberti  

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