Tra pochi giorni (il 18 settembre) si terrà la serata di premiazione degli Emmy Award 2016. Per la prima volta da tre anni a questa parte non farà parte di questa magica notte alcun rappresentante di Orange Is the New Black. L’amatissima serie prison dramedy, infatti, quest’anno non ha ricevuto nemmeno una candidatura (dopo le 9 ottenute tra 2014 e 2015). Una sorpresa per tutti i fan che si aspettavano una incetta di nomination anche per questa edizione.
Come si giustifica un tale calo di consenso della critica in contrasto a un alto apprezzamento del pubblico? Cosa è cambiato in questa quarta stagione rispetto alle precedenti?
Fin dai primi episodi di questa nuova stagione è apparso evidente il problema che ne sta alla base: un approfondimento dei personaggi meno efficace rispetto a quello a cui siamo stati abituati.
Il bellissimo corollario di personaggi che ruotano attorno alla protagonista Piper Chapman sono da sempre il motivo del successo di questa serie. Orange Is the New Black è un racconto corale dove i personaggi secondari vengono valorizzati dall’uso frequente di flashback. Sono le loro storie che ci emozionano maggiormente: scoprendo puntata dopo puntata le disavventure che le hanno portate in prigione. Amiamo i loro caratteri ben delineati e le loro infinite e colorate sfaccettature.
La storia principale diventa di secondaria importanza tanto da rendere, alla lunga, la stessa Piper un personaggio al pari degli altri. Sono questi gli aspetti irrimediabilmente sminuiti nella quarta stagione.
Is Orange too black?
Purtroppo gli autori non hanno saputo riprendere le fila del discorso dopo un finale di terza stagione a dir poco perfetto. Le detenute che preferiscono farsi un bagno spensierato nel lago piuttosto che tentare la fuga incarna alla perfezione lo spirito della serie: la leggerezza nell’affrontare tematiche pesanti, il black humor, la voglia di sentirsi esseri umani (o meglio donne) in un luogo infernale. Un finale tanto preciso e coninvolgente da potere concludere l’intera serie. Con quell’immagine cosi bella il cerchio poteva dirsi chiuso: tutti i personaggi sembravano realizzarsi definitivamente. Peccato che il rilancio successivo, ovvero l’arrivo delle nuove detenute, abbia cambiato definitivamente le carte in tavola.
Da qui in poi gli autori hanno cercato di innalzare il conflitto ambientale e aumentare i rischi e le tensioni tra i personaggi, snaturando in parte il prodotto che abbiamo imparato ad amare.
Le dinamiche conflittuali inscenate all’interno della prigione, il sovraffollamento, le nuove dispotiche guardie, la guerra razziale, hanno lentamente mangiato gli aspetti più significativi della serie.
L’indurimento delle situazioni ha messo in secondo piano l’approfondimento dei personaggi e smorzato il potenziale comico. Insomma la serie è diventata più “nera” di quanto potesse permettersi.
Il futuro della serie
Questa stagione sottotono e priva di riconoscimenti potrebbe, però, rivelarsi utile. Persino per i capolavori targati Netflix, infatti, primo o poi può arrivare un piccolo passaggio a vuoto. Ma Orange Is the New Black ha ancora tanto potenziale e la quinta stagione potrà senz’altro tornare ai vecchi standard. I fan non hanno smesso di amarne i personaggi e fremono di sapere come continueranno le loro storie.
Bisognerà ridare carattere alla narrazione senza affidarsi a colpi di scena casuali e ingiustificati. Valorizzare nuovamente, insomma, tutte le infinite sfumature dei tanti personaggi femminili, senza appiattirli. Un’impresa affatto facile ma sicuramente possibile per una delle serie più memorabile degli ultimi anni.