Se il Governo è nel caos, con comunicazioni e decreti contraddittori, l’opposizione in pandemia che apporto costruttivo sta dando?
Partiamo subito con una precisazione: è appena uscito un Dpcm che fa aggrottare non poche sopracciglia. E’ uscito, inoltre, con le consuete modalità: un po’ di suspence, qualche anticipazione che ha fatto montare la polemica ancora prima che la firma arrivasse e poi la conferenza stampa a reti social unificate. Insomma, cose che, sinceramente, in uno Stato che si bulla di aver gestito una pandemia in modo eccezionale, forse andrebbero un filo riviste, anche solo per quell’immagine di serietà che tentiamo di cucirci addosso. La fuga di notizie su un decreto così importante, infatti, in piena pandemia, è e rimane un’abitudine intollerabile, che sia la prima o la seconda ondata.
Cavalcatori della rabbia
Le terapie intensive, l’economia, la tensione sociale e i cavalcatori della rabbia di professione stanno nuovamente compromettendo l’equilibrio del Paese. Se, nella prima ondata, siamo stati colti di sorpresa e abbiamo annaspato, ma a fatica abbiamo raggiunto la riva, ora la burrasca della seconda ondata ci ha nuovamente travolti, ma questa volta non si può proprio dire a sorpresa.
Aprite tutto e chiudete tutto
La gente è chiaramente divisa: per alcuni il Dcpm della scorsa settimana era troppo permissivo, perché di fatto cambiava di poco la situazione. Per altri, quello di questa settimana è invece troppo rigido. Secondo molti, infatti, andrebbe a punire tutta una serie di esercizi e attività che hanno investito nei mesi scorsi migliaia di euro per adattare locali e fruizione dei loro servizi e che ora si ritrovano sprangati. Non si può dire che non appaia infatti un filo contraddittorio chiudere i teatri o i cinema e mantenere aperte le chiese. Cosa cambia? Per non parlare dell’imbarazzante e pericoloso stato dei mezzi pubblici in Italia in piena pandemia.
Un decreto rivedibile
Non deve essere stata sicuramente la fretta a giocare qualche scherzo anche sull’italiano, visti i tempi impiegati per giungere alla formulazione definitiva del decreto. Si legge infatti che alle “persone fisiche (…) è raccomandato di non spostarsi, a meno che non abbiano la necessità di spostarsi“. In pratica: puoi spostarti se devi spostarti, ma non puoi spostarti se non devi spostarti. E se sei persona fisica. Se invece sei persona giuridica, beh, devi rimanere fermo dove sei, ma quello non lo decide Conte, ma la fisica. La scienza, questa volta, non la persona.
Chiusure semplicemente rimandate?
In realtà, l’impressione è quella di un’alternanza tra bastoni e carote: una settimana facciamo un provvedimento che di fatto poco cambia, per poi arrivare alla settimana dopo con una bella ranzata. E via così, di decreto in decreto, di conferenza stampa in conferenza stampa. Semplicemente, si decide cosa chiudere questo lunedì e cosa invece rimandare al prossimo lunedì. La gente, però, rimane comunque insoddisfatta: ce lo ha insegnato la prima ondata come non sia possibile accontentare tutti e come il mestiere del Governo, in questa situazione, sia comunque ingrato. Anche se c’è modo e modo di farlo questo mestiere: in un mondo ideale, infatti, un presidente del consiglio firma un decreto che va a incidere sulla vita di milioni di persone e subito ne spiega i contenuti, senza che Rocco Casalino lo passi prima ai giornali.
I paladini del populismo
Se quindi si apre, la gente vuole chiudere. Se però si chiude, la gente vuole aprire. Rincuora, intanto, la consapevolezza di essere circondati da 60 milioni di esperti nella gestione di una pandemia, che, però hanno già mostrato difficoltà a indossare una mascherina. A farsi paladina della folla in tumulto e chiusa in casa, c’è inoltre un’opposizione che si sfrega le mani, al solo pensiero della benzina sul fuoco che potrà gettare a suon di tweet. E’ di Matteo Salvini, infatti, il primo commento al decreto: è indignato per la chiusura dei teatri.
Chiudere attività come palestre, cinema e teatri che negli ultimi mesi hanno investito tanto per adeguare gli standard di sicurezza sanitaria è una sciocchezza. Luoghi sicuri e controllati, perché prendersela con loro???#Dpcm
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 25, 2020
Spargitori di benzina sul fuoco
Da settimane, lui e Giorgia Meloni accusano il governo di non essersi preparato adeguatamente per la seconda ondata e di aver sottovalutato il tutto. Ma vediamo insieme il contributo dell’opposizione al contenimento della recrudescenza della pandemia: era sempre Matteo Salvini, infatti, a fare i selfie senza mascherina, quest’estate, durante le manifestazioni piuttosto assembrate che ha organizzato per lui il partito. Era Giorgia Meloni a definire “pazzi irresponsabili” i rappresentanti del Governo che, qualche settimana fa, hanno prorogato lo stato d’emergenza. Era Borghi, deputato della Lega, a chiedere sardonico su Twitter: “Scusate, ma da cosa deve guarire un asintomatico?“, appena il 2 settembre. Ed era anche Daniela Santanché, il 18 agosto, a ballare nel suo locale contro la chiusura delle discoteche.
Opposizione in pandemia
Paladini del senno di poi, della demagogia e del populismo, quale proposta formalizzata hanno presentato in 6 mesi? Quale posizione ufficiale coerente, se non costruttiva, hanno tenuto? Se il Governo è nel caos, o quantomeno è claudicante, l’opposizione in pandemia rimane, come sempre, mero folklore. Recita il ruolo dell’amico del popolo, per poi godersi lo spettacolo della nave che affonda.
Elisa Ghidini