Operazione Monte Nuovo: a scuola tra pistole e gessetti

Operazione Monte Nuovo

Sei uno studente universitario per le strade di Sassari e come ogni settimana ti stai recando a lezione, ad attenderti, però, questa volta un dispiegamento di forze dell’ordine: i carabinieri del Ros che stanno perquisendo l’istituto.

Operazione Monte Nuovo: tra realtà e incubo

Verrai a scoprire, nei giorni seguenti, dell’operazione Monte Nuovo con cui i carabinieri del Reparto operativo speciale hanno smantellato quelli che erano i legami tra alcune istituzioni fondamentali, come l’istruzione e la sanità, con personalità di spicco della malavita sarda quali Nicolò Cossu, Paolo Murgia e Tonino Crissantu.
Verrai a scoprire che proprio nella casa in campagna del Direttore del Dipartimento Alberto Porcu si sarebbero tenuti alcuni degli incontri che confermerebbero il legame tra gli esponenti mafiosi e i professori universitari coinvolti.

La mafia entra all’università

Il numero totale di persone coinvolte, sotto inchiesta e arrestate ammonta a 31. Facendo qualche calcolo realizzerai che in fin dei conti tutti quei professori, all’interno della tua facoltà, nemmeno li conosci e ti sentirai accerchiato, tradito.

Scelte politiche tra passato e futuro

Anche l’ex assessora all’agricoltura Gabriella Murgia è stata arrestata nel corso dell’operazione e nei porssimi giorni verrà interrogata, sarà interessante comprendere il ruolo che ha rivesito negli ultimi tempi e, soprattutto se tali legami con la mafia siano risalenti anche a quel passato in cui si muoveva attivamente in politica.
Indagato è anche il senatore  Carlo Doria, attualmente assessore alla Sanità incaricato dal presidente della Regione Christian Solinas.
Il passato si mischia, dunque, al futuro rivelando che la mano della mafia non ha mai smesso di pesare sul territorio sardo, anzi avanza di settore in settore.

La mafia tesse la sua tela

Come fosse la fotografia di una ragnatela, inizialmente ingrandita, ecco che si possono notare nello specifico i particolari di quei fili che intrecciano, soggetto dopo soggetto, tutte le persone coinvolte. Se, poi lentamente la foto si rimpicciolisce, per contrasto la si vede dare vita a una ragnatela sempre più grande.

Tutto ha inizio da un incontro

Un esempio di questi intricati legami si palesa con il caso che più ha suscitato scalpore. Pare, infatti, che l’organizzazione mafiosa di Sassari avesse spinto per far sì che Gavino Mariotti divenisse Rettore dell’università. Una volta ottenuto il ruolo i rapporti tra quest’ultimo e la malavita non si erano affievoliti, anzi, al contrario si sono susseguiti diversi momenti conviviali  tra i componenti dell’organizzazione mafiosa e Mariotti.  A confermarlo è stata la sua partecipazione a vari incontri sociali, tra cui uno tenuto nella casa di campagna di proprietà del direttore di DIpartimento Alberto Porcu. Tali incontri hanno coinvolto anche il senatore Carlo Doria, attuale  assessore alla Sanità, e il consigliere regionale Giovanni Satta. Diviene quindi ancora più chiara la catena di coscenze tra l’istruzione e la politica che hano deciso di legarsi a componenti della criminalità organizzata.
Tuttavia, la mafia non si ferma all’istruzione e alla politica ma entra anche negli ospedali: indagato è, infatti, anche il primario dell’ospedale Marino di Cagliari.
La situazione in Sardegna sembra essere tanto chiara quanto intricata, la verità cambia di significato soprattutto quando a raccontarla sono le stesse persone che fino al giorno prima l’hanno governata. Di grande importanza saranno quindi gli sviluppi seguenti, durante i prossimi giorni in cui continueranno gli interrogatori dei 31 indagati.

Per non perdere la speranza

Una storia come questa ci fa scontrare con una realtà in cui la criminalità organizzata sta prendendo sempre maggior spazio. Realtà che si scontra anche con le stesse parole del Presidente della Regione Solinas che nega la presenza della mafia sul territorio cercando di celare meccanismi ormai troppo palesi per essere ignorati.

Non è mai troppo tardi

Sentendo parlare di mafia e istruzione è inveitabile che ci tornino alla mente tutte quelle storie di lotte che hanno inizio proprio da professori, che per i loro ideali, hanno dato la vita, come la triste vicenda di Francesco Panzera per citare una delle più recenti.
L’istruzione da sempre ha rappresentato una delle armi più efficaci per sottrarre i giovani alla mafia. È importnate disegnare un futuro che possa rappresentare una valida alternativa alla vita criminale. Un futuro dove ci sia posto per i ragazzi e le ragazze volenterosi di investire energie e talento in un’esistenza onesta.
Il fatto che la mafia, in questo caso in Sardegna, abbia tentato di entrare nelle università è la dimostrazione che realmente la lotta alla criminalità organizzata ha inizio nelle scuole; ovvero in quei luoghi dove ai giovani viene insegnato a raggiungere i propri obiettivi senza l’uso di scorciatorie violente.
Una storia come questa non dovrebbe scoraggiare: le ragnatele intrappolano, eppure, per qunato grandi esse siano, restano anche estremamente fragili.
Il passato ci insegna che nel contesto mafioso, ma non solo, chi impugna una pistola spesso ha più paura di chi per difendersi ha soltanto un gessetto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                    Margherita De Cataldo

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