Operazione “Mani a posto”: l’indagine della procura
Operazione “Mani a posto” così si chiama l’indagine coordinata dalla procura di Palermo sul alcuni operatori sanitari dell’istituto Ben Haukal, nel quartiere Brancaccio. L’indagine è iniziata il 7 gennaio scorso, dopo che uno dei pazienti della struttura affetto da grave disabilità psico-fisica ha riportato lesioni a seguito di una violenza. Nel giro di pochi giorni i carabinieri della procura di Palermo hanno installato sei telecamere nell’istituto per riprendere ciò che accadeva 24 ore su 24.
Una condotta crudele
I dati riportati dalle telecamere sono disarmanti: non solo la violenza fisica ma anche il mancato intervento di fronte ad atti di autolesionismo di un paziente. “Una condotta crudele”, riporta il giudice Giuliano Castiglia, quella di uno degli indagati che resta impassibile quando uno dei pazienti colpisce “ripetutamente e con forza” il pavimento con la testa, fino a farla sanguinare.
L’operazione “Mani a posto” ha portato a tre arresti
Sono stati arrestati tre operatori sanitari mentre per altri due è scattato l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. Tutti gli operatori coinvolti nella vicenda sono accusati di maltrattamenti. Questi hanno svolto tutto il contrario di quello che dovrebbe essere il loro lavoro, maltrattando e umiliando i pazienti dell’istituto Ben Haukal. La sera del 29 gennaio, ultimo giorno di riprese, è successo un fatto particolarmente grave che ha dato la prova definitiva ai carabinieri per fare un blitz nella struttura arrestando tre operatori. Alle 22.30 uno degli ospiti viene alzato di peso dal letto per poi essere spintonato, infine viene preso per il collo e sbattuto contro le inferriate del letto, come per soffocarlo.
Le indagini
Le indagini sono iniziate grazie alla denuncia di uno dei gestori del centro e proseguite tramite intercettazioni e sentendo le testimonianze di altri operatori sanitari. Fortunatamente l’intervento è stato tempestivo e le prove raccolte tramite video schiaccianti, ponendo fine a una serie di abusi fisici e psicologici già da troppo messi in atto nell’istituto Ben Haukal di Palermo.
Il rapido intervento ma l’ennesima storia
L’operazione “Mani a posto” è solo una delle tante che negli ultimi anni hanno dato modo di fermare operatori sanitari violenti nei confronti di ospiti e pazienti, che abusano della loro debolezza psicofisica, come se si dimenticassero la loro qualità fondamentale di esseri umani. Questa vicenda è l’ennesima testimonianza di una società dove, chi viene visto come più debole, può essere abusato da chi, invece, si pone come più forte -lo stesso che definisce chi è il più debole. In una delle intercettazioni riportate dai carabinieri di Palermo, uno degli operatori dichiara “ Me ne fotto delle telecamere, sei un porco”, evidentemente convinto di essere nel giusto.
Una storia che deve finire
Se accadono fatti di questo tipo, molto probabilmente è perché chi li compie è abituato alla legge del più forte e alla discriminazione sistematica di quelli che vengono etichettati come più deboli. Il lavoro svolto dalla magistratura e dei carabinieri di Palermo è stato indispensabile ma per quanto ancora sarà necessario l’intervento delle forze dell’ordine ? Quante altre volte leggeremo notizie del genere prima di deciderci a cambiare davvero ? Possiamo scegliere di accusare la società, ma siamo noi la società.
Virginia Maggi