Il 2024 ha segnato un tragico record per il mondo dell’umanitario: mai prima d’ora così tanti operatori umanitari sono stati uccisi nell’esercizio delle loro funzioni. Secondo i dati delle Nazioni Unite, 281 operatori umanitari hanno perso la vita, con la Striscia di Gaza che emerge come il contesto più letale. Questo drammatico bilancio evidenzia i rischi crescenti affrontati da chi si dedica a portare aiuti essenziali in zone di conflitto e richiama con urgenza la necessità di proteggere chi si batte per alleviare le sofferenze nelle situazioni più critiche del mondo.
Un bilancio drammatico
Nel 2024, il numero di operatori umanitari uccisi ha raggiunto un livello senza precedenti, con 281 vittime registrate, superando il record di 280 morti del 2023. La Striscia di Gaza si è rivelata l’epicentro di questa tragedia: almeno 178 operatori sono stati uccisi durante il conflitto tra Israele e Hamas. Altri contesti pericolosi includono il Sudan, con 25 decessi, e l’Ucraina, dove ne sono stati segnalati 11. Questi dati, raccolti dall’Aid Worker Security Database, evidenziano il crescente rischio affrontato da chi opera in zone di conflitto.
Il peso del conflitto a Gaza
Oltre 320 operatori umanitari sono stati uccisi a Gaza dall’inizio del conflitto nell’ottobre 2023. Molte vittime lavoravano per l’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, e per la Mezzaluna Rossa Palestinese, impegnate nella consegna di aiuti umanitari essenziali. Questo scenario rappresenta un’emergenza umanitaria che ha messo in evidenza i limiti del diritto internazionale nel proteggere chi opera per salvare vite umane.
Dei 281 operatori umanitari uccisi nel mondo, 178 sono stati uccisi dagli attacchi di Israele su Gaza e in tutto il resto della Palestina occupata. Poche sono le immagini che i media occidentali mainstream pubblicizzano, ma attacchi e raid israeliani continuano a colpire quotidianamente ospedali, case e sedi di riferimento. Nessun diritto internazionale è capace di tutelarli: da Gaza al Sudan, dal Libano all’Ucraina.
Minacce globali agli operatori umanitari
Le violenze contro gli operatori non si limitano a Gaza. Altri paesi come Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Sud Sudan, Ucraina e Yemen registrano alti livelli di minacce, con rapimenti, molestie, ferimenti e detenzioni arbitrarie. L’ONU ha sottolineato che queste violenze si inseriscono in una più ampia tendenza di aumento delle aggressioni contro i civili: nel 2023, oltre 33.000 morti civili sono stati registrati in conflitti armati, un aumento del 72% rispetto al 2022.
Appelli e responsabilità
Il capo degli aiuti delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, ha chiesto agli Stati e alle parti in conflitto di garantire la protezione degli operatori umanitari e di perseguire i responsabili delle violenze, seguendo le norme del diritto internazionale. Queste richieste si accompagnano alla necessità di un rafforzamento delle norme internazionali per contrastare l’impunità e promuovere un rispetto più rigoroso del diritto umanitario.
Il sacrificio degli operatori umanitari
Dietro i numeri, ci sono vite dedicate al servizio degli altri. Jens Laerke, portavoce dell’OCHA, ha ricordato che la maggior parte delle vittime erano membri del personale nazionale, impegnati con coraggio e altruismo in luoghi ad alto rischio. “Questi lavoratori mostrano il meglio dell’umanità e in cambio ricevono violenze e morte. Il danno va oltre le cifre, colpendo colleghi e amici,” ha concluso Laerke. L’OCHA è l’agenzia umanitaria dell’ONU e ha sottolineato l’importanza degli operatori umanitari, in quanto “il meglio che l’umanità ha da offrire”.
Una crisi da affrontare
Il 2024 sarà ricordato come un anno in cui il coraggio e la dedizione degli operatori umanitari si sono scontrati con la brutalità dei conflitti, sottolineando l’urgenza di un’azione concreta per proteggere chi lavora in prima linea.
E come giungono testimonianze, voci e poche notizie, nei territori palestinesi occupati anche gli operatori umanitari continuano a resistere, tra la preparazione di piatti caldi – mai sufficienti per tutti – e il disperato tentativo di garantire salvezza.