Operaia multata perché troppo lenta: il tribunale le dà ragione

Una storica sentenza nell’ambito dei diritti operai è arrivata ieri 21 settembre: un’operaia impiegata presso lo stabilimento Electrolux di Susegana (TV), giudicata dall’azienda troppo lenta nello svolgere il suo lavoro, si è vista riconoscere le proprie ragioni dal tribunale civile di Treviso.

L’operaia aveva infatti ricevuto una sanzione disciplinare pari a un’ora-lavoro, ma la magistratura del lavoro ha ritenuto illegittimo il provvedimento, raccogliendo le ragioni della lavoratrice: la presunta lentezza dell’operaia, addetta alla catena di montaggio, era dovuta alla sua scarsa esperienza nel ruolo e alla complessità delle operazioni (e non da negligenza, come recitava l’accusa dell’azienda).

I fatti risalgono alla primavera del 2018. L’operaia, 50enne da poco impiegata presso lo stabilimento, aveva sin da subito ricevuto la solidarietà dei suo colleghi, i quali avevano proclamato uno sciopero di otto ore in contestazione al provvedimento disciplinare dell’azienda, specificando le dure condizioni di lavoro presso la catena di montaggio in questione.

Electrolux, multinazionale svedese leader nella produzione di elettrodomestici (superata solo da Whirlpool), ha un fatturato di circa 12,8 miliardi di euro: colpisce l’accanimento nei confronti di una singola lavoratrice, con una sanzione peraltro così simbolica. La grande azienda dovrà ora risarcire la dipendente.



Una sentenza importante

Una sentenza apparentemente di poco conto, ma che si porta dietro un enorme valore simbolico e grandi implicazioni storico-politiche. Volendo fare una sintesi storica estrema, nel corso della Seconda rivoluzione industriale l’introduzione della catena di montaggio aveva illuso la società occidentale che l’essere umano potesse trasformarsi in una macchina perfettamente omologata, ingranaggio esattamente sostituibile di un meccanismo più grande: raccogliendo l’eredità marxiana, la filosofia del ventesimo e del ventunesimo secolo provvederà a indagare e smontare questa convinzione. I ritmi lavorativi opprimenti ai quali molti lavoratori sono sottoposti, anche nei paesi dove vigono i diritti sindacali, testimonia la necessità di continuare a combattere per il diritto all’individualità del lavoratore, una causa che non può essere schiacciata dalla corsa al profitto. Questa recente vicenda legale rappresenta dunque, sotto un certo punto di vista, un piccolo e ordinario processo alla storia.

Agata Virgilio

 

 

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