ONU chiede il cessate il fuoco a Gaza, no da USA e Israele

ONU cessate il fuoco a Gaza

Recuerdos de Hebrón. Al-Jalīl, Palestina.

L’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato una risoluzione che chiede un cessate il fuoco immediato e incondizionato a Gaza, una richiesta che ha raccolto il sostegno di una larghissima parte dei membri dell’ONU. Con 158 voti favorevoli, 13 astensioni e 9 contrari, tra cui gli Stati Uniti e Israele, la proposta ha segnato un momento importante nel quadro del conflitto israelo-palestinese. La risoluzione rappresenta un appello simbolico, ma significativo, alla fine delle ostilità, che ha trovato una forte opposizione soprattutto da parte dei principali attori internazionali coinvolti nel conflitto.

Il documento, che ha ricevuto un ampio consenso da parte delle nazioni, richiede anche il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi, una richiesta che si ricollega ai numerosi rapimenti avvenuti durante il conflitto e che continuano a essere un punto critico nelle negoziazioni tra le parti. Si tratta di un invito a fermare le violenze, a tutelare la vita dei civili e a porre fine a uno dei conflitti più sanguinosi e longevi del Medio Oriente.

La posizione degli Stati Uniti e di Israele

Nonostante la netta maggioranza di favorevoli, la risoluzione è stata respinta fermamente da alcuni dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare dagli Stati Uniti e da Israele. Gli Stati Uniti hanno ribadito la loro opposizione a un cessate il fuoco immediato, sostenendo che potrebbe favorire Hamas, il movimento islamista che controlla Gaza, senza fermare l’escalation della violenza. La posizione americana si inserisce in un quadro geopolitico complesso, dove la politica estera di Washington è strettamente legata alla difesa di Israele.

Israele, dal canto suo, ha mantenuto una posizione simile, sostenendo che un cessate il fuoco senza condizioni precluderebbe la possibilità di garantire la sicurezza dello stato e di combattere il terrorismo. La mancanza di una soluzione politica duratura e la presenza di Hamas, definito da Tel Aviv e da molti dei suoi alleati come un’organizzazione terroristica, complica ulteriormente il percorso verso un cessate il fuoco.

Il messaggio palestinese e il sostegno internazionale

Riyad Mansour, l’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite, ha espresso grande soddisfazione per l’ampio sostegno ricevuto dalla risoluzione, definendo l’appello come un segno di solidarietà internazionale nei confronti della popolazione di Gaza. “Siamo grati per questo enorme sostegno”, ha dichiarato Mansour, che ha anche sottolineato l’importanza di continuare a fare pressione sulla comunità internazionale affinché intervenga per fermare le violenze e promuova un vero processo di pace.



Il diplomatico palestinese ha utilizzato toni forti per evocare la gravità della situazione, definendo Gaza come il “cuore sanguinante della Palestina” e una “ferita aperta per l’umanità”. Un’immagine potente, che richiama l’attenzione sulla drammatica condizione della popolazione civile palestinese, che continua a vivere sotto una continua minaccia di bombardamenti e incursioni.

La reazione della comunità internazionale

Il dibattito all’interno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha messo in evidenza le divisioni internazionali sul conflitto. Da un lato, molti paesi hanno appoggiato la risoluzione, considerandola un passo importante per fermare il conflitto e porre fine alla sofferenza umana. Dall’altro, alcune nazioni, in particolare quelle che hanno tradizionalmente avuto alleanze con Israele, hanno espresso preoccupazione per l’efficacia di una tregua che non affrontasse le cause profonde del conflitto.

Il sostegno alla risoluzione è stato considerato da alcuni analisti come un riflesso di una crescente disillusione rispetto agli sviluppi delle trattative di pace, che hanno fatto pochi progressi negli ultimi anni. Nonostante la condanna unanime delle violenze, la questione del riconoscimento dello Stato palestinese, la sicurezza di Israele e la governance di Gaza rimangono nodi irrisolti che continuano a ostacolare qualsiasi possibile soluzione duratura.

L’incapacità di fermare la violenza

L’approvazione della risoluzione sull’immediato cessate il fuoco non ha però prodotto effetti concreti sul terreno. Nonostante l’appello dell’ONU, gli scontri continuano a infuriarsi nella Striscia di Gaza, con centinaia di morti tra i civili e danni ingenti alle infrastrutture. Le operazioni militari di Israele, tese a distruggere le capacità di Hamas, si scontrano con le difficoltà di un conflitto che si trascina da decenni, caratterizzato da periodi di intensi combattimenti seguiti da cessate il fuoco temporanei, mai risolutivi.

Le preoccupazioni per le conseguenze umanitarie della guerra sono cresciute notevolmente. Le organizzazioni internazionali denunciano condizioni sempre più disperate per la popolazione civile di Gaza, con l’accesso agli aiuti umanitari bloccato e i danni alle strutture sanitarie che stanno peggiorando la già drammatica situazione.

Prospettive future e il ruolo dell’ONU

Nonostante la risoluzione dell’Assemblea Generale rappresenti un’importante affermazione della volontà internazionale di fermare la violenza, il vero cambiamento dipenderà dalla capacità di influenzare le decisioni politiche di Israele e dei suoi alleati, nonché dalla volontà della comunità internazionale di spingere per una soluzione negoziata che affronti le cause profonde del conflitto. La strada verso una pace duratura rimane ancora lunga e complessa, ma il sostegno a una tregua immediata potrebbe rappresentare un passo simbolico verso un possibile riavvio del dialogo.

L’adozione della risoluzione ONU che chiede un cessate il fuoco immediato a Gaza segna un momento importante nella diplomazia internazionale, ma la sua effettiva implementazione dipende dalla volontà politica degli Stati coinvolti. Sebbene la proposta abbia ricevuto il supporto di una vasta maggioranza, l’opposizione degli Stati Uniti e di Israele ha messo in luce le difficoltà di trovare un accordo che possa soddisfare tutte le parti in conflitto. L’umanità intera continua a sperare in un futuro di pace, mentre la sofferenza dei civili palestinesi rimane al centro della scena internazionale.

Vincenzo Ciervo

Exit mobile version