Nuovo rapporto del Consiglio per i diritti umani denuncia violenza e razzismo nelle carceri contro gli africani e i loro discendenti

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Secondo l’ultimo rapporto del Consiglio per i diritti umani dell’ONU, persiste l’impunità per gli abusi perpetuati dalle forze di polizia contro gli africani e i loro discendenti all’interno delle carceri. Il gruppo di esperti che ha condotto l’indagine, in cui è stata coinvolta anche l’Italia, ha rilevato che i diritti alla giustizia, alla verità e alle riparazioni sono raramente rispettati. Akua Kuenyehia, giudice ghanese e presidente del Meccanismo internazionale di esperti indipendenti, ha dichiarato che il razzismo sistemico rimane prevalente in molti sistemi di giustizia penale in tutto il mondo e ha chiesto agli Stati di adottare misure concrete per garantire responsabilità e giustizia.

Il consiglio dei diritti umani denuncia gli abusi delle forze di polizia contro gli africani: le criticità della situazione italiana

In Italia persiste in maniera significativa il “razzismo sistemico contro gli africani e le persone di origine africana da parte della polizia e dei sistemi di giustizia penale. La dichiarazione proviene dai tre esperti indipendenti a cui le Nazioni Unite hanno commissionato il rapporto sulla giustizia razziale nell’applicazione della legge e nei sistemi di giustizia penale, che il 2 ottobre è stato presentato alla 57ettesima sessione del Consiglio per i diritti umani a Ginevra.

L’indagine è stata condotta dalla giudice ghanese Akua Kueneyehaia, dalla dirigente USA del Center for Policing equity Tracie Keesee e dallo Special rapporteur dell’Onu sulla tortura, l’argentino Juan Mèndez. In Italia, tra il 2 e il 10 maggio i tre esperti indipendenti del Consiglio dei diritti umani hanno visitato Roma, Milano, Catania e Napoli e hanno incontrato forze dell’ordine, funzionari governativi, organizzazioni della società civile e detenuti. Nel rapporto viene evidenziato il contesto normativo italiano, che prevede, nella Costituzione e in diversi legge successive, protezioni contro la discriminazione razziale.

Seppur il documento evidenzi delle positività, come lo sviluppo di un nuovo piano nazionale contro il razzismo e l’introduzione degli aggravanti per crimini d’odio, è anche sottolineato come gli abusi delle forze di polizia contro gli africani e le persone di discendenza africana siano l’effetto di un razzismo sistemico e radicato. I principali ostacoli rilevati riguardano l’accesso equo al mondo del lavoro, all’istruzione, alla sanità e all’alloggio per le minoranze, oltre alla limitata rappresentanza politica e alla mancanza di accesso ai servizi pubblici.

Le criticità evidenziate nel rapporto riguardano i casi di profilazione razziale nelle forze dell’ordine, la difficoltà per le donne di origine africana nell’ottenere aiuto e protezione, oltre alla separazione delle donne migranti dal resto della famiglia. Un’altra criticità riguarda la raccolta dei dati disaggregati su base etnica e ciò impedisce di valutare il livello di discriminazione e di sviluppare politiche adeguate. Infine, gli esperti indipendenti del Consiglio per i diritti umani hanno segnalato casi in cui l’uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine e delle inadeguate condizioni nei centri di detenzione per i migranti.



Le problematiche per le persone straniere: la situazione nei CPR e i diritti violati dei minorenni 

Sono stati segnalati diversi maltrattamenti all’interno nel Centro di permanenza per i rimpatri di Milano, come la privazione per lunghi periodi di acqua e cibo e la preoccupazione per la qualità di quest’ultimo. A Roma il Meccanismo degli esperti indipendenti ha rilevato una visibile angoscia nei detenuti maschi.

Nel rapporto viene citato il caso Santa Maria Capua Vetere (Caserta), dove 105 agenti di polizia e funzionari del carcere sono imputati per presunti torture ed abusi, oltre che per la morte di un detenuto algerino avvenuta nel 2020. Oltre ciò, nel rapporto viene citato il caso delle violenze nell’IPM “Cesare Beccaria” di Milano, della tortura nei confronti di un detenuto tunisino a San Gimignano e altre accuse simili in altri penitenziari come Reggio Emilia.

Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, la situazione è descritta come problematica: il rapporto evidenzia la presenza di pratiche illegali di detenzione e refoulement che violano i diritti umani dei minori. A Milano ad esempio, molti minori stranieri non ricevono assistenza adeguata e non vengono adeguatamente inseriti nel sistema sociale italiano, finendo per strada in condizione di povertà e venendo coinvolti in dinamiche di sfruttamento.

Il Decreto Caivano e la funzione educativa inesistente nel sistema carcerario

Il Meccanismo ha citato anche il Decreto-Legge 123/2023 cd. Caivano nel contesto dell’impatto sul sistema della giustizia minorile e sulla popolazione di origine straniera, in particolare quella africana o di discendenza africana. Nel rapporto viene sottolineato che il decreto, avente l’obiettivo di combattere la criminalità minorile mediante misure severe come l’abbassamento dell’età per l’applicazione preventiva per i minori, desta molta preoccupazione per gli effetti negativi che queste misure possono avere sui minori in conflitto con la legge e sottolinea come questi effetti abbiano più probabilità di impattare sulla condizione dei minori di origine africana o di discendenza africana.

Nel contesto della giustizia riparativa il rapporto denuncia i pregiudizi verso i ragazzi di origine africana, che rispetto ai coetanei italiani sono soggetti a misure più restrittive. In questo caso la preoccupazione è che le norme del Decreto Caivano contribuiscano alla discriminazione e alla marginalizzazione sociale e non tiene considerazione del miglior interesse del minore, il principio che indica un approccio rieducativo invece di quello punitivo.

La discriminazione razziale rilevata dal Meccanismo degli esperti indipendenti è problematica nella maggior parte dei sistemi di giustizia penale in tutto il mondo, ma continuando a perpetrare l’impunità per le forze dell’ordine che violano i diritti fondamentali dei detenuti, in particolare di quelli africani e di discendenza africana, difficilmente la situazione nelle carceri rilevata dal Consiglio dei diritti umani potrà migliorare e puntare ad un reale intervento educativo volto al reinserimento sociale della persona detenuta.

 

 

Aurora Colantonio

 

 

 

 

 

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