L’Onu ha deciso di convocare una conferenza internazionale con l’obiettivo di promuovere una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese. La conferenza, che si terrà a New York dal 2 al 4 giugno 2025, rappresenta una delle ultime iniziative diplomatiche volte a portare una pace duratura nella regione mediorientale, finora lontana dalla realizzazione.
La risoluzione dell’Assemblea Generale dell’Onu
La risoluzione è stata adottata con un ampio sostegno internazionale, raccogliendo 157 voti favorevoli, 8 contrari e 7 astensioni. Questo consenso dimostra la determinazione della comunità internazionale nell’affrontare una delle crisi geopolitiche più complesse e longeve della storia contemporanea. L’assemblea ha sottolineato, ancora una volta, la necessità di una “soluzione giusta e duratura“, un principio che ha caratterizzato numerose risoluzioni precedenti, senza tuttavia riuscire a tradursi in azioni concrete.
L’incontro di New York si concentrerà principalmente sulla creazione di un “processo di pace credibile“, che faccia seguito agli impegni presi nel corso degli anni. Non si tratterà solo di discutere del futuro dei territori palestinesi, ma anche di trovare una soluzione per la sicurezza e la coesistenza tra Israele e un futuro Stato palestinese. La comunità internazionale, pur tra divergenze politiche, continua a spingere per una soluzione che preveda la coesistenza pacifica di due Stati sovrani.
La proposta di una roadmap per la pace
Un punto fondamentale della risoluzione adottata è la richiesta di una “dichiarazione finale” da adottare al termine della conferenza. In questa dichiarazione, i partecipanti dovranno delineare una “roadmap” per la risoluzione definitiva del conflitto, che includa il riconoscimento reciproco tra Israele e la Palestina e la creazione di due Stati distinti. Il processo dovrà essere basato sul rispetto degli accordi internazionali già esistenti, tra cui le risoluzioni delle Nazioni Unite, in particolare quelle che stabiliscono i confini del futuro Stato palestinese, i diritti dei rifugiati e il futuro status di Gerusalemme.
La comunità internazionale ha enfatizzato che la pace deve essere costruita su basi giuridiche solidi, attraverso il rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali. La risoluzione dell’Onu ha esortato le due parti in conflitto, così come i paesi che le sostengono, a compiere passi concreti per ridurre le violenze, avviare negoziati diretti e creare le condizioni per una pace duratura.
L’invito a Israele
Il testo della risoluzione include richieste molto specifiche verso Israele, che vengono ripetute da decenni nelle risoluzioni internazionali. In primo luogo, Israele viene invitato a “cessare immediatamente e completamente ogni forma di violenza“, inclusi gli attacchi militari, le distruzioni e gli atti di terrore. Viene inoltre sollecitato a fermare la costruzione di insediamenti nei territori palestinesi occupati, a evacuare i coloni e a porre fine alle “azioni illegali” che continuano ad aggravare la situazione.
Questa richiesta rientra in un quadro di obblighi internazionali che Israele deve rispettare in quanto potenza occupante, come sottolineato dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG). La CIG ha più volte evidenziato le violazioni israeliane delle leggi internazionali, in particolare per quanto riguarda il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e le politiche di colonizzazione delle terre occupate.
Un passo avanti o una nuova sfida diplomatica?
Nonostante il sostegno internazionale, la convocazione di una conferenza di alto livello rappresenta un atto simbolico importante, ma che lascia ancora numerosi interrogativi. La speranza che una conferenza internazionale riesca a risolvere il conflitto israelo-palestinese è concreta, ma allo stesso tempo non è priva di ostacoli. Le divisioni interne palestinesi, le politiche di insediamento israeliane, la crescente polarizzazione politica interna in Israele e la mancanza di un dialogo diretto tra le parti rendono la soluzione del conflitto un obiettivo molto difficile da raggiungere.
Inoltre, l’influenza delle potenze regionali e internazionali gioca un ruolo fondamentale. Paesi come gli Stati Uniti, l’Iran, l’Arabia Saudita e l’Egitto hanno storicamente avuto un impatto significativo sugli sviluppi della situazione, influenzando le decisioni di Israele e dei palestinesi. La diplomazia internazionale, sebbene importante, spesso si trova ad affrontare la realtà di un conflitto che è anche profondamente radicato nelle identità nazionali, religiose e culturali delle due popolazioni.
Il conflitto israelo-palestinese è un capitolo doloroso e complesso della storia contemporanea. La risoluzione adottata dall’Assemblea Generale dell’Onu e la convocazione della conferenza internazionale sono segnali positivi, ma il cammino verso una soluzione a due Stati resta impervio. Solo il tempo dirà se le speranze di pace diventeranno realtà o se la strada della diplomazia internazionale continuerà ad essere una delle tante promesse non mantenute.