Una ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che 46 milioni di persone nel mondo sono escluse dai piani vaccinali. Si tratta di persone migranti, sfollate e richiedenti asilo. Perché queste persone possano ricevere la protezione di cui hanno diritto si dovranno aggiornare al più presto i piani vaccinali.
Circa 46 milioni di persone verranno escluse dai piani vaccinali contro la malattia Covid-19. Questo è il risultato che il giornale britannico Guardian riferisce in un suo articolo, in merito all’ultima ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Oltre il 70 per cento dei 104 piani vaccinali dei governi esaminati dall’Oms tralasciava i migranti, dimenticando quindi, di fatto, 30 milioni di persone. La ricerca evidenzia, inoltre, che, se anche si procedesse con il programma Covax per i paesi che per ragioni economiche non possono accedere alle dosi vaccinali, queste persone ne resterebbero escluse. Si tratta, infatti, di persone che si trovano già in condizioni di emarginazione. Parliamo di rifugiati, migranti e richiedenti asilo, tutti chiari punti ciechi all’interno della società civile.
Nonostante il programma Covax, le persone resteranno escluse dai piani vaccinali
La campagna Covax si concentra sulle popolazioni più povere del mondo, ma non sui milioni di fantasmi al loro interno. In questo caso, 46 milioni di persone rappresentano gruppi di popolazioni rifugiate o sfollate che navigano negli angoli bui delle nostre strade. Sono 5,6 milioni di sfollati interni in Colombia; uno stato nel quale la situazione peggiora di giorno in giorno a causa del sempre crescente clima di guerriglia interna. Si tratta di centinaia di migliaia di rifugiati in Kenya e in Siria. Parliamo di quasi 5 milioni di migranti in Ucraina.
Paesi di proporzioni enormi escludono i loro rifugiati: India, Nigeria e Indonesia ne sono la prova. Altri paesi, come il Pakistan stanno invece rivedendo i loro piani vaccinali.
Il vero problema, però, si nota per quello che riguarda la campagna Covax. È stato infatti predisposto il cosiddetto “buffer umanitario”, tramite il quale il 5 per cento delle dosi del programma andrà alle persone escluse dai piani vaccinali. Solo, però, al 20 per cento di esse: ovvero, quelle in assoluto più vulnerabili.
E se anche si prendessero in considerazione le persone più a rischio, tutti i migranti e tutti i rifugiati, ci sarebbero tra i 60 e gli 80 milioni di persone che vivono nei territori del globo occupati dai ribelli che risulterebbero irraggiungibili.
Rifugiati, migranti, richiedenti asilo… cosa ci dicono?
Il Guardian non specifica se nel rapporto dell’Oms che ha visionato sia presente anche il territorio palestinese. È certo però che Israele sta mantenendo una politica vaccinale di esclusione della popolazione della Palestina. Medici per i diritti umani ha rivolto, infatti, un appello allo Stato di Israele per convincerlo a portare avanti le vaccinazioni per i residenti della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, entrambi territori occupati.
I palestinesi sono altri grandi esclusi dal piano vaccinale israeliano. Anche vista la situazione degli ultimi giorni, è improbabile che avverrà presto un miglioramento in questo senso.
Comunque sia, quei 46 milioni di persone raccontano una certa visione del mondo, molto chiara. Un insieme di Stati in cui chi ha più bisogno è anche chi rischia di più di essere lasciato indietro. Queste persone migranti e rifugiate dimostrano che è uno spettro burocratico che guida i nostri diritti e, tra questi, anche quello alla salute. Per non parlare delle persone che vivono nei territori dei ribelli: gente che sembra lontanissima, irreperibile, forse, addirittura, inesistente, almeno in termini sociali.
Se non siamo in sicurezza tutti, non è in sicurezza nessuno.
È la massima che si sente ovunque pronunciare in questi ultimi mesi (o anni?). Ma quei gruppi di persone che vivono senza potersi far sentire sono la riprova dell’inefficacia dei nostri sitemi. Dell’impossibilità di rendere vera l’ipotesi sottesa a questa massima.