Omosessualità e terapie riparative

Il 17 maggio 1990 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha cancellato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali e il mese scorso è stata eliminata anche la transessualità. Nonostante ciò, in Italia e nel mondo sentiamo ancora parlare di terapie riparative. Queste, dette anche “terapie di conversione” hanno lo scopo di cambiare, correggere, convertire appunto, l’orientamento sessuale di una persona omosessuale.

La credenza di fondo è che nasciamo tutti eterosessuali e alcuni di noi diventano omosessuali in seguito, a causa di fattori ambientali e familiari. Lo stereotipo che va per la maggiore è quello della figura paterna assente che indurrebbe il figlio a ricercare l’affetto mancato in un altro uomo.

Una credenza non supportata dalla scienza

I tentativi di conversione si basano su premesse ideologiche o religiose che aumentano la convinzione di avere una “malattia”. I metodi utilizzati sono l’elettroshock, la preghiera collettiva e la psicoterapia, esistono addirittura campi di rieducazione per adolescenti che hanno ammesso la propria omosessualità e con il consenso dei genitori vengono sottoposti a durissime terapie riparative. Queste conversioni non solo falliscono, ma influiscono molto negativamente sulle condizioni psicologiche di chi vi si sottopone, portando nei casi peggiori a tentativi di suicidio.

Cosa ci dice la psicologia in merito? La comunità scientifica internazionale considera l’omosessualità come una variante positiva della sessualità umana. L’Ordine degli Psicologi Italiani si schiera nettamente contro le terapie riparative. Nella sfera della sessualità il ruolo dello psicologo è quello di aiutare i propri pazienti ad affrontare disagi relativi a tale area, a prescindere che essi siano eterosessuali o omosessuali.

L’attenzione critica verso questo tema arriva anche dal mondo delle serie tv, come “Shameless” in cui Ian, uno dei protagonisti, arriva proprio durante queste “cerimonie di conversione” con lo scopo di interromperle, salvando così i ragazzi che vengono obbligati a rinnegare la propria omosessualità e non hanno la forza per opporsi, da soli, alla propria famiglia e alla comunità religiosa a cui appartengono.

Fede e omosessualità non sono sempre inconciliabili. Anche in Italia esistono associazioni di gay e lesbiche credenti che vivono il proprio orientamento sessuale in armonia con la fede cristiana.

Una di queste è “Nuova proposta”, che si pone l’obiettivo di aprire nuove strade per una riconciliazione tra le Chiese e le persone omosessuali.

Ogni persona dovrebbe conciliare chi è con cosa crede ed essere libera di amare chi vuole, senza essere riparato. È nell’amore che invece si trova riparo.

 

 

   Ilaria Marinelli

                                                                                                                                                        

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