Quando l’omonimia diventa un problema: Ivan Zobovic porta lo stesso nome di un narcotrafficante ricercato. Non solo, il poveretto, infatti è nato anche lo stesso giorno.
Il narcotrafficante ricercato
La storia, raccontata dal Corriere della Sera, narra la disavventura del figlio di un procuratore di Sarajevo. I suoi genitori, inconsapevoli dei danni che poteva portare la scelta di un nome rispetto a un altro, hanno scelto proprio quello di un narcotrafficante.
Ivan, sposato con la figlia di un ex primo ministro, a seguito di un errore di identificazione finisce in carcere. E con un’accusa pesantissima, oltretutto: traffico internazionale di droga. Ivan, nato in Serbia il 28 dicembre 1970, viene accusato e condannato a sei anni e mezzo di detenzione, nonostante dichiari la sua innocenza.
L’indagine è tutta italiana. Il nome, infatti, è venuto fuori dalla guardia di finanza di Bari. In Italia gli errori giudiziari sono parecchi ma, questa volta, l’abbaglio è stato abbastanza grande.
Più di un anno in carcere da innocente
Ivan è stato arrestato in Slovenia ed estradato a Gorizia nel 2012. Ha scontato ben diciassette mesi di carcere a Milano da innocente al posto del suo omonimo narcotrafficante che, di fatto, è ancora latitante.
La tenacia del difensore di Ivan Zobovic, ha permesso di far venire fuori la verità. È assolutamente vero, infatti, che il nome e la data di nascita coincidono con i dati del narcotrafficante. Tuttavia, i punti in comune finiscono qui. Le autorità italiane, infatti, cercavano un narcotrafficante croato ma Ivan ha il passaporto serbo.
L’indagine della GdF e il narcotrafficante
L’indagine della Guardia di Finanza parte a Bari e viene in seguito trasmessa a Milano. L’individuazione del narcotrafficante si basa su intercettazioni di una persona identificata attraverso il monitoraggio di due cellulari. Questi facevano capo a Ivan Zobovic, nato in Croazia il 28 dicembre 1970.
Il serbo Ivan, invece, si trova in Italia come commerciante, intercettato viene arrestato e gli viene letta l’ordinanza, in croato. Dichiara di non conoscere nessuno degli indagati ma inutilmente.
La scarcerazione del finto narcotrafficante e il risarcimento
Il serbo Ivan chiede la scarcerazione per bene tre volte che gli viene negata. Dopo l’ennesimo ricorso del difensore, Ivano Chiesa, nel 2014 viene fuori finalmente il numero identificativo del passaporto.
Il vero narcotrafficante, nei suoi spostamenti, aveva sempre usato un passaporto croato, quello dell’imputato, invece, era serbo. Per l’errore giudiziario viene richiesto un risarcimento di trecentomila euro. Il danno sarà risarcito di meno della metà: centotrentamila euro.
Elena Carletti