Da anni le associazioni a difesa dei diritti degli omosessuali denunciano numerose violenze e discriminazioni, chiedendo una legge conto l’omofobia. Ma cosa succede quando a discriminare è la Pubblica Amministrazione? Una risposta forte arriva dalla Corte d’Appello civile di Palermo: deve pagare.
I fatti
Danilo Giuffrida è un giovane neopatentato che durante la visita di leva dichiara la propria omosessualità. Due mesi dopo riceve dalla Motorizzazione Civile una comunicazione secondo cui sarebbero in discussione i suoi requisiti psico-fisici per la guida: patente sospesa. Infatti qualcuno della Marina ha ritenuto opportuno informare la Motorizzazione del fatto che Danilo è gay e qualcun altro della Motorizzazione ha pensato che questo pregiudicasse le sue capacità di guida. Interpellato, il Tar di Catania, blocca il provvedimento. Da qui ha però inizio la battaglia legale del giovane che, a fianco dell’avvocato Giuseppe Lipara, chiede di essere risarcito. Una battaglia che si conclude dopo quasi vent’anni. Tanto ci è voluto affinché l’iter della giustizia civile italiana facesse il suo corso.
Confermata la sentenza di primo grado
Già nel 2008 i giudici di primo grado riconoscono un risarcimento di 100.000 euro a favore di Danilo contro il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti. Secondo la sentenza “il comportamento delle due amministrazioni ha gravemente offeso e oltraggiato la personalità del giovane in uno dei suoi aspetti più sensibili e ha indotto nello stesso un grave sentimento di sfiducia nei confronti dello Stato, percepito come vessatorio“. Tuttavia la Corte d’appello di Catania considera troppo alta la cifra e nel 2011 la riduce a 20.000 euro. Così la vicenda finisce in Cassazione che nel 2015 annulla con rinvio la sentenza di appello, rimarcando “la gravità del comportamento” dei due ministeri poiché “l’identità sessuale è da ascrivere al diritto costituzionale inviolabile della persona” quale “essenziale forma di realizzazione della propria personalità“. La Corte d’appello di Palermo, confermando la somma stabilita in primo grado sottolinea come la Cassazione abbia “ribadito il diritto del Giuffrida al risarcimento del danno subito, essendo stato vittima di un vero e proprio (oltre che intollerabilmente reiterato) comportamento di omofobia”.
Sentenze contro l’omofobia
Meno di un mese fa un altro segnale forte contro l’omofobia è arrivato sempre da un’aula di tribunale. Si trattava di un procedimento con rito abbreviato nei confronti di una banda di ragazzini minorenni che il 22 gennaio 2017 aggredirono due ragazzi fuori da una discoteca a Milano. L’aggressione, registrata dalle telecamere di sicurezza, fu brutale e i due ragazzi subirono anche interventi chirurgici. Le pene sono state esemplari, tenendo conto del fatto che il rito abbreviato ne comporta la riduzione di un terzo. Due di loro sono infatti stati condannati a cinque anni, tre a tre anni e uno è stato affidato ai servizi sociali, mentre i due maggiorenni del gruppo hanno patteggiato pene di tre anni e tre anni e cinque mesi. Ancora prima, nel 2011, un tribunale veneto aveva condannato un’impresa “per aver incentivato, incoraggiato e protetto una vera e propria campagna di mobbing, di persecuzione nei confronti di un dipendente reo di essere un omosessuale dichiarato”. Soltanto la politica continua a restare indifferente.
Michela Alfano