La morte di Yara Gambirasio ha riempito le pagine dei giornali, talk show e telegiornali per numerosi mesi e continua ancora oggi a smuovere la coscienza dell’opinione pubblica. Ma adesso a essere al centro dell’attenzione è la madre del presunto omicida della ragazza: si tratta di Ester Arzuffi che per giustificare la rivelazione che Bossetti non è figlio di Giovanni Bossetti ma dell’autista di Gorno, ha dichiarato di essere stata inseminata “a sua insaputa” dal ginecologo che in passato l’aveva in cura.
Il nome del medico, scomparso nel 2004, è stato rivelato dalla trasmissione Quarto Grado, durante una puntata del 23 giugno, scatenando la reazione indignata dei familiari dell’uomo che hanno considerato le accuse come “gravissime violazioni dei doveri deontologici”. Infatti il servizio mandato in onda, secondo la vedova e le due figlie, lascava intendere un suo coinvolgimento nella vicenda: ciò ha macchiato irrimediabilmente la memoria del loro familiare. Per questo motivo hanno deciso di denunciare Ester Arzuffi e il giornalista Giangavino Sulas.
La tesi della Arzuffi manca di fondamento ed è “smaccatamente falsa” poiché l’inseminazione artificiale non era ancora praticata nel 1970, anno di nascita di Bossetti e della gemella; inoltre il medico, in quegli anni, non possedeva uno studio privato e non era specializzato in ginecologia e ostetricia.
Nonostante l’evidenza delle prove che testimoniano l’innocenza del ginecologo, la signora Arzuffi nei mesi precedenti dichiarava convinta che: “C’è poco da spiegare, il ginecologo qualcosa ha fatto. Non mi sono mai accompagnata con Guerinoni. Qualcosa è successo durante le visite“.
Benedetto Maria Bonomo, avvocato della madre di Bossetti, in merito alla denuncia ha dichiarato che la signora Arzuffi: “non ha mai fatto il nome del ginecologo, reso invece da un consulente che è stato immediatamente revocato”.
Al di là degli scontri in aula, i test del Dna dichiarano che i due gemelli sono figli di Guerinoni e non di Giovanni Bossetti tanto che la metà del Dna di Ignoto 1, e del figlio, è della Arzuffi, e l’altra metà è di Guerinoni. Proprio per identificare l’Ignoto 1 che nel 2011 aveva lasciato tracce del suo Dna sul corpo senza vita della giovane Yara Gambirasio, sono stati effettuati diversi riscontri tanto che prima di giungere a Guerinoni, è stata mappata un’intera famiglia. In seguito, sono emerse ulteriori problematiche quando bisognava trovare il figlio di Guerinoni che, vista la mancanza di match tra il Dna dei figli naturali e Ignoto 1, doveva per forza essere illegittimo.
L’indagine è stata difficoltosa soprattutto a causa dell’errore verificatosi nel confronto dei Dna mitocondriali, che ha obbligato gli investigatori a fare, due anni dopo, un nuovo confronto attraverso il Dna nucleare. E l’esito ha permesso di identificare il colpevole ovvero il figlio della signora Arzuffi, Massimo Bossetti.
La difesa, proprio a causa di tutti questi errori, contesta l’esito del confronto tra i dna ed è pronta a richiedere il prossimo anno, in Cassazione, una nuova comparazione.
Al di là degli scontri giuridici, una considerazione deve essere fatta: questo circolo mediatico, queste omissioni per non ammettere eventuali tradimenti cancellano ogni traccia di umanità e dignità che deve essere garantita quando si tratta di omicidi e persone scomparse. Una seconda morte che può e deve essere evitata da giustizia, testimoni e informazione.
Dorotea Di Grazia