Sono passati tre mesi dall’omicidio di Luca Sacchi. Il giovane personal trainer venne ucciso nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 2019, con un colpo di pistola alla testa all’esterno del pub John Cabot, in zona Appio a Roma. Per quel delitto la Procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato per sei persone, coinvolte a vario titolo nella vicenda.
LE ACCUSE
Davanti alla Corte d’Assise finiranno, con l’accusa di omicidio volontario e rapina, Valerio Del Grosso (colui che materialmente ha sparato alla vittima) e Paolo Pirino, che avrebbe aggredito con una mazza da baseball Sacchi e la sua fidanzata, Anastasia Klymekyk, nel tentativo di sottrarle i 70 mila euro che la ragazza teneva nel suo zaino.
Accusato di concorso in omicidio e rapina anche Marcello De Propris, che avrebbe consegnato a Del Grosso l’arma del delitto. Ai tre è contestata l’aggravante della premeditazione.
Gli altri imputati sono il padre di De Propris, Armando, che deteneva la pistola; Giovanni Princi, amico della vittima, e la stessa Anastasia Klymenyk. Questi ultimi due, così come a Del Grosso, Pirino e Marcello De Propris, avrebbero violato la legge sugli stupefacenti.
UNO SCAMBIO FINITO MALE
Luca Sacchi si trovava all’esterno del locale, insieme alla fidanzata. Nello zaino rosa della Kylemnyk c’erano 70 mila euro, soldi che servivano a comprare 15 chili di marijuana. Quando Del Grosso e Pirino sono giunti sul posto hanno aggredito la coppia per cercare di prendersi il denaro senza consegnare nulla in cambio.
Luca e Anastasia sono stati prima colpiti con la mazza da Pirino. Poi, di fronte alle loro resistenze Del Grosso avrebbe sparato alla testa del giovane con una pistola calibro 38. Il giorno dopo, i due pusher sono stati arrestati dopo essersi nascosti uno sul terrazzo del suo condominio, l’altro in un residence di Tor Cervara.
I PUNTI DA CHIARIRE
Le indagini sull’omicidio di Luca Sacchi sono andate avanti per tre mesi, chiarendo molti aspetti della vicenda. Su altri restano ancora dei dubbi, specie sul ruolo di Anastasia, che negli interrogatori dei mesi scorsi ha sempre detto di non sapere nulla della droga, né di come fossero finiti nel suo zaino tutti quei soldi, e scaricato la responsabilità su Giovanni Princi.
Una posizione ritenuta poco credibile dai magistrati. Secondo i pm sarebbe stata proprio la ragazza, sottoposta ad obbligo di firma, ad orchestrare insieme a Princi lo scambio tra soldi e droga, all’insaputa di Sacchi.
DINO CARDARELLI