Per gli investigatori non ci sono dubbi, omicidio volontario. Il piccolo Hamid sarebbe soffocato sotto la forte stretta delle mani di suo padre. Besart Imeri voleva fare una passeggiata con il figlio Hamid, salito in auto senza sapere che sarebbe stato proprio il sedile posteriore della Toyota Yaris verde il luogo del delitto.
La tragedia si è consumata giovedì sera, attorno alle 18 a Cupramontana, nell’anconetano. Secondo la ricostruzione della Procura di Ancona l’omicidio è avvenuto per strangolamento. Il bambino era ancora vivo quando, a seguito di una telefonata confusa, sono stati avvertiti i soccorsi.
Ma Hamid era già in arresto cardiaco e con tanto sangue al naso all’arrivo dei sanitari, i quali, insospettiti, hanno avvisato i carabinieri. Besart, interrogato per tutta la notte avrebbe fornito informazioni sufficienti a stabilire l’ipotesi di omicidio. Reato aggravato dal vincolo di parentela.
L’uomo, macedone, classe 1993, avrebbe quindi confermato l’omicidio. È stato portato nel carcere di Montacuto dove il suo legale lo incontrerà nei prossimi giorni.
La moglie, tuttora ricoverata in stato di choc presso l’ospedale di Jesi, dopo aver visto il corpicino di Hamid senza vita, è incinta del terzo figlio. Besart Imeri aveva perso il lavoro circa 5 mesi fa, aveva manifestato problemi psichici ed era in evidente stato depressivo.
Nonostante le parziali ammissioni dell’uomo, va comunque ricostruito il quadro. Perché è stato perpetrato l’omicidio? Chi ha portato Hamid dall’auto all’abitazione? Chi ha chiamato i soccorsi?
Una vicenda ancora piena di domande, lo stesso legale dell’uomo dichiara:
“Una vicenda piuttosto seria e grave ma al momento è difficile dire cosa sia successo. È un enigma. Un fulmine a ciel sereno”.
Sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso sul bambino, nella speranza che la verità venga fuori e che non ci siano colpi di scena come successo in passato per casi simili.
Elena Carletti