Sembra essere finalmente giunta a un punto di svolta l’indagine sulla morte di Simonetta Gaggioli. Il corpo dell’ ex funzionaria della regione Toscana di 76 anni era stato trovato lo scorso 3 agosto all’interno di un sacco a pelo ai bordi della vecchia statale Aurelia, in provincia di Livorno. I carabinieri del capoluogo labronico hanno arrestato Adriana Gomes, 32 anni, compagna del figlio della vittima. Pesanti le accuse: omicidio volontario e occultamento di cadavere.
MORTA AVVELENATA
A causare la morte, un avvelenamento da farmaci. Stando alla ricostruzione delle forze dell’ordine, e ai risultati dell’autopsia, la Gomes avrebbe somministrato alla vittima, negli ultimi giorni di luglio, un medicinale che prendeva regolarmente, ma con una dose dieci volte superiore al dosaggio prescritto. Un gesto motivato dai litigi sempre più frequenti tra le due donne, che vivevano nella stessa casa insieme al figlio della vittima, Filippo Andreani, 48 anni.
IL TEST
A ulteriore prova a discapito della presunta assassina, ci sarebbe poi un esperimento giudiziale svolto nel corso dell’incidente probatorio del 3 gennaio. Sul luogo dove sarebbe stato commesso il delitto, in un sacco a pelo era stato messo un manichino del peso di circa 60 chili, corrispondente a quello della Gaggioli. Adriana Gomes sarebbe stata invitata a sollevarlo e metterlo sulla sua macchina, per dimostrare di potersi essere sbarazzata del cadavere da sola, senza l’aiuto del marito.
La prova avrebbe dato ragione a procura e carabinieri. La stessa Gomes aveva raccontato di aver prima nascosto il corpo della suocera sotto il letto di uno dei suoi tre figli, poi di averla caricata in macchina per portarla sulla vecchia Aurelia, abbandonandola in un fosso all’altezza di Riotorto.
LA POSIZIONE DEL FIGLIO DELLA VITTIMA
Con questa svolta, potrebbe ora alleggerirsi la posizione di Andreani, che da un paio di mesi conviveva con la compagna nella loro nuova casa a Scarlino, nel Grossetano, ma resta comunque indagato. Quanto alla Gomes, sarebbe accusata anche di truffa aggravata e indebito utilizzo di carte di pagamento. Avrebbe fatto accreditare sul proprio conto la pensione della Gaggioli ormai morta oltre ad aver ritirato una somma di denaro utilizzando il bancomat della vittima.
DINO CARDARELLI