Rimane in carcere Cheik Diaw, il senegalese che ha ucciso la giovane americana Ashley Olsen nel gennaio del 2016. Ieri sera la Cassazione ha respinto il ricorso della difesa.
L’omicidio e le prime indagini
Le indagini per l’Omicidio Ashley Olsen sono cominciate il 9 gennaio 2016, quando il fidanzato della 35enne americana scoprì il suo cadavere nell’appartamento in cui lei abitava. Proprio quell’uomo, Federico Fiorentini un pittore italiano di 43 anni, divenne il primo sospettato. Fiorentini dichiarò infatti di aver spostato il cadavere della fidanzata per cercare di rianimarla senza successo, e questo aveva insospettito gli inquirenti.
Tuttavia, già dopo pochi giorni, fu chiaro che Fiorentini era innocente. L’alibi che aveva fornito per la notte dell’Omicidio Ashley Olsen fu ritenuto valido, e l’uomo fu dunque scagionato proprio nei giorni in cui una misteriosa scritta compariva sul portone dell’appartamento incriminato. La polizia intensificò allora le ricerche del cellulare di Ashley, seguendo l’ipotesi per cui la giovane donna conoscesse il suo assassino abbastanza da invitarlo ad entrare in casa e fare sesso consenziente con lui.
La svolta di metà gennaio
Il 13 gennaio 2016, Cheik Diaw, un 27enne senegalese irregolare confessò di aver ucciso Ashley. Nella sua confessione, Diaw affermò di aver conosciuto Ashley nella notte tra il 7 e l’8 gennaio e di averla spinta per errore durante un gioco erotico. Tuttavia, la storia dell’uomo non spiegava i segni di strangolamento trovati sul collo della vittima. Ulteriori indagini complicarono la sua posizione, e alla fine la prova del Dna lo inchiodò definitivamente.
Il 30 gennaio del 2017, Diaw è stato condannato a 30 anni di reclusione. I suoi legali hanno quindi fatto ricorso in Cassazione, ma senza successo. Quello stesso ricorso è stato infatti respinto ieri sera. Secondo i giudici, infatti, il ricorso era inammissibile.
Ora l’uomo sconterà la sua pena nel penitenziario di San Gimignano, in provincia di Siena.
Francesco Cambilargiu